Sostenibilità in Veneto

LA CLASSIFICA DEL MIO CICLOVIAGGIO

Ciao a tutti e bentornati su www.dalmarbozzo.com. L’ultima volta ho dato 6 consigli che i comuni possono applicare per rendere le loro città più sostenibili. Nel frattempo ho affrontato un viaggio di cicloturismo toccando i 7 capoluoghi di provincia della regione Veneto. Ho osservato e ho annotato quali dei suggerimenti sono fisicamente presenti nei vari comuni che ho attraversato. Quindi, per comprendere bene la successiva classifica è necessario rivedere il precedente articolo:

Faccio qualche premessa prima di entrare nell’esposizione della classifica.

La prima riguarda il cicloturismo: è un modo di viaggiare in sella alla propria bici percorrendo svariati chilometri e alloggiando in diverse tappe; il cicloturismo in Italia sta prendendo piede molto bene e avrà dei risvolti positivi nell’economia circolare. Dal mio punto di vista il cicloturismo è un modo di vivere unico e incredibile, lo consiglio a tutti! In termini di sostenibilità ambientale è sicuramente un modello di viaggio da annoverare.

La seconda premessa riguarda i luoghi e le tappe: ho seguito semplicemente un tour antiorario segnandomi alcuni luoghi che volevo vedere, perciò non ho potuto vedere ogni cosa, e avendo prestabilito a priori, prima del viaggio, le tappe di pernottamento, ho mantenuto una media di 90 km al giorno per rimanere abbastanza in linea con il mio programma. Ho scelto il Veneto semplicemente perché è la mia regione. Dei tanti paesi che ho visto ho preso in considerazione 28 comuni.  Dunque non è obbligatorio fare l’itinerario come l’ho fatto io e capisco che la classifica può sembrare riduttiva per valutare il Veneto.

La terza premessa riguarda al valore soggettivo attribuito ai voti: i voti che ho dato sono in base all’esperienza vissuta e per tanto potreste non essere d’accordo con la mia valutazione e quindi non sono assoluti.

La quarta premessa è l’intento: la mia intenzione non è quella di dire quel comune è meglio di altri, ma semplicemente fornire qualche spunto ai cittadini e alle amministrazioni comunali per migliorare alcuni aspetti fondamentali che saranno necessari per affrontare la transizione energetica nelle nostre città. Certo, senza dubbio, vado a dare dei giudizi sui comuni che ho visitato, e per tanto si capirà chi è meglio di altri, ma l’intenzione è semplicemente di fornire una strada da percorrere che porterà un beneficio comune alla nostra Terra. Quindi piuttosto che dire “ è meglio di…” dovremmo pensare a “ è più avanti di” in modo tale da dare a tutti la possibilità di imboccare la strada giusta.

La quinta premessa riguarda al metro di giudizio. Nel dare i voti ho tenuto in considerazione, il numero dei cittadini, se la località fosse turistica o meno e infine la mia personale esperienza su 6 caratteristiche: presenza delle Case dell’Acqua (CDA) o di un servizio pubblico per l’erogazione di acqua, presenza delle colonnine delle ricariche elettriche (CRE), presenza e qualità delle piste ciclabili (PC), la quantità e la qualità degli spazi verdi (SV), coscienza collettiva ambientale (CCA) con iniziative di raccolte plastic free, e infine decoro pubblico (DP) cioè per la qualità di ordine e pulizia del centro urbano, aree dismesse incluse.

Il materiale che ho raccolto è davvero tanto e lo lascio in allegato alla fine con la tabella di tutti i 28 comuni che ho censito. Qui invece commenterò i 7 capoluoghi di provincia. Se volete avere informazioni su altri comuni scaricate il documento in fondo all’articolo.

Rovigo. La prima cosa che ho apprezzato di Rovigo è stata la sua ciclabile che va da Nord a Sud! Tenuta bene, in ordine, e ben segnalata! Non è scontato entrare e uscire da una città con la pista ciclabile. Ho dato voto 8. Non sono presenti le case dell’acqua e per di più ho trovato una fontanella del parco chiusa e non accessibile. Voto 0! Rovigo ha ben 10 punti di ricarica elettrica e ritengo che per 50mila abitanti sia già un buon risultato; voto 10. Ho trovato diversi spazi verdi , alcuni ben curati altri invece in pessime condizioni. Voto 6. A Rovigo non si sono ancora le Raccolte Plastic Free, ma so che è un comune sensibile all’argomento dato che ha adottato il PAESC ( Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile); voto 6 per la CCA. Per il DP ho dato voto 5 poiché all’ingresso della città e nel parco ho trovato parecchio sporco, si salva invece la ZTL centrale. Voto complessivo 35 su 60.

Padova. Sono entrato a Padova grazie alla ciclabile del Brenta che si estende da Bassano del Grappa a Chioggia. Molto assolata ma percorribile. Anche il centro è ben dotato di ciclabili o spazi adibiti al transito di bicilette, motivo per cui ho dato voto 8 a PC. A CDA ho dato voto 6: è vero che ce ne sono due ma per una popolazione così grande è veramente poco. A RCE ho dato 9 poiché ci sono ben 14 punti di erogazione elettrica, per ora possono bastare ma bisognerà aumentarne il numero. A SV ho dato 7: il fiume Brenta e Prato della Valle e i giardini botanici sono 3 aree che bastano a dare respiro a questa città. A CCA ho dato 8 poiché esistono le raccolte plastic free. Ho dato voto 5 a DP perché ho trovato spesso sporco per terra di vario genere e vie non proprio profumate… Voto complessivo 43 su 60

Venezia e Mestre. L’unico punto di accesso a Venezia da terra ferma è grazie al Ponte della Libertà dove è presente l’unica ciclabile ben segnalata. Devo dire che ho fatto molta fatica a trovare la ciclabile che mi portasse al BIKE PARK del parcheggio Roma di Venezia, servizio che invece ho apprezzato molto. Quindi a PC ho dato 5: ci sono ma sono confuse, interrotte e poco chiare. A CDA ho dato 7 : sono presenti due case dell’acqua a Mestre e l’acqua a Venezia invece è proveniente da una condotta che parte dalle acque del Sile, attraversa la laguna e la porta potabile in centro città. Ci sono anche le fontanelle in centro città ma non sono segnalate e neanche protette dal grande flusso dei turisti: si può fare di più! A RCE ho dato 10 poiché ho contato ben 18 punti di erogazione, numero consono alla popolazione e al prestigio della città. A CCA ho dato 8 poiché hanno una raccolta straordinaria di rifiuti dedicata a Venezia. A SV ho dato 6 per i litorali e qualche piccolo spazio verde, molti cantieri e spazi da riqualificare. E infine a DP ho dato 5: molto inquinamento dovuto all’afflusso di TIR, barche, e turisti. Mestre e Marghera sono spazi lasciati un po’ allo sbaraglio… si può sicuramente migliorare. Voto complessivo 41 su 60.

Treviso. Arrivare a Treviso è stato bellissimo grazie al percorso che segue il fiume Sile. Purtroppo la ciclabile si interrompe bruscamente e nel centro città le ciclabili fanno pietà, motivo per cui ho dato voto 4 a PC. L’acqua a Treviso è potabile e ci sono anche le fontanelle dove si può tranquillamente bere. Nonostante ciò Treviso ha ben 7 case dell’acqua, motivo per cui ho dato voto 10 a CDA. A RCE ho dato un altro 10 poiché sono 12 i punti erogazione elettrica. A SV ho dato 7: oltre al fiume Sile ci sono delle piccole ma graziose aree verdi in città dove è possibile ristorarsi. A CCA ho dato 8 poiché è presente la raccolta con Plastic Free e c’è una buona attenzione all’ambiente. A DP invece ho dato 5 perché ho trovato mozziconi di sigarette ovunque! Voto complessivo 44 su 60.

Belluno. Speravo che salendo a Belluno potessi trovare delle ciclabili degne di nota e invece sono rimasto deluso dalla loro scarsa presenza. Eccetto in entrata e in qualcosa di sconnesso in uscita non ho trovato percorsi meritevoli. Sarà che forse Vaia ha distrutto anche queste, ma da un capoluogo di montagna mi aspettavo di meglio, per cui a PC voto 4. Preciso anche che la situazione è totalmente diversa in altri comuni della provincia. Sebbene a Belluno non ci siano case dell’acqua, l’acqua potabile risulta essere una delle migliori d’Italia e quindi ho dato voto 5. Anche se è buona, un controllo tramite casa dell’acqua è decisamente meglio! A RCE ho dato 8: 6 colonnine per 35 mila abitanti è un buon risultato. A SV ho dato 8: ho trovato diverse aree verdi e ben curate, dove si respira un aria salubre, e sicuramente la cornice in cui la città è immersa, le da un vantaggio in più. A CCA ho dato 8 poiché è presente in maniera ufficiale la raccolta Plastic Free. E infine ho dato voto 10 a DP! Non ho trovato neanche un mozzicone di sigaretta a terra e altra cosa che mi ha colpito è stata la spettacolare gestione dei rifiuti tramite cassonetti a postazione fissa ben distinti. Voto complessivo 43 su 60.

Vicenza. Rispetto alle altre città a Vicenza ho dedicato meno tempo; ma tanto basta per dare un giudizio su ciò che ho visto e appreso. A PC ho dato voto 8: la Riviera Berica è un ottima attrattiva, e anche se le ciclabili in centro erano brevi , le ho trovate ben segnalate e accurate e la viabilità non è complicata. A CDA ho dato 10: Vicenza ha ben 7 case dell’acqua, forse complice il disastro causato da PFAS. A RCE ho dato voto 9 poiché hanno 14 punti di erogazione e per ora, ma solo nel breve termine, possono bastare.  A SV ho dato 7 poiché ho potuto vedere diverse aree verdi ed ampie, o strade ben alberate. A CCA ho dato 8 poiché hanno la raccolta plastic free ufficiale. A DP ho dato appena 6, complice il fatto che al mio arrivo ho trovato i disastri della tempesta appena passata sulle strade. Aldilà di questo ho trovato ambienti molto bui e privi di illuminazione. Voto complessivo 48 su 60.

Verona. Sono entrato da Verona Ovest e precisamente al quartiere Santa Lucia. Su quel cavalcavia ho trovato di tutto a terra. A DP infatti ho dato 4: ho trovato altri spazi imbrattati o trascurati, e anche odori spiacevoli in alcune vie. Altri spazi potrebbero essere rivalutati meglio. A CDA ho dato 0! Verona necessita di un servizio di erogazione dell’acqua al pubblico ed è una grave mancanza per questa città! A PC ho dato 8 : ci sono diverse ciclabili che portano ed escono da Verona e in centro anche la viabilità è buona e segnalata. A RCE ho dato 10 poiché Verona ha ben 16 punti di erogazione: in proporzione alla popolazione va fin troppo bene! A SV ho dato 8: nel lungo Adige ci sono varie aree verdi dove ci si può rilassare, e ci sono altri parchi all’interno del centro oltre al parco di Piazza Brà. A CCA ho dato infine 8, poiché anche qui c’è la raccolta convenzionata Plastic Free. Voto complessivo 38 su 60.

Ed ecco la classifica finale in tabella

CLASSIFICA CITTA’VOTO DI SOSTENIBILITA’
VICENZA48
TREVISO44
PADOVA E BELLUNO43
VENEZIA42
VERONA38
ROVIGO35

Come avete capito questo è risultato della mia esperienza personale ed è facile comprendere che nel giro di un anno le cose possano cambiare, e mi auguro che tante città migliorino quelle infrastrutture che permettono un accelerazione della transazione ecologica.  Di seguito lascio in allegato il documento “Veneto Tour” con cui ho valutato altri 21 comuni all’interno delle 7 province del Veneto con lo stesso sistema. I comuni in tabella sono: Legnago, Valeggio Sul Mincio, Lazise, Bosco Chiesanuova, Arzignano, Marostica, Bassano del Grappa, Valdobbiadene, Conegliano, Feltre, Agordo, Cortina d’Ampezzo, Auronzo di Cadore, Jesolo, Marghera, Codevigo, Chioggia, Porto Tolle, Adria, Lendinara, Badia Polesine.

In conclusione posso dire che la Regione Veneto ha ancora molto da fare proprio per quello che ha da offrire: ricordo che il Veneto possiede tanta arte, storia, molti siti Patrimonio dell’Unesco e un grande patrimonio idrologico e per questo motivo ritengo che debba allinearsi al meglio con la transizione ecologica.

Voi che ne pensate? Siete d’accordo? Fatemelo sapere! Seguitemi su Facebook, Instagram e iscrivetevi al mio canale di YouTube! E mi raccomando, mettete like, commentante e condividete.

COMUNI SOSTENIBILI

6 CONSIGLI PER UNA CITTA’ ECOLOGICA

Ciao a tutti! E bentornati su www.dalmarbozzo.com! Negli ultimi mesi sono stato impegnato per motivi di lavoro e ho avuto poco tempo per occuparmi di nuovi articoli. Premetto anche che per questo articolo non ci sarà un video annesso perché sto implementando gli strumenti audio e video! A breve partirò per un viaggio cicloturistico all’insegna della sostenibilità, ma di questo ne parlerò più avanti dandovi un report dettagliato.

Oggi desidero offrirvi delle iniziative pratiche per ridurre l’impatto ambientale all’interno del proprio Comune. Sono consigli che mi sento di dare per esperienza professionale e personale. Spero che siano di aiuto, o che possano avverarsi davvero.

Il mondo sta cambiando e ha compreso l’innegabile correlazione tra salute e cambiamento climatico. I Paesi benestanti stanno attuando fortemente un cambio di rotta: dal G8 al G20 , ogni partito politico e molte aziende hanno capito l’importanza dell’economia circolare. Che sia Green Washing con finalità di business, o che sia un vero interesse per l’ambiente, la parola d’ordine del 2021 è “sostenibilità”! La sostenibilità non è soltanto una questione ambientale o il trend del momento, ma dal mio punto di vista è un basamento indispensabile su cui si deve appoggiare qualsiasi tipo di crescita o cambiamento.

 Voglio fare un esempio inerente all’ultimo articolo  sul ghiaccio (https://www.dalmarbozzo.com/2021/04/03/ghiaccio-2/): un ghiacciaio si può definire sostenibile, solamente se le precipitazioni invernali sono pari o maggiori rispetto allo scioglimento estivo; questo perché il bilancio tra entrate invernali ed uscite estive è zero o poco superiore. Lo squilibrio si crea quando il bilancio è, ad esempio, a -1, cioè quando le entrate invernali sono inferiori alle uscite estive. Probabilmente nell’immediato non cambia assolutamente nulla, ma questo squilibrio nell’arco di 10 anni crea un enorme cambiamento poiché il risultato annuale capitalizza e si somma a quelli successivi. La sostenibilità ha molto a che vedere con il tempo che passa e spesso non si accorge che un’azione piccola può diventare grande. Quindi azioni che sembrano insignificanti, come gettare la cartina a terra, nel breve termine potrebbe essere vista come un “non muore nessuno e può capitare”; ma nel lungo termine si capisce che quell’azione diventa insostenibile perché la perdita complessiva accumulata negli anni è maggiore rispetto all’azione di quel frangente.  

Essendo un concetto astratto è difficile metterlo in pratica, soprattutto se si è in pochi a comprenderlo a pieno. Oggi offrirò ai comuni e ai cittadini soluzioni che dal mio punto di vista sono molto sostenibili rispetto a ciò che si è fatto finora. Mi rivolgo non solo a coloro che hanno una coscienza ecologica, ma anche a coloro che hanno potere esecutivo, come le amministrazioni comunali, nel rendere migliori e sostenibili le nostre città. Ecco qui 6 consigli per una città sostenibile:

  1. Avviare un protocollo di intesa per le raccolte straordinarie dell’immondizia: ad esempio Plastic Free è un organizzazione comunitaria No Profit che collabora con le amministrazioni comunali per eliminare quegli accumuli di sporcizia che ci fanno vergognare di essere umani. L’iniziativa è supportata da un referente o più per ogni comune. La partecipazione all’evento è totalmente gratuita, ed è sufficiente iscriversi con nome, cognome e indirizzo e-mail sul portale www.plasticfreeonlus.it ; questo evento organizzato è molto spesso pubblicizzato su tutti i social. Portate con voi guanti, abbigliamento comodo, e una borraccia (perché vi ricordo che idratarsi è importante , soprattutto se si fa movimento!). Se invece si vuole diventare referente, e quindi socio effettivo, la quota di iscrizione è di appena 30€. Ho partecipato personalmente a 2 raccolte plastic free: mi sono divertito, ho conosciuto persone nuove, ho fatto movimento, e mi sono sentito più “proprietario” e responsabile del luogo della raccolta. Questa iniziativa nel lungo termine è assolutamente sostenibile poiché si avvale di volontari che hanno a cuore la cura e la tutela dell’ambiente ottenendo un grande risultato: cittadini più responsabili, ambiente più pulito, ad un costo irrisorio (un po’ di tempo e energie). Ricordate: è sostenibile quando le entrate sono maggiori delle perdite!
  2. Installare case dell’acqua nel proprio comune. La casa dell’acqua è un bellissimo esempio di sostenibilità ambientale. Invito fortemente le amministrazioni comunali e anche i cittadini a prendere maggiori informazioni su questo progetto. Intanto vi spiego cos’è la casa dell’acqua: è un impianto di erogazione dell’acqua (tipo distributore automatico) al servizio dei cittadini; essi possono andare al punto di prelievo con le proprie bottiglie vuote e erogare acqua fredda, o gassata ad un prezzo irrisorio, che di solito è 0,05 € al Litro. L’impianto è dotato di avanzati sistemi di depurazione e rende dunque l’acqua del sindaco più gradevole! I benefici sono davvero innumerevoli: risparmio immediato per il cittadino, riduzione di acquisto di acqua in bottiglia di plastica; riduzione dei consumi di tutto ciò che gira attorno al trasporto e alla produzione delle bottiglie (petrolio, CO2);  riduzione dei rifiuti; si creano nuovi spazi dove si può sviluppare un senso di appartenenza ad una comunità e una coscienza ecologica. Mi soffermo sulla sostenibilità del progetto. Esso sta in piedi quando c’è una forte promozione da parte del comune che si esprime poi in grandi consumi che permettono di sostenere i costi di gestione della casa dell’acqua da elargire successivamente all’azienda fornitrice. Alcune regioni come il Veneto finanziano l’installazione delle casette dell’acqua. Per ulteriori informazioni vi invito a contattarmi!
  3. Installare eco-compattatori incentivanti: si tratta di un box-cassonetto dove il cittadino può portare la propria bottiglia di plastica, inserirla dentro al contenitore e ottenere una ricevuta di sconto da utilizzare nei negozi convenzionati! Il riciclo aumenta notevolmente, il cittadino è incentivato a smaltire la plastica correttamente e ottiene anche uno sconto sugli acquisti dei negozi locali. Favorire il riciclo e l’acquisto a km 0, è molto sostenibile. L’acquisto di questi eco-compattatori è a carico del comune, però è un ottimo investimento a lungo termine per creare un’economia circolare.
  4. Disporre di piste ciclabili: sono un’amante della mountain bike e credo fortemente che la sostenibilità di un comune si possa vedere anche attraverso la quantità e la qualità delle piste ciclabili. Se vi ricordate nell’articolo https://www.dalmarbozzo.com/2020/10/17/mobilita/ ho messo a confronto vari mezzi di trasporto e la bicicletta è stato il secondo mezzo vincente nella classifica finale. Le piste ciclabili danno maggior sicurezza sia all’utente che al conducente di mezzi a motore; diluiscono il traffico, permettono di non inquinare con il conseguente miglioramento della qualità dell’aria, sono ottimi spazi di svago e relax contro lo stress giornaliero lavorativo e infine stimolano la crescita del cicloturismo che promuove quindi il territorio locale. Le e-bike stanno seguendo una tendenza di crescita incredibile e possono, nel lungo periodo, sostituire le auto per le tratte giornaliere casa-lavoro nel raggio di 10 km. Il “bike to work” è una realtà non solo convalidata in molti Paesi del Nord Europa, ma anche retribuita per coloro che optano questa scelta ecologica.
  5. Sullo stesso filone della mobilità urbana, ritengo indispensabile promuovere e incentivare l’utilizzo di mezzi elettrici. Aldilà del trend in crescita dell’auto elettrica, ritengo che il supporto ad esso associato, come le colonnine, sia di fondamentale importanza per poter influenzare le scelte dei cittadini verso acquisti più sostenibili! Se un cittadino è consapevole che il proprio comune ha disposto le colonnine elettriche, è molto più facile che sceglierà un mezzo alimentato a batteria elettrica piuttosto che uno a combustione fossile.
  6. Rivalutare e riqualificare gli spazi in disuso o abbandonati all’interno del comune per edificare spazi verdi o adibiti alla mobilità green. Ad esempio parte della vecchia ferrovia Ostiglia -Treviso è stata riutilizzata come una ciclabile. Oppure si potrebbe costruire un parco o un area verde non solo per avere più ombra, ma anche  per ottenere una riduzione di CO2 nell’aria. Una città che possiede tanti spazi verdi, oltre ad essere più apprezzata dai cittadini, favorisce l’abbassamento di temperatura durante il caldo estivo. La differenza di temperatura tra asfalto assolato e asfalto ombreggiato è netta e si comprende dunque quanto sia importante avere spazi verdi nella propria città. E questi luoghi, a cui si da una seconda vita, possono diventare una vera attrattiva per i turisti!

Esorto infine i cittadini a spingere le amministrazioni comunali verso infrastrutture ecologiche come queste! Queste sono 6 idee per un comune sostenibile… Magari ce ne sono tante altre di cui non ho parlato e potete scrivermele voi. Magari qualcuna di queste iniziative è già presente nel vostro comune… Chiedetevi: il mio comune è sostenibile? Fatemelo sapere nei commenti!

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Vi ringrazio della vostra attenzione e ci vediamo alla prossima!!!  

GHIACCIO

Qualche problema tecnico del video. Consiglio la lettura anziché la visione del video!

LA CLESSIDRA DELLA VITA TERRESTRE.

Ciao a tutti! Bentornati su www.dalmarbozzo.com! Ho lasciato in sospeso l’argomento GHIACCIO, ed eccomi qui a riparlarne! In questo articolo voglio spiegare alcuni aspetti fondamentali sulla correlazione che c’è tra criosfera e cambiamento climatico.

Vi sarà sicuramente capitato di vedere le incredibili immagini che riprendono il distaccamento di enormi blocchi di ghiaccio che si separano dalla costa delle calotte polari… Immagini che creano sgomento e preoccupazione dal momento che si pensa che i ghiacciai, ovunque essi siano, siano talmente grandi e solidi da renderli immortali. E invece non è così!

Desidero davvero farvi rendere conto dell’importanza dell’acqua allo stato solido e in questo articolo mi concentrerò sulla CRIOSFERA, cioè quell’insieme di parti che compongono tutto il ghiaccio complessivo sulla Terra.

La criosfera è presente sui rilievi sotto forma di ghiacciai, punto di partenza dei fiumi e del ciclo idrologico. E’ presente sulle calotte polari dell’Antartico e dell’Artico in forma di iceberg, permafrost, e banchine. Possono essere brevemente definiti come segue: gli Iceberg sono delle grandi masse di ghiaccio staccate dalla terra ferma che galleggiano nell’acqua, e noi ne scorgiamo sulla superficie marina soltanto il 10%; il permafrost è un terreno perennemente ghiacciato tutto l’anno; e infine le banchine sono stratificazioni di acqua salata ghiacciata che fiancheggiano le terre emerse nelle zone polari, ed esse si possono formare soltanto quando la temperatura dell’acqua di mare è inferiore a -1,8° per 100/150 m di profondità. La parte di criosfera che maggiormente conosciamo è attraverso l’evento climatico della NEVE. La neve infatti ha il compito importante di alimentare i ghiacciai: quando essa si deposita sui ghiacciai si ghiaccia a sua volta e crea un nuovo strato. Il bilancio idrico dei ghiacciai deve essere positivo, e ciò avviene quando lo scioglimento estivo è minore della stratificazione invernale. Al contrario, un bilancio idrico negativo porterà inesorabilmente alla morte del ghiacciaio stesso.

Perché la CRIOSFERA  sta fondendo così velocemente e perché è così importante? La fusione della criosfera, e in particolare dell’Antartico e dell’Artico è dovuta principalmente all’aumento di emissioni di CO2. Come ho già accennato in altri articoli, il biossido di carbonio aumenta il potere dell’effetto serra, che intrappola le radiazioni solari nell’atmosfera surriscaldando l’aria e modificando, di conseguenza, il ciclo idrologico di cui ho già parlato. Dal dopo in guerra in poi la ripresa economica e l’industrializzazione ha portato i Paesi ad un consumo eccessivo di risorse che hanno rilasciato, direttamente o indirettamente nel corso degli anni grandi quantitativi di CO2, aumentando di conseguenza la temperatura mondiale. Il limite a cui dobbiamo sottostare per evitare il punto di non ritorno è un aumento di temperatura pari a 2 gradi. Sopra questa soglia il rischio è l’inevitabile scioglimento totale della criosfera e successivamente l’aumento del livello dei mari e di conseguenza grandi esondazioni di fiumi e perdite di terreno.

La criosfera svolge diversi compiti importanti e ne elenco 3,  quali hanno conseguenze rilevanti per il clima terrestre.

1 Il ghiaccio ha un potere riflettente maggiore rispetto all’acqua e questo significa che ha maggiore capacità di respinta delle radiazioni solari, e dunque, in parole più semplici il ghiaccio è alleato della riduzione dell’effetto serra. Più ghiaccio abbiamo e più riusciamo a conservarlo e minore sarà l’aumento di temperatura!

2 Le banchine di ghiaccio sono l’habitat fondamentale per tantissime specie marine e autoctone di quei luoghi: pinguini, foche, orsi polari, altri uccelli si nutrono dei pesci sottostanti ed essi scelgono queste zone poiché sono ricche di ossigeno e di plancton, che è alla base della catena alimentare marina. Se le banchine di ghiaccio nelle calotte polari si fondono e scompaiono del tutto si va a distruggere un intero eco-sistema che alimenta quindi la nostra estinzione.

3 Il ghiaccio previene la desalinizzazione dei mari: l’acqua marina salata a contatto con l’acqua fusa dal ghiaccio fa diminuire la concentrazione dei sali disciolti nel mare. Il sale ha la capacità di aumentare la resistenza all’evaporazione: un litro di acqua salata impiega più tempo ad evaporare rispetto ad un litro di acqua dolce. Questo significa che, se nei mari si sciolgono grandi quantità di ghiaccio, essi avranno minori quantità di sale, ed inevitabilmente la loro capacità di evaporazione aumenta incidendo non soltanto sul calore dell’atmosfera, ma anche sulla corrente termoalina. La corrente termoalina funziona in base alla densità, temperatura e pressioni delle acque. Per farla breve, è un immenso nastro trasportatore che collega tutte le correnti dei mari ed essa è  la principale responsabile dei cambi di stagione. Dunque, tornando alla desalinizzazione, un’acqua meno salata è un ‘acqua meno densa, e un’acqua meno densa è un’acqua che modifica la corrente termoalina e di conseguenza crea una distorsione netta nell’alternanza delle stagioni.

So che per certi aspetti queste informazioni danno un certo senso di ansia e impotenza, ma  so anche che sono conoscenze utili per costruirsi una consapevolezza ecologica finalizzata al miglioramento delle nostre azioni quotidiane! Concludo dicendo che i ghiacciai ricoprono il 10% delle terre emerse e racchiudono il 75% delle riserve mondiali di acqua dolce, e dunque preservare il ghiaccio significa salvare la vita sulla Terra.

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WATER WORLD DAY

LA GRATIDTUDINE PER L’ACQUA

Ciao a tutti!!! Oggi è un giorno speciale dedicato all’acqua! Infatti oggi 22 marzo 2021 è la giornata mondiale dell’acqua. Questa giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e quest’anno si vuole mettere al centro dell’attenzione il collegamento tra acqua e cambiamenti climatici.

Come sapete ho sempre messo in evidenza la correlazione tra acqua e clima e per questo motivo vi invito a rileggere tutti i miei precedenti articoli! In particolare potrete trovare tale legame tra clima e acqua nei seguenti link : https://www.dalmarbozzo.com/2020/09/19/il-ciclo-idrologico/. Ma aldilà di questa correlazione, vi invito davvero a rileggere tutti gli articoli inerenti all’acqua presenti nel mio blog!

In questo articolo non dirò nulla di nuovo, e semplicemente darò delle motivazioni personali per essere grati per l’acqua che abbiamo.

  1. L’acqua è il primordio della vita! Ne ho parlato in questo articolo dove spiego le caratteristiche speciali dell’acqua: https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/13/4-cose-che-assolutamente-non-puoi-non-sapere-sullacqua/ . L’acqua ha delle caratteristiche che hanno permesso una sorta di intelligenza chimica: i primi organismi monocellulari hanno creato reazioni complesse per mezzo delle proprietà di polarità e struttura dell’acqua! L’acqua è sempre stato il mezzo di costruzione tra elementi e cellule! Noi proveniamo da questa “intelligenza chimica” ed è il motivo per cui si dice che l’acqua è vita! Niente di più vero e spero tanto che anche voi lo comprendiate!
  2. L’acqua fa bene! Uno dei motivi per cui sono grato dell’acqua è che è una sostanza che ci dà benessere! Non solo ci disseta, ma anche ci rende più efficienti, più energici, stimola i processi di digestione e la sintesi chimica dei nostri processi di assimilazione, ci rende più snelli e giovani mentalmente e fisicamente. Non so come la pensate voi, ma per me non c’è nulla di così buono come l’acqua! Ricordatevi che siamo fatti mediamente al 70% di acqua ed importantissimo rimanere idratati! Infatti ricordatevi di bere almeno 2 litri di acqua al giorno! E su questo argomento vi rimando all’approfondimento con la dietista Chiara Andreella.  https://www.dalmarbozzo.com/2020/05/30/perche-e-cosi-importante-bere-acqua/ e https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/06/quanta-acqua-bisogna-bere/ .
  3. L’acqua plasma e da forma ad ogni cosa: il suo potere di erosione, goccia dopo goccia, e di trasporto di materiali, ha plasmato e formato il nostro ambiente. Bellezze panoramiche come le Dolomiti, il Gran Canyon, o qualsiasi altra montagna che vi fa battere il cuore sono a causa  dell’acqua! Ogni lago, fiume, spiaggia spazio verde che abbiamo sulla nostra Terra è sempre merito dell’acqua! Da quando siamo costretti a rimanere più chiusi in casa , ci siamo accorti del grande desiderio di stare all’aperto e godere della natura! Personalmente non c’è niente di meglio che farsi una bella biciclettata tra i monti e panorami mozzafiato! Sono grato all’acqua per l’ambiente che mi circonda! Ci regala un senso di pienezza e di unione con la Terra!
  4. L’acqua in tutte le sue forme genera il clima e le temperature della Terra! Come ho già accennato nel ciclo idrologico e le correnti termoaline permettono di godere dell’alternanza delle stagioni: la neve  d’inverno, la nebbia in autunno, la pioggia in primavera, e la brezza in estate. Questo è come la vedo io … E ora che siamo in primavera, sappiate che è sempre merito dell’acqua su questa Terra ed è il motivo cardine per cui bisogna imparare a darle il giusto valore come elemento importantissimo per comprendere il cambiamento climatico.    

Concludo semplicemente con una citazione di San Francesco d’Assisi che ha racchiuso in una sola frase la bellezza di questa sostanza: per sorella acqua, la quale è tanto utile e umile, preziosa e pura.”

Buona giornata mondiale dell’acqua a tutti!

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VENDING PLASTIC FREE

Il mio progetto nei dettagli

Se due mesi fa le condizioni per portare avanti il mio progetto erano decisamente sfavorevoli, oggi invece la situazione sta cambiando grazie agli investimenti economici del governo per la transazione ecologica. Durante questo periodo ho avuto la piacevole fortuna di essere contattato da Urban Credit, attraverso il mio canale di Instagram. Questa azienda è una Start-Up che promuove i progetti sostenibili e mi ha chiesto di condividere con loro la mia idea. Pubblicando l’idea con loro ho la possibilità di trovare sostenitori e sponsor: infatti ogni firma digitale ricevuta, raccoglierà 1€ sul portale di Urban Credit per il sostegno dell’idea fino al completamento del budget prestabilito! Ho accettato perché la paura di rischiare di gettare all’aria un’anno di ricerca e sforzi è maggiore a quella di fallire. C’è anche da considerare che i tempi sono diventati maturi per esporre  il progetto, e anche se non ho la pretesa di essere il primo con questa idea, vorrei almeno vedere cosa ne consegue. Tutto ciò che condividerò con voi è il frutto di esperienza e ricerca personale: ho viaggiato da Teramo a Torino in cerca di risposte e ho avuto il piacere di conoscere diverse aziende del settore e fare ulteriori approfondimenti con delle persone molto competenti.

E torniamo quindi alla promozione di UrbanCredit: se credete che questo progetto possa non solo giovare ai vostri interessi, ma anche all’ambiente, io vi invito a firmare attraverso il portale di UrbanCredit e sostenere l’iniziativa. Mi rivolgo non solo agli amici, che da tempo mi seguono, ma anche a quelle aziende che sono nel settore del vending, nella depurazione dell’acqua e in quello dei soft drink! Avete in mano molte risorse e le competenze per fare i giusti investimenti e avviare il progetto. Questo è un ottimo investimento per il futuro della Terra! Con i soldi che raccoglierò ho intenzione di creare un prototipo e cercare altri partner. Se questa idea dovesse invece arrivare a chi ha già un prototipo, io vi invito a contattarmi, perché ho desiderio di aiutarvi e rinuncerei alla titolarità del progetto per un bene superiore. Spero che questa descrizione del progetto sia di vostro gradimento e che gli sforzi finora raggiunti possano dare vita a qualcosa di buono!

Se desideri sapere di più della mia idea clicca al seguente link e aderisci all’iniziativa con la tua firma digitale:  https://urbancredit.it/progetti/vending-plastic-free/ 

Continuerò a sensibilizzare gli argomenti di acqua e Green Economy, seguitemi su Facebook, Instagram, iscrivetevi al mio canale di YouTube, mettete like, commentate e condividete! Alla prossima!

BONUS IDRICO

La transazione ecologica parte dall’acqua.

Nelle ultime settimane sono successe davvero tantissime cose che hanno richiesto la mia attenzione. Nell’ultimo articolo ho parlato di ghiaccio in maniera generica e ho promesso che avrei continuato l’argomento sulla criosfera nella puntata successiva; però devo assolutamente dare priorità ad argomenti molto più interessanti ed attuali.

Infatti voglio spiegare il “Bonus Idrico” presentato nella legge di bilancio 2021; che cos’è, qual è il suo scopo, quali benefici può dare, chi ne può beneficiare e in che modo lo si può ottenere.

Per prima cosa c’è da dire che il governo italiano ha definito un piano di rilancio per il post Covid.  Tale piano è stato chiamato “Recovery Plan” per il quale sono stati stanziati 196 mld di €. Di questi, ben 74,3 mld di euro sono stati destinati per la transazione ecologica . Ciò rappresenta quindi un chiaro segno di cambiamento di rotta a favore dell’eco-sostenibilità dell’ambiente. Una grande vittoria per chi da tempo ha sensibilizzato con forza i temi legati alla salvaguardia del nostro pianeta: nel mio primissimo articolo ho parlato della GREEN WAVE come la grande rivoluzione verde che avrebbe stravolto tutto, e ad oggi, noto con piacere, ci sono tantissimi indicatori che confermano l’arrivo di questo cambiamento. Aldilà di questa considerazione personale, dei 74,3 mld di euro, 9,4 mld sono stati destinati alla tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica e di questi soldi, ben 20 milioni destinati al cosiddetto bonus idrico.

Il bonus idrico appartiene alla legge di bilancio 2021, precisamente alla legge 30/12/20 n.178 che provvede incentivi di rilancio mirati in diversi settori. Infatti il testo originale è suddiviso in vari articoli e commi e quelli che prendo in considerazione sono i commi 61-65, 1087-1089 dell’articolo 1.

I commi dal 61 al 65 riguardano provvedimenti finalizzati all’implementazione dell’erogazione idrica. Si elargiscono contributi fino a 1000 € per persone fisiche che sostituiscono i vecchi sanitari, i rubinetti, i soffioni e gli scarichi dell’acqua (lo sciacquone) con apparecchiature che possano, o contenere un massimo di 6 litri, o erogare un massimo di 9 litri al minuto. L’intento è chiaramente quello di ridurre lo spreco idrico e preservare l’acqua come bene prezioso.

Ai sensi dei commi 1087, 1088 e 1089 si istituisce un credito di imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio, depurazione, addizione di CO2 alimentare (E290), refrigeratori e miglioramento qualitativo delle acque destinate al consumo umano. Tali sistemi li ho già trattati in altri articoli e potete rivederli qui: https://www.dalmarbozzo.com/2020/09/12/acqua-fredda-o-gassata/

I beneficiari di questo credito sono le persone fisiche e i titolari di partita IVA, ed esso corrisponde al 50% delle spese sostenute dal 01/01/21 al 31/12/22 fino a 1000 € per unità immobiliare, e fino a 5000€ per immobili di attività commerciali fino ad esaurimento fondi per l’anno 2021 e 2022. L’ammontare del fondo è pari a 5 milioni per ogni anno.

Come richiedere il bonus? Faccio un esempio pratico per spiegarmi meglio! Io voglio acquistare un depuratore a carbone attivi per la mia famiglia (vi rimando a questo link per andare a vedere quale sistema di depurazione è migliore: https://www.dalmarbozzo.com/2020/07/04/vuoi-migliorare-la-qualita-della-tua-acqua-potabile/ ) che costa 1160 €. Mi faccio dare, da chi vende il sistema di depurazione, le coordinate bancarie per effettuare il bonifico. Il bonifico deve avere alcune caratteristiche: 1 essere nominale, cioè con i vostri dati ( nome, cognome, codice fiscale e indirizzo civico valido); 2 deve corrispondere al prezzo di vendita, e quindi si paga a prezzo pieno; e 3 deve riportare nella causale la dicitura che include il bonus idrico. Apro una parentesi: al momento non ci sono ancora indicazioni precise dall’Agenzia dell’Entrate su tale dicitura, e sulla modalità del pagamento del bonus, ma tanto basta per portarsi avanti. Una volta effettuato il bonifico dovrò andare a fare la dichiarazione dei redditi (il modello 730) e porterò con me la copia del bonifico includendola nella dichiarazione. In questo modo avrò accesso alla detrazione fiscale e il bonus di 580€ (la metà di 1160) mi verrà bonificato per intero l’anno successivo o nell’arco di 10 anni.

È un occasione veramente grande per tutti! Non ci si può far scappare un bonus di questo tipo perché gli obiettivi di tale bonus sono mirati a preservare la risorsa idrica, a evitare lo spreco, e soprattutto a ridurre l’impatto ambientale causato da contenitori di plastica. Questa normativa infatti è il miglior modo per innescare un  cambio di mentalità e attuare comportamenti eco-sostenibili e virtuosi. È uno strumento eccezionale per contribuire alla lotta della plastica, che , desidero ricordarvi, verrà tassata da luglio 2021 in maniera più concreta e porterà ad un aumento dei prezzi per l’acqua in bottiglia di plastica. La transazione ecologica voluta dal governo per l’economia circolare parte proprio dalla cosa più preziosa che abbiamo: l’acqua. Se volete ulteriori informazioni e suggerimenti, non esitate a chiamarmi per adoperarvi a prendere vantaggio da questo bonus idrico.

Spero che molti di voi si facciano degli acquisti in questo settore e che questo articolo possa esservi d’aiuto! Arriveranno altre novità! Seguitemi su Instagram e su Facebook, mettette like, condividete, commentate, e iscrivetevi al mio canale di YouTube! Alla prossima!

GHIACCIO

UNA FORMA DELL’ACQUA

L’ultima volta ho spiegato in maniera generica il mondo dell’agricoltura biologica e della biodinamica e per quale motivo sono importanti non solo per la Green Economy, ma anche per la riduzione dell’impatto ambientale. Altro elemento fondamentale da considerare per la salvaguardia dell’ambiente è il GHIACCIO.

In questo articolo spiegherò cos’è, come si genera, quali sono le sue caratteristiche e infine qualche curiosità su di esso.

Che cos’è e come si genera? Il ghiaccio è acqua allo stato solido ed esso si forma quando la temperatura dell’acqua è sotto lo zero termico ad una pressione di 1 atmosfera. La sua origine può essere o naturale, e quindi si genera dal ciclo idrologico dell’acqua (https://www.dalmarbozzo.com/2020/09/19/il-ciclo-idrologico/), oppure umana, cioè attraverso i frigoriferi, di cui ho già spiegato il funzionamento in questo articolo https://www.dalmarbozzo.com/2020/09/12/acqua-fredda-o-gassata/. Quindi conosciamo il ghiaccio in questo modo: o con i fenomeni atmosferici (grandine, neve, e ghiaccio sulle superfici) oppure quando apriamo il nostro freezer ed esso è definito ghiaccio Ih.

Quali sono le sue caratteristiche? La particolarità del ghiaccio sta nella sua struttura chimica. Se vi ricordate, in un mio precedente articolo (https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/13/4-cose-che-assolutamente-non-puoi-non-sapere-sullacqua), vi ho spiegato che la molecola di acqua (H2O) è a forma di V per i legami idrogeno e per il legame covalente. Le molecole disposte a tetraedro in prossimità dello zero tendono ad irrigidirsi creando strutture esagonali e quindi rimane meno spazio per altri possibili legami; ne consegue, quindi, un’acqua poco densa. Allo zero termico l’acqua si ghiaccia aumentando il volume in maniera “esponenziale”.  Pertanto, la disposizione delle molecole è tale per cui i legami  tra atomi sono minimi e seguono uno schema esagonale a cristallo. Questa particolarità rende il ghiaccio meno denso dell’acqua e spiega perché esso galleggia.

Curiosità. Se il ghiaccio che conosciamo ha una nominazione specifica come I, vuol dire che esistono altri tipi di ghiaccio. Alock Jha nel “ Il libro dell’Acqua” spiega ed elenca i vari tipi di ghiaccio che conosciamo. In particolare si possono ottenere in laboratorio altri tipi di ghiaccio aumentando la pressione in modo crescente; si è giunti infatti ad ottenere il c.d. ghiaccio XVI. Sostanzialmente si sfrutta la pressione atmosferica per diminuire lo spazio tra le molecole in maniera tale che si possano creare strutture chimiche differenti e aumentare infine la densità fino all’80% in più rispetto al ghiaccio normale. Alcuni di questi tipi di ghiaccio hanno suscitato molto interesse nel mondo scientifico, come ad esempio il ghiaccio cubico: è un ghiaccio XV lasciato sciogliere dove la struttura esagonale è disposta una sopra l’altra. Dal punto di vista energetico è eccezionale: tanta materia in poco spazio e magari un giorno potrebbe venire utilizzato come fonte energetica rinnovabile!

Incredibile vero? Ma c’è un’altra curiosità di cui vorrei parlare a dimostrazione di quanto l’acqua sia incredibile: l’effetto Mpemba. Nel 1963 un ragazzino tanzanese di nome Erasto Mpemba, in un esperimento scolastico finalizzato a creare il gelato, fece una scoperta incredibile! Inserì la sua miscela di latte, acqua e zucchero ancora bollente anziché farla raffreddare come da manuale, e scoprì successivamente che il suo gelato era pronto prima degli altri! Questo effetto si chiama Mpemba! Avviene quando l’acqua bollente ghiaccia prima di un acqua a temperatura ambiente. A questo effetto, incredibilmente, non si è ancora giunti ad una spiegazione scientifica completa!

Se ci sono altre curiosità o informazioni che non ho detto, vi esorto a scrivermi e provvederò ad aggiungerle! Sicuramente in un altro articolo spiegherò tutto ciò che riguarda la criosfera. Nel frattempo mettete like, iscrivetevi al mio canale di YouTube, condividete, commentate e seguitemi su Instagram e Facebook!

RITORNO ALLE ORIGINI

Agricoltura Biologica e Biodinamica.

L’ultima volta ho riassunto tutto ciò che ho fatto per la realizzazione del mio progetto. Ovviamente mentre proseguo la mia lotta alle bottiglie di plastica mi vengono in mente altri argomenti interessanti di cui vorrei trattare. Uno di questi è l’agricoltura biologica e biodinamica.

La prima volta che sono entrato in contatto con questi termini risale al 2014 per merito di un’azienda che produce integratori alimentari con questi sistemi di coltivazione. Rimasi particolarmente colpito dalle tecniche descritte, tant’è che recentemente sono andato a riprendere in mano quelle informazioni per approfondire l’argomento.

La prima cosa da tenere in mente è la definizione di “agricoltura”, ossia quel settore alimentare in cui si usufruisce dei doni della terra ed è di grande importanza poiché da esso si traggono i nostri principali alimenti. Se ci pensate la maggioranza delle diete del mondo prevede l’utilizzo dei cereali (mais, frumento, riso, orzo, avena ecc…): il pane è praticamente l’alimento universale e senza i cereali l’uomo sarebbe ancora all’età della pietra e non avrebbe potuto costruire società e città come oggi noi le conosciamo.

L’agricoltura, ovviamente, nel tempo si è sviluppata e modernizzata al punto tale da creare processi intensivi: cioè sfruttare tutto il potenziale delle proprietà nutritive della terra impattando però, inevitabilmente sull’ambiente. Infatti, se questi processi all’inizio potevano dare sostentamento a molte più persone e soddisfare la domanda di mercato, oggi invece ci si accorge di come il terreno, utilizzandolo in questo modo, non solo si impoverisca e quindi renda meno, ma anche la coltivazione che ne si ottiene diventa più vulnerabile alle condizioni esterne.

E così, ormai da tempo, e in particolare dall’EXPO 2015 intitolato “Nutrire il Pianeta”, si è rimesso al centro dell’interesse l’agricoltura biologica e biodinamica, che sebbene siano collegate all’agricoltura, costituiscono due metodi distinti. Eccoli qui una speigazione.

Per Biologica si intende quella agricoltura che utilizza un prodotto naturale finalizzato o all’eliminazione dei parassiti naturali o all’incremento della fertilità o per entrambi gli scopi. In concreto, anziché utilizzare pesticidi o prodotti di sintesi chimica si disperde sul terreno fertilizzanti di origine naturale che possano proteggere le piante da aggressioni parassitarie. L’evoluzione del settore biologico è stata quella di comprendere le dinamiche tra piante, animali e parassiti e quindi, al posto di utilizzare un prodotto naturale che potesse eliminare i parassiti, si è passati all’inserimento di antagonisti naturali. Oltre alla tecnica della sarchiatura che consiste nel proteggere la base e le radici delle piante con cumoli di terra ben equidistanti tra loro, si è deciso di inserire alcuni animali che potessero eliminare da sé i potenziali danni: le coccinelle e i crisopidi sono insetti capaci di fagocitare efficacemente gli afidi che sono parassiti delle piante; oppure l’introduzione di uccelli predatori è un ottimo deterrente per uccelli più piccoli e per i roditori; oppure inserire i lombrichi assicura una qualità migliore del terreno poiché attraverso la loro digestione di terra rilasciano notevoli sostanze nutritizie.    

Per Biodinamica si intende quella agricoltura che tiene in considerazione i normali ritmi naturali di tutte le specie coinvolte nella coltivazione e che è volta a mantenere e preservare l’ecosistema senza compromessi ambientali. Si potrebbe parlarne per ore di questo argomento ma qui elenco semplicemente gli aspetti principali che si tengono in considerazione: la stagionalità dei raccolti e dei cicli parassitari, il meteo e quindi la quantità di acqua da utilizzare senza sprechi, la transumanza e il pascolo del bestiame, la ciclicità e l’alternanza delle colture volte a non impoverire il terreno (il trifoglio e la veccia se mescolate nel terreno sono rigeneranti dei nutrienti del suolo). Tutti questi aspetti permettono di stabilire un equilibrio tra produttività del raccolto e impatto ambientale mantenendo così inalterato l’ecosistema.

Da ciò si può comprendere come l’agricoltura biologica e biodinamica rientrino nella Green Economy perché non solo costituiscono un business che vede soddisfare le esigenze dei consumatori odierni più attenti all’eco-sostenibilità, ma anche perché sono diventate indispensabili per poter mantenere uno sviluppo economico sostenibile per i futuri 10 miliardi di persone che avremo entro il 2050. Quindi – con questa prospettiva futura – ben venga che i singoli agricoltori o altre aziende utilizzino questi metodi; ben venga che si compri a Km0 dall’ortofrutta del paese, e ben venga che si possa avere un piccolo orto in casa. Con questo “ritorno alle origini “ si può pensare di preservare maggiormente la nostra amata Terra e prevenire i disastri climatici.

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IL MIO PROGETTO

https://youtu.be/tJl2DlHisXw

Troppo avanti per essere vero!

Oggi farò un piccolo riassunto di ciò che ho realizzato nei mesi precedenti nel proseguimento del mio progetto per eliminare la plastica. Non darò spiegazioni specifiche di che cosa voglio fare per tutelare la mia idea e vi chiedo di accettare le informazioni generiche che vi darò.

Sono partito a maggio non sapendo praticamente nulla di come Instagram funzionasse: hashtag , stories, pubblicazioni, applicazioni grafiche o programmi di editing. All’inizio mi sono fatto aiutare parecchio su queste abilità da un paio di persone: ringrazio infatti Giovanni Buoso, Marco Seghetto e Michele Cavatton per il supporto e aiuto che mi hanno dato e che puntualmente sono disponibili a darmi una mano nel caso ne avessi bisogno! Andando avanti ho imparato a fare da solo e ormai sono autonomo da mesi per quanto riguarda la gestione del mio blog e tutto quello che ne consegue! Vi dirò che è una sfida a volte molto impegnativa che richiede tempo, costanza ed energie.

Nonostante tutto io sia ad un livello amatoriale in un mondo di professionisti grafici , ho ricevuto, con piacere, delle richieste e proposte di collaborazione da 4 persone. Tre di queste persone erano interessati a sapere di più del mio progetto e  con 2 ho scambiato volentieri informazioni utili per direzionarmi meglio in un mondo ( quello dell’acqua) che in Italia è appena all’inizio. Alla fine ho trovato quello che cercavo: ci sono un paio di aziende in Italia che hanno a che fare con progetti inerenti l’acqua plastic-free. Hanno creato qualcosa di simile a ciò che più di un anno fa ho pensato ma non esattamente come la vorrei io.

Mentre facevo le varie pubblicazioni, ho portato avanti una ricerca più approfondita sul mercato dell’acqua del vending, e sui soft drink per comprendere le dinamiche interne e quando sarà possibile arrivare a quello che ho in mente. Attualmente, a causa  del Covid-19, tante cose sono ferme e fanno fatica a decollare, e quindi la mia idea è anacronistica per quello che stiamo vivendo e molto semplicemente devo aspettare condizioni migliori dell’economia affinché la mia idea, non solo possa prendere piede, ma anche diventi una necessità di mercato. Sono comunque ben contento di accettare altre proposte di collaborazione o di valutare altre richieste.

Ovviamente non ho intenzione di rimanere con le mani in mano e aspettare la fine della pandemia e la ripresa dell’economia; quindi ho deciso di affrontare il problema della plastica con tutti i mezzi che conosco e che ho in mano. Quindi il mio obiettivo sarà di aiutare persone, famiglie, aziende, scuole e comuni a liberarsi delle bottiglie di plastica. Sarò per voi il vostro consulente per l’acqua plastic-free.

Questo significa che le mie pubblicazioni saranno meno frequenti, ma condividerò con voi le mie vittorie senza plastica, e occasionalmente qualche articolo per darvi ulteriori informazioni.

Sperando che la cosa sia gradita potete contare sul mio aiuto, e fin da subito voglio offrire una consulenza gratuita a tutti coloro che desiderano eliminare le bottiglie di plastica dalla loro vita. Quindi non esitate a contattarmi! Insieme possiamo trovare una soluzione idonea alle vostre necessità; insieme possiamo affrontare questa guerra alla plastica e vincere! Sono qui per questo!

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IL FUTURO DELL’ACQUA

ACQUA DALL’UMIDITA’ DELL’ARIA.

Le ultime volte mi sono addentrato in argomenti di Green Economy, con diverse. In questo articolo ho intenzione di riprendere in mano l’argomento acqua, poiché nell’articolo dell’impronta idrica ho accennato sulla possibilità di prelevare acqua in modo inconsueto dai modi maggiormente conosciuti.

Alla luce dei cambiamenti climatici, ormai da una decina di anni si sono fatti studi più approfonditi sui fenomeni atmosferici come brina, nebbia e rugiada. In questo articolo spiegherò come funzionano e perché sono interessanti per le prospettive future della tecnologia.

Per capire come si forma la nebbia, la rugiada e la brina si deve prima comprendere come funziona la condensa dell’aria che, come ho già scritto, appartiene al ciclo naturale idrologico dell’acqua.

Anzitutto c’è da ricordare che l’aria è un composto di più elementi tra cui anche vapore acqueo, cioè acqua allo stato gassoso. Quindi la condensazione dell’aria può essere di due tipi: volumetrica o superficiale. La volumetrica appartiene propriamente ai volumi d’ aria di massa e calore differente: quando si scontrano esse formano nuvole di vario genere che successivamente possono generare pioggia. Quella superficiale invece avviene tra elementi solidi e aria: una massa d’aria calda se si scontra con una superficie più fredda o viceversa crea condensa. Nebbia, brina e rugiada sono 3 forme meteorologiche della condensa naturale. Vediamole una ad una.

Nebbia. Tipica della stagione autunnale si forma quando il suolo, che intrappola calore, tramite irraggiamento solare, e lo rilascia con l’avvento della notte, incontra masse d’aria fredda. Quando il livello di umidità, cioè la concentrazione di acqua all’interno dell’aria, è alta e incontra la stagione autunnale, ovvero mite di giorno e freddo alla sera e al mattino, si creano minuscole goccioline di acqua che nel complesso formano i banchi di nebbia.

Brina. Tipica dell’inverno e avviene per condensazione superficiale. Quando le superfici fredde incontrano aria fredda e tutto sotto lo 0 termico, la differenza di temperatura tra superfici ed aria, sebbene sia poca, crea le condizioni ideale per formare micro-cristalli che si poggiano sui prati tetti  portando dunque la nascita della brina.

Rugiada. La rugiada avviene per condensazione superficiale ed è il fenomeno atmosferico più noto già da tempo; infatti esso era ben compreso dalle popolazioni bizantine nel 500 A.C. con i cosidetti stagni di rugiada e ha permesso a molti esseri viventi di questa terra di sopravvivere in terre dove le condizioni sono avverse alla vita. La rugiada non è nient’altro che la condensazione in gocce d’acqua dell’umidità dell’aria su una superficie, e si forma nel momento in cui una superficie calda incontra l’aria fresca. Quello che ne consegue si chiama punto di rugiada.

Il punto di rugiada è il momento in cui la concentrazione di acqua nell’aria o sulla superficie è talmente elevato da passare dallo stato gassoso a quello liquido formando le gocce di rugiada di varie dimensioni. In ogni fenomeno atmosferico esiste il punto di rugiada ed è tutt’ora di grande interesse per il futuro dell’umanità.

Come immagino che abbiate capito, l’acqua è presente anche in grandi quantità anche laddove si pensa che non ce ne sia e stanno nascendo tecnologie legate alla produzione dell’acqua grazie all’apprendimento delle conoscenze sul punto di rugiada. Nelle Ande ad esempio esistono luoghi completamente autonomi nell’approvvigionamento dell’acqua, perché hanno creato le trappole per le nuvole e per la nebbia affinché poi possano raccogliere le gocce della condensa dell’aria. Esse consistono nel posizionare dei lunghi reticolati che appoggiano su vasche di raccoglimento; quando le reti si scontrano con le nuvole o con la nebbia esse diventano la superficie condensante per creare il punto di rugiada e formano goccioline che, man mano che scendono per gravità al suolo, vengono raccolte nelle vasche di raccoglimento.

Il loro funzionamento ha ispirato le odierne tecnologie: esistono, e saranno più frequenti in previsione di scarsità idrica, macchinari capaci di trasformare l’umidità dell’aria in acqua potabile anche in mezzo al deserto. In che modo? All’interno di queste macchine è presente una camera che raccoglie l’aria dall’esterno, la comprime aumentando così la densità dell’umidità, si scontra con un reticolato caldo all’ interno, si forma la condensa e quindi le gocce d’acqua scivolano incanalate in un depuratore e infine servite direttamente all’utente. La cosa straordinaria di questa tecnologia è che può essere alimentata da un pannello solare e quindi, in definitiva, acqua potabile ad impatto 0 in qualsiasi luogo e in qualsiasi condizione! Allo stato attuale si stanno facendo dei miglioramenti sulla quantità d’acqua che si può erogare, che per ora risulta limitata all’uso domestico, ma ciò non esclude che si possa sfruttare questo macchinario per ben altri scopi e necessità maggiori. 

È bene che lo sappiate perché questo è il futuro dell’acqua e soprattutto è il futuro che potremmo, con un po’ di impegno, lasciare alle generazioni che verranno. Nel caso in cui si dovesse arrivare alla privatizzazione dell’acqua per necessità demografica o per interesse economico, e quindi non sarà più un bene “scontato” e gratuito ma, vi basterà ricordarvi di come nebbia, brina e rugiada siano risorse naturali accessibili, con un po’ di ingegno, e totalmente eco-friendly. Per questo motivo potrà essere a tutti gli effetti un prodotto dell’economia circolare della Green Economy.

Tenete le orecchie aperte sul mondo dell’acqua perché ci saranno innovazioni sempre più interessanti e sorprendenti!

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CONSUMISMO

7 CONSIGLI PER RIDURLO.
https://youtu.be/IvfhSiMGR3A

Rimanendo in tema di Green Economy ho deciso di stilare una piccola lista di consigli per ridurre il consumismo e di conseguenza l’impatto ambientale, basata anche sulla mia personale esperienza.

Anzitutto che cos’è? Il consumismo è un fenomeno economico-sociale tipico delle società industrializzate e consiste nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo che molto spesso sono soltanto apparentemente necessari per soddisfare un nostro bisogno.  Volete un esempio? Vi è mai capitato di entrare in un qualsiasi negozio di attrezzatura sportiva solo per accompagnare qualcuno e uscire fuori con un acquisto che non avevate programmato? … è successo anche a voi vero??? Ammettetelo… Non avete potuto fare a meno di comprare quella maglietta color rosso che costava appena 4,99 €. Eppure sapevate di non averne bisogno, ma è stato più forte di voi e l’avete comprata uscendo dal negozio con una senso di pienezza! Ecco, questo è un esempio di consumismo, e a volte lo facciamo con poca consapevolezza.

Con questo non voglio dire che sia sbagliato, perché ogni tanto abbiamo tutti bisogno di toglierci lo sfizio, ma sto dicendo che bisogna imparare a capire alcune dinamiche per poter essere più accorti e, di conseguenza, non cadere nella tentazione di comprare perennemente cose futili.

Il consumismo può anche sfociare in spreco, quando magari si utilizza un qualsiasi oggetto per pochissimo tempo e poi lo si getta senza pensare ad altri possibili utilizzi.

Quindi, ecco qui 7 consigli per non alimentare il consumismo.

  1. Comprendere il marketing. In ogni cosa che acquistiamo c’è dietro un gran lavoro di marketing: il packaging, i colori, il prezzo, la disposizione nello spazio, la pubblicità , l’associazione emotiva e sociale, e anche gli odori sono tutti elementi che condizionano le nostre scelte d’acquisto. Se ne siete consapevoli sarete più accorti nell’acquistare o meno una determinata cosa.
  2. Fare la lista della spesa. L’ho già detto in un precedente articolo, ma voglio spiegarlo passo dopo passo:  A. Assicuratevi al 100% di non possedere quella determinata cosa perché a volte capita di acquistare solo perché ci siamo dimenticati di avercela. B. Fate la lista scritta per qualsiasi tipo di acquisto (non solo alimentare) su un foglio di carta perché nello scrivere lo avrete impresso meglio nella vostra mente. C. Attenetevi soltanto all’acquisto delle cose che avete scritto. D. Segnate nella lista il budget economico che volete spendere e portatevi via il corrispettivo in contante.  
  3. Chi più spende, meno spende. Questa regola è assolutamente vera se avete deciso di acquistare qualcosa di nuovo: un prodotto di alta qualità avrà una prestazione e durata maggiore nel tempo rispetto a beni di qualità e prezzo minore. Sicuramente ci sono anche delle eccezioni ma in linea di massima dietro ogni prezzo alto c’è sempre un perché e quindi chiedete spiegazioni al riguardo! Aggiungo una clausola per i beni di grosse cifre: in base al vostro reddito tenete in considerazione la regola “se non puoi acquistarlo 3 volte non puoi permettertelo” e questo vi permetterà non solo di risparmiare e di non entrare in un circolo vizioso, ma anche di evitare inutili consumi e sperperi di cui non ne avete effettivamente bisogno.
  4. Riparare anziché sostituire. A volte basta veramente poco per riparare determinate cose ed evitare che vengano gettate via o sostituite da nuove. “Bricolage”, “fai da te” e “ricamo” sono alcune delle soluzioni efficaci contro lo spreco e il consumismo. Giusto questa settimana ho fatto riparare una cerniera rotta di una porta da un saldatore e mi sono risparmiato l’acquisto. Oppure due mesi fa mi hanno regalato una bicicletta vecchia e un po’ scassata: con un po’ di impegno, come passatempo l’ho presa in mano e tirata a nuovo. Aldilà della soddisfazione riuscire a riparare la bicicletta mi ha fatto imparare tantissimo! Quindi un vantaggio non solo emotivo ma anche esperienziale. Allo stesso modo qualsiasi altro oggetto può darvi questi benefici oltre che ridurre il consumismo. 
  5. Riciclare con una nuova funzionalità! Stai gettando via una pezza o qualsiasi altra cosa di cui in casa non sai cosa fartene? Sicuramente, con un po’ di creatività ed ingegno si può utilizzare l’oggetto in un modo più costruttivo. Faccio un esempio personale: ho utilizzato vecchi impermeabili come materiale per tappare gli spifferi della mia umida piccola cantina e per creare una tenda protettiva ad un televisore grazie a spago e i filetti di ferro recuperati dalle confezioni di “pan bauletto”. Una cosa non funzionante può avere una seconda vita e uno scopo diverso!
  6. La tua spazzatura diventa la ricchezza altrui! Anziché gettare via qualcosa che non usate più provate a rivenderla! Oggi ci sono tantissime piattaforme per la vendita on-line di oggetti usati. Subito, Ebay, Depop, Kijiji, e Marketplace di Facebook , ma anche i social stessi, sono le piazze d’affari virtuali più note ed efficaci che possiamo utilizzare per rivendere i nostri vecchi usati. A volte ci sono anche dei mercatini specializzati dove in sostanza il negoziante e il venditore dell’oggetto usato ne stabiliscono il prezzo; nel momento in cui viene trovato un acquirente,  il compenso viene diviso a metà tra venditore e negoziante, altrimenti l’oggetto dopo un tempo prestabilito viene donato ad associazioni benefiche. Vi consiglio davvero di non dare per scontato il vostro usato perché potreste gettare via qualcosa che ha molto più valore di quanto pensiate! Faccio un esempio per racchiudere questo sesto punto e per spiegare meglio l’esclamazione iniziale:  tra i miei indumenti d’adolescenza ho trovato due magliette di Eminem un po’ usurate; mia madre voleva metterle nel cassone della Caritas e io volevo invece provare a rivenderle. Ho fatto un paio di foto alle magliette, ho pubblicato un annuncio su Depop (ideale per gli indumenti giovanili) – non sono pagato per dirlo – e ho venduto le magliette per 20 €. Chi me le ha comprate mi ha confidato che le rivendeva nel suo negozio di articoli Vintage a 60€ all’una… Quindi ricordatevi che il vostro scarto può avere valore per qualcun altro.
  7. Comprare l’usato è una scelta eco-sostenibile. Se nel punto 6 vendete l’usato c’è ovviamente chi lo compra e fa bene! Non solo perché è conveniente, ma anche perché è un bel modo per ridare una seconda chance ad alcuni oggetti che altrimenti finirebbero in discarica o peggio dispersi nell’ambiente creando un forte impatto ambientale. Utensili, biciclette, vestiti, auto e tanto altro ancora sono oggetti disponibili sempre sulle piattaforme per la compra-vendita on-line di cui ho parlato poca fa. Con un po’ d’attenzione e di conoscenza ed esperienza sul singolo oggetto si possono trovare dei veri affari e acquistare dei prodotti senza alimentare il consumismo.

Questi sono 7 consigli che personalmente trovo utili per ridurre il consumismo. Potete sceglierne uno che magari può piacervi e così facendo potrete ridurre indirettamente l’impatto ambientale. Anche questo è un piccolo contributo per un futuro migliore ed eco-sostenibile.

Ci saranno sicuramente altri suggerimenti che non conosco o ai quali non ho pensato, e potete scrivermeli voi nei commenti o farmi sapere che cosa ne pensate.

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MOBILITA’

7 MEZZI DI TRASPORTO A CONFRONTO.

L’argomento di oggi è totalmente diverso! Oggi stilerò una classifica su 7 modi di viaggiare in relazione a 4 aspetti, ma per far questo, ho chiesto la partecipazione ad amici e conoscenti per avere considerazioni diverse dalla mia.

Le vacanze sono ormai finite quasi per tutti e l’autunno ci chiama a stare in casa a ricordare i nostri momenti estivi. Personalmente ho fatto un viaggio in “bike-packing” che consiste nell’allestire la propria bicicletta per un viaggio itinerante con tenda, zaino, sacco a pelo e il minimo indispensabile per se stessi. Alla fine dei 4 giorni questo è stato il risultato: ho speso 60€, mi sono divertito e ho perso qualche chiletto, insomma, un modo di vivere incredibile! Da questa esperienza ho avuto l’idea per scrivere questo articolo in quanto il cicloturismo rientra nella Green Economy.

Iniziamo! I modi di viaggiare che ho scelto sono i seguenti: a piedi, in bicicletta, in auto, in treno, in aereo, in autobus, e in nave. I 4 aspetti che ho messo in relazione sono: eco-sostenibilità, praticità, economicità, sicurezza. Per ogni mezzo di trasporto relazionato ad ogni aspetto assegnerò un voto che va da 1 a 10, dove per 1 si intende “poco” e dove 10 si intende “tanto”.

Prima di tutto vediamo il trend economico di ogni trasporto in questo 2020.

Le escursioni a piedi rientrano nel mondo del Fitness, da anni ormai in crescita; hiking e trekking stanno spopolando in tutte le località di montagna e nascono sentieri appositamente pensati per queste camminate. “ La Via Francigena” , “Il sentiero degli Dei” sono ad esempio camminate molto quotate in Italia. Per chi invece volesse  fare viaggi più lunghi, esistono ben 12 sentieri europei che possono fare al caso vostro. Ovviamente sono viaggi per gli amanti del “In to the Wild”.

I viaggi in bicicletta rientrano nel settore del cicloturismo che, in Italia ma anche in gran parte d’Europa, sta esplodendo e offre soluzioni sempre più mirate per questo genere di viaggio. Il mercato delle bici tra l’altro è stato sostenuto dagli ecoincentivi fiscali del governo per favorire una mobilità green con il distanziamento sociale. Bici, monopattini elettrici e E-bikes sono i nuovi mezzi di punta di questo periodo, e le infrastrutture destinate ad accoglierle saranno sempre si più e sempre più attrezzate.

Le auto, o comunque i mezzi da strada a motore (moto e camper) stanno lentamente frenando a causa del Covid-19 lasciando una corsia libera per il mondo delle macchine elettriche. Ad esempio, Tesla, guidato da Elon Musk, ha triplicato il suo fatturato e si classifica come leader mondiale per la produzione di auto e batterie elettriche. Da ora in avanti tutte le case automobilistiche stanno seguendo l’esempio di Tesla, creando il loro modello elettrico o ibrido.

Il treno, o le ferrovie, in questo 2020 hanno avuto un grosso calo sempre per il Covid-19 tanto che Italo rischia il fallimento. In complesso i viaggi in treno sono diminuiti anche se rimangono da sempre mezzi efficaci per migliorare la mobilità.

L’aereo è un altro settore colpito dal Covid-19. Tutte le compagnie aeree hanno subito un freno repentino nel loro mercato al punto tale che molte di esse rischiano il fallimento. A questo proposito il lato positivo è stato una riduzione dell’inquinamento dell’aria.

La nave. Quelle da crociera hanno avuto il blocco totale durante e dopo la quarantena per ovvi motivi di distanziamento sociale. A parte questo tipo di nave, il settore nautico non ha avuto grossi problemi, presentando la nave, come un buon mezzo per viaggiare senza grosse costrizioni.

Gli autobus, gli ho inseriti a parte rispetto ai veicoli a motore, perché hanno una funzionalità esclusiva: portare tanta gente su un percorso stradale a tappe prestabilite. Con qualche difficoltà tecnica, a fine quarantena, l’autobus è stato il primo mezzo pubblico riabilitato, proprio per garantire una mobilità meno trafficata da auto.

Questo è il trend di questi mezzi di trasporto per il 2020. Per ogni categoria e ogni mezzo assegnerò un voto ad esso associato. 

ECO-SOSTENIBILITA’. Quali dei modi per viaggiare è più eco-friendly, cioè inquina meno e produce un basso impatto ambientale? L’analisi è abbastanza soggettiva in base alle conoscenze che abbiamo sull’impatto ambientale. Dal momento che non si richiede nessuna risorsa naturale se non le proprie gambe, ho assegnato voto 9 “a piedi”, poiché dire 10 significherebbe che chiunque vada a camminare non inquini. Voto 7 a “in bici” perché la produzione della bicicletta e il suo allestimento causano una certa impronta di CO2, soprattutto se è un E-bike (comporta quindi batterie al litio), ma una volta costruita inquina zero. Voto 6 a “in treno” e “in autobus” perché da un lato producono inquinamento ma dall’altro riducono la scelta di mezzi a motore. Voto 5 per l’auto: anche se ci sono vari aspetti positivi per quanto riguarda i nuovi motori diesel ed elettrici, i carburanti GPL e metano, per ora è un mezzo legato all’industria petrolifera,  che provoca un grande impatto ambientale. Voto 4 per l’aereo: necessita di molto carburante, però il risultato che ne consegue è che trasporta più persone in tempi abbastanza brevi su lunghe distanze. E infine ho assegnato voto 3 per i mezzi navali: le navi richiedono immense risorse economiche e materiali per la costruzione e il mantenimento, consumano troppo carburante per viaggi che sono mediamente brevi e quindi hanno un impatto ambientale decisamente negativo.

SICUREZZA. Quale dei modi di viaggiare è più sicuro? Mi sono basato sulle statistiche degli incidenti dei vari mezzi di trasporto in Europa ed in base ad essi è emerso che i mezzi come auto e motocicli sono i più pericolosi, seguito da nave, autobus, treno ed aereo. Piccola parentesi: a questo proposito ringrazio il gruppo Climaticamente per la dritta su dove guardare le informazioni,  potete vedere che fanno a questo link https://www.facebook.com/ClimaticamenteOfficial . Le statistiche invece per i pedoni e i velocipedi le ho trovate a parte e risultano complessivamente molto elevate secondo Istat, più dei mezzi a motore. In linea generica è emerso che i mezzi pubblici risultano più sicuri dei mezzi privati. Quindi questi sono i miei voti: 4 a piedi, 3 in bici perché ci sono più marciapiedi che piste ciclabili. Voto 5 alle auto (moto incluse), 6 alla nave, 7 all’autobus, 8 al treno e 9 all’aereo che si conferma puntualmente il mezzo più sicuro al mondo.

PRATICITA’. Con questo termine racchiudo la comodità e il comfort, la velocità e la libertà di movimento, che sono le considerazioni sui cui ho fatto il ragionamento per assegnare un voto a questa categoria. Quindi quale dei mezzi di traposto è il più pratico? A piedi, voto 5: affrontando un viaggio a piedi si ha tanta libertà di movimento, ma risulta per molti scomodo e molto impegnativo. In bici, ottima libertà di movimento, velocità modesta e apprezzabile, mediamente impegnativo; voto 7. In macchina, si raggiunge certamente prima la destinazione ma a discapito di un certo quantitativo di stress: stai seduto per ore, la strada è quasi sempre dritta e noiosa, e devi stare attento agli altri veicoli e ai segnali stradali; voto 6. In autobus, hai un comfort limitato ma si ha tempo per rilassarsi e godersi il viaggio, la velocità è minore rispetto ad auto ma tutto sommato apprezzabile, voto 7. In treno voto 8: le considerazioni del pullman sono valide anche per il treno fatta eccezione per lo spazio disponibile che aggiudica al treno un voto in più. In nave voto 7: si ha le stesse caratteristiche del treno e dell’autobus ma con una velocità minore. In aereo voto 5: sicuramente ci permette di fare lunghe distanze in poche ore, ma quelle ore le si trascorrono a discapito di comodità, confort, relax e libertà di movimento nella maggior parte delle compagnie aeree.

ECONOMICITA’. Se prendiamo 550km (Milano-Roma), come distanza che possa coinvolgere tutti i mezzi, è possibile determinare il costo del trasporto in sé. Fare 550 km a piedi e in bici, seppur è una sfacchinata e il viaggio diventa la vacanza stessa,  ha un costo di puro trasporto pari a zero. Fare in macchina Milano Roma costa in media 90 €. Lo stesso tratto in aereo costa in media 50 €, in treno costa in media 80€ e in autobus costa in media 45€. Per la nave ho preso in considerazione il tratto Salerno Messina (A+R sono 564 km) e guardando i prezzi costa 72€. Quindi i mie voti sono i seguenti: a piedi e in bicicletta 10, autobus 8, aereo 7, nave 5, treno 4, e auto 3.

Bene, ora, basterà mettere in tabella tutti i voti per decretare il mio vincitore.

MEZZO DI TRASPORTOECO-SOSTENIBILITA’SICUREZZAPRATICITA’ECONOMICITA’ TOTALECLASSIFICA
A PIEDI9451028
IN BICI (e-bikes incluse)7371027
IN AUTO (moto, ibride incluse)556319
IN NAVE  (traghetto)367521
TRENO688426
AEREO495725
AUTOBUS677828

Ed ecco la mia classifica: è emerso che al primo posto a pari merito “a piedi” e “in autobus” con punteggio 28.

Però come ho anticipato ad inizio articolo, ho chiesto di partecipare a questa piccola indagine ad altre 11 persone…. E questi sono i risultati finali sommati ai miei:

MEZZO DI TRASPORTOECOSOSTENIBILITA’SICUREZZAPRATICITA’ECONOMICITA’ TOTALECLASSIFICA
A PIEDI11691651183901
IN BICI (e-bikes incluse)11076821093772
IN AUTO (moto e ibride incluse)657996683085
IN NAVE (traghetto)549265582697
TRENO8410486793533
AEREO5510177662996
AUTOBUS788683863334

La classifica completa ci dice che il mezzo di trasporto che abbia un buon rapporto di tutte le 4 categorie è “a piedi” seguito da “ in bici”  e dal terzo posto da “in treno”.

Per la categoria eco-sostenibilità vince “a piedi” seguiti da “in bici” ed “in treno”.

Per la categoria sicurezza vince al primo posto “in treno” seguito da “in aereo”, e “in nave”.

Per la categoria praticità al primo posto c’è l’auto, seguita da treno, e autobus.

Per la categoria economicità vince a piedi, seguito da in bici e infine al terzo posto “in autobus”.

Se avessi ampliato questo “giochino” a più persone avrei ottenuto sicuramente una statistica più significativa che avrebbe potuto dirci qual è la tendenza della preferenza sul mezzo di trasporto per viaggiare degli italiani. Aldilà di questo le mie aspettative sul risultato finale sono corrette e mi aspettavo appunto ai primi posti, 4 protagonisti tra cui a piedi, in bici, in treno, e in autobus perché sono i candidati ideali per una mobilità sostenibile. E mi auguro che si facciano passi di progresso in questa direzione.

E VOI? Avete mai fatto considerazioni di questo genere? Aldilà della classifica lo scopo non è decretare un vincitore ma cercare di comprendere che il nostro modo di viaggiare può essere più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. In questo modo, la prossima che vai in vacanza, avrai sicuramente più informazioni per fare una scelta migliore. Green Economy è anche questo!

Concludo ringraziando tutti coloro che hanno partecipato a questo sondaggio! Mi raccomando, mettete like, seguitemi su Instagram e Facebook, e non dimenticate di iscrivervi al mio canale di YouTube Dalmar Bozzo! Alla prossima! Ciao ciao!

PERDITE IDRICHE

10 CONSIGLI PER NON SPRECARE L’ACQUA

Parlando di impronta idrica è impossibile non parlare delle perdite ad esse associate. Quindi in questo articolo spiegherò brevemente com’è la situazione in Italia e cosa tutti noi possiamo fare per contribuire a preservare una risorsa così preziosa.

I dati del 2020 sono i seguenti e sono ripresi dal Sole 24 ore: annualmente in Italia vengono distribuiti 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua che corrispondono a 428 L al giorno per ogni italiano; di questi 428 solo 220 vengono effettivamente usati mentre il resto (quindi complessivamente il 47,9%) dei 208 L vengono dispersi nella reta idrica. Quindi per farla semplice quasi la metà dell’acqua utilizzata in Italia viene sprecata e questo di sicuro non ci fa onore. Il motivo principale di tale perdita è causato dall’inadeguatezza della rete idrica e fognaria. Le regioni del Centro e del Sud Italia sono quelle che riscontrano più problemi e di conseguenza sono i primi ad avere difficoltà all’approvvigionamento regolare dell’acqua; ciò significa che c’è ancora molto lavoro da fare da parte dei gestori idrici e delle amministrazioni comunali e regionali.

Una possibile conseguenza di una scarsa gestione delle risorse idriche lascia spazio al mercato privato che prenderebbe il diritto di far pagare al prezzo da loro stabilito i metri cubi richiesti per tutti i nostri usi con conseguenze dirette sul mercato agroalimentare, come è successo in Australia.

Possiamo al momento solo sperare e, nel contempo far sentire la nostra voce affinché chi dovrà fare questo lavoro di risanamento idrico lo possa fare come si deve. Nel frattempo, ecco 10 consigli che tutti, io compreso, bene o male dovremo imparare per non sprecare l’acqua in previsione futura di scarsità idrica.

  1. Quando vi lavate i denti con lo spazzolino o quando vi insaponate le mani chiudete il rubinetto! Se questo disorienta troppo velocemente le vostre abitudini iniziate con erogare meno acqua del rubinetto in queste due azioni di igiene personale. So di averlo già detto nell’articolo precedente, ma repitata iuvant.
  2. Preferite fare la doccia anziché il bagno? Fate bene! Fare la doccia, e quindi utilizzare il soffione del box doccia, è molto meno dispendioso rispetto all’utilizzo della vasca, per quanto quest’ultima possa essere molto più rilassante.
  3. Usate lo sciacquone del water con parsimonia: non sto dicendo che dovreste utilizzare la regola che trovate nei rifugi di montagna del tipo “ se è gialla rimane a galla, se è marrone tiro lo sciacquone”; ma vi sarete tutti accorti che per bisogni fisiologici semplici serve molta meno acqua di quella che viene scaricata, quindi vi basterà premere con più delicatezza il tasto dello sciacquone per sprecarne meno!
  4. Lavate i piatti preferibilmente in questo modo: utilizzate a pieno regime la lavastoviglie con funzionalità “Eco” e senza fare il risciacquo delle stoviglie. Nel caso non abbiate lavastoviglie o la funzione “Eco”, riempite il lavello con acqua calda, detergente e stoviglie, anziché usare il getto continuo.
  5. Usare al meglio la portata di carico della vostra lavatrice: lavare molti indumenti in unico ciclo di lavaggio anziché mettere nel cestello due tre capi. In caso di tessuti particolari (lana, seta ecc…) aspettate di raccoglierne di più e di uguali anziché farli lavare praticamente da soli.
  6. Annaffiare il giardino o il prato alla sera e al mattino. In questo modo l’acqua è meno esposta all’evaporazione dovuta al sole e si permette di mantenere più a lungo il terreno umido.
  7. Fate fare il controllo periodico della caldaia. Solitamente una volta all’anno le caldaie necessitano di una manutenzione, ma ad ogni modo fare una volta in più vi garantirebbe una migliore efficienza idrica e un risparmio energetico per la bolletta di casa.
  8. Assicuratevi di avere su tutti i rubinetti il frangi-getto o l’areatore. Sono dei reticolati molto sottili che vengono installati all’ugello finale del rubinetto. Essi permettono di miscelare l’acqua con l’aria e di garantire un flusso d’acqua regolare ottimizzandone il consumo. Quando vedete che dal vostro rubinetto inizia ad uscire meno acqua del solito, oppure sentite un odore sgradevole, oppure ancora sgocciola nonostante sia chiuso, molto probabilmente è necessario sostituire gli areatori. Costano al massimo 2€ e sono facilissimi da cambiare: chiunque, o con la mano o con una pinza è in grado di svitare il vecchio areatore e sostituirlo con quello nuovo. Insomma per questa azione non serve l’idraulico e contribuirete all’ambiente.
  9.  Non sprecare cibo. Come avete capito dal precedente articolo ogni cosa che mangiamo ha una quantità intrinseca di acqua (l’impronta idrica) e quindi quando buttate via il cibo inevitabilmente sprecate acqua. Si potrebbe parlarne per mesi su questo tema, ma mi limito a dare una soluzione molto semplice ed efficace per ridurre gli sprechi di cibo: fate la lista scritta della spesa prima di andare al supermercato e attenetevi esclusivamente ad essa!
  10. È un’idea tanto semplice, quanto geniale: raccogliete l’acqua piovana! Se avete un bel secchio da sfruttare, mettetelo sotto la pioggia per riempirlo e poi usarlo nei seguenti modi: lavate la macchina o qualsiasi altro oggetto, oppure annaffiate le piante. Unica raccomandazione: non bevetela, non è potabile!

Ovviamente non ho la pretesa che tutti d’ora in avanti prendano tutte queste decisioni, anche perché le dico a voi ma nello stesso tempo a me, ma scegliendone almeno una darete un contributo prezioso per la salvaguardia dell’ambiente, perché ricordate che è più facile ottenere 1 da 100 che 100 da 1! Quindi insieme, ognuno nel suo piccolo, possiamo fare la differenza!

Di tutti questi consigli probabilmente ce ne sono tanti altri che non ho elencato e quindi potete benissimo scrivermeli voi nei commenti! Ricordatevi di iscrivervi al mio canale di YouTube! Mettete like, condividete, e seguitemi su Facebook e su Instagram. Ciao a tutti!!!

IMPRONTA IDRICA

Acqua in ogni cosa… Ma basterà per tutti?

La volta scorsa ho concluso l’argomento riguardante il ciclo idrologico dell’acqua e desidero rimanere sul tema “acqua” parlando di impronta idrica.

Che cos’è l’impronta idrica come si calcola? Il concetto risale al 2003 ed è stato elaborato da Arjen Hoekstra, professore dell’Università Twente, in Olanda, esperto della gestione delle risorse idriche. Si tratta di un valore che visualizza la quantità di acqua dolce necessaria ai nostri consumi e viene calcolato sommando le quantità utilizzate in tutte le fasi del processo produttivo: dalle materie prime al consumatore finale del prodotto o servizio. Sostanzialmente è il valore di acqua intrinseco e nascosto in ogni cosa. È possibile calcolare l’impronta idrica quasi per qualsiasi cosa.

Qualche esempio. I seguenti esempi sono ripresi da Alock Jha – Il libro dell’acqua.

PRODOTTO O SERVIZIOIMPRONTA IDRICA
Una doccia di 5 minuti200L
Lavarsi i denti o tirare lo sciacquone8L
Una tazzina di caffè200L
Un chilogrammo di arrosto di tacchino15000L
Alimentazione media giornaliera35000L
Piccolo panino di soia160L
Un panino al formaggio165L
Un bicchiere di latte250L
Lavare i piatti a mano75L
Un foglio di carta10L
Un microchip32L
Un chilogrammo di cotone10000L
Mezzo litro di birra inglese150L

Previsioni future. La Terra contiene 33 milioni di km3 di acqua potabile e siamo quasi 8 miliardi di persone (7,8). Proviamo a fare due conti basandoci sull’alimentazione media giornaliera di 35000L che sono quindi 35m3 che moltiplicate per i 365 giorni all’anno fanno 12.775 m3 all’anno per persona. Moltiplichiamo questo numero per 8 miliardi e otteniamo 1.022×1011 m3 che corrispondono a 10.2200 km3 che corrisponde al consumo mondiale di acqua attuale. Se per ipotesi, e preciso che è altamente improbabile, la popolazione mondiale non variasse, significa che all’essere umano rimarrebbe 322 anni di vita considerando questo aspetto. Il calcolo che ho fatto non tiene conto di tutti i processi produttivi , né del consumo igienico ,né del tasso di natalità mondiale crescente e neanche di altri infiniti fattori che non conosco; però risulta semplice capire che gli anni rimanenti all’essere umano sono molto meno e che ci saranno guerre per garantirsi il minimo indispensabile di “oro-blu” pro-capite che è di 1.000 m3 all’anno, secondo l’ONU.

Già ora ci sono aree del pianeta dove si soffre del così detto stress idrico (cioè un apporto minore al minimo appena citato), figuriamoci fra 30 o 50 anni quando saremo 10 miliardi e avremo necessità maggiori… Vi consiglio di tenere d’occhio ogni tanto Worldometer (ecco qui il link : https://www.worldometers.info/it/ ) per rendervi conto di quello che dico.

È facile con questi numeri capire che l’acqua non è per niente scontata e che il problema è da tenere seriamente in considerazione. L’uomo deve assolutamente provare a ripristinare il ciclo naturale dell’acqua per poterlo preservare il più a lungo possibile. So che quello che vi ho detto oggi è un macigno nel cuore, ma forse è necessario per iniziare a fare dei cambiamenti.

Sicuramente ci saranno soluzioni e innovazioni che potranno risolvere il problema, qualcuna la conosco e magari avrò modo anche di parlarne in un altro intervento, ma nel frattempo dobbiamo fare anche noi la nostra parte, e potete iniziare, ad esempio, con il chiudere il rubinetto mentre vi lavate i denti. Concludo dicendo soltanto questo: se comprendi l’impronta idrica, comprendi che l’acqua è preziosa!

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L’INQUINAMENTO DIRETTO DELLE ACQUE

ORRORI ED ERRORI UMANI SUL CICLO IDROLOGICO

Nell’ultimo articolo ho spiegato 4 conseguenze dei gas serra sul ciclo idrologico ovvero risposte naturali alle nostre azioni, e quindi, sono causate dall’inquinamento indiretto dell’uomo.

In questo articolo desidero mettere a fuoco le azioni umane che, invece, agiscono direttamente sull’inquinamento del ciclo idrologico e le conseguenze immediate. Se ne potrebbero elencare un’infinità, ma ne elenco 4, ossia le più pertinenti al tema dell’acqua.

  1. Scarti industriali. Prevalentemente in forma liquida e possono andare ad inquinare direttamente per errore umano non solo i fiumi ma anche le falde acquifere del ciclo idrologico. Cito il tristissimo esempio, che mi riguarda personalmente, dell’inquinamento da PFAS (sostanze idrofobe usate nella conceria delle pelli e nelle pentole anti-aderenti): le aziende a monte di una falda acquifera nel vicentino hanno riversato nel sottosuolo quantità talmente elevate di PFAS da creare un disastro ambientale. Sono migliaia le persone in Veneto che hanno nel sangue quantitativi sopra lo standard di Legge (5nm per litro) e per qualcuno ci sono state varie ripercussioni sulla salute. Questa sostanza è finita ovviamente nella nostra filiera di alimentazione, nelle coltivazioni e negli allevamenti locali. A peggiorare la situazione è il riciclo naturale delle acque sotterranee che, se ricordate, hanno una velocità di movimento molto inferiore rispetto a tutto il ciclo idrologico e per questo il risanamento della falda richiede moltissimi anni. Al problema del PFAS vi ricordo che la soluzione (almeno per l’acqua) è un depuratore e vi invito a rivedere il seguente articolo: https://www.dalmarbozzo.com/2020/07/04/vuoi-migliorare-la-qualita-della-tua-acqua-potabile/  .
  2. Il prelevamento delle acque sotterrane. Se ricordate bene nell’articolo in cui spiego la differenza tra acqua potabile e minerale (https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/20/ti-fidi-dellacqua-che-bevi/), quelle minerali possono essere sia di fonte sorgiva (cioè fuoriuscite naturalmente da un terreno) che di fonte sotterranea (prelevate da falde acquifere). Quando si prelevano dalle falde troppi metri cubi di acqua al secondo tramite pompe idrauliche e senza studiarne l’effettiva capacità e portata, c’è il grave rischio di ridurre notevolmente la superficie stessa della falda, poiché l’avvallamento creato dal sistema di pompaggio si deprime sempre di più fino al collasso della stessa. Qui l’uomo va ad influire direttamente sul bilancio idrico locale del ciclo dell’acqua, rallentando ulteriormente, o addirittura eliminando, gli spostamenti d’acqua sotterranei.
  3. Una delle cose più brutte e disastrose che possono accadere in mare è l’inquinamento per la perdita di petrolio. Premetto che non è mia intenzione fare la morale su se sia giusto o sbagliato estrarlo; voglio concentrarmi, invece, sugli effetti che l’oro nero causa una volta riversato nei nostri mari. Il petrolio è la morte nera di un interno ecosistema locale: a contatto con l’acqua del mare crea una pellicola impermeabile all’ossigeno che soffoca letteralmente la vita marina sottostante impedendone lo scambio tra fauna e superficie. Se poi gli animali ci entrano a contatto diretto si innescano una serie infinita di problematiche di salute, riducendo drasticamente la loro capacità di sopravvivenza. L’acqua, seppure è il miglior solvente in assoluto, con una presenza massiccia di petrolio, non ha abbastanza velocità depurativa da smaltirne gli effetti e quindi in queste circostanze si richiede l’intervento di altre risorse (sia economiche che umane) per tamponare il problema, che a volte può durare per mesi. Purtroppo si stima che ci siano perdite di petrolio annue intorno ai 4 milioni di tonnellate.
  4. Inquinamento plastico. Come ho già spiegato ci sono vari tipi plastiche e in questo caso conviene semplicemente distinguerle tra quelle che galleggiano o meno. Quelle che galleggiano diventano una base fertile per le alghe: la fotosintesi, processo vitale delle alghe, è uno scambio energetico tra clorofilla (contenuta nei sali minerali marini) e luce solare ma essa avviene maggiormente su superficie solide. Quindi la presenza di plastiche galleggianti in mare diventa l’ambiente ideale per la creazione di alghe che comporta da una parte un miglior assorbimento dell’anidride carbonica ma dall’altro comporta un maggior consumo di ossigeno e quindi un impoverimento di specie marine. La plastica che non galleggia, ha maggior possibilità di diventare una serie di trappole micidiali per gli abitanti dei fondali: non solo perché fungono da vere e proprie restrizioni fisiche impedendone la libertà di movimento, come possiamo vedere in numerose immagini strazianti, ma anche perché hanno la particolarità di disgregarsi in microplastiche che vengono facilmente ingerite dai pesci interferendo quindi con le loro funzioni vitali; se poi la fauna ittica inquinati da microplastiche viene pescata, finisce tragicamente nei nostri stomaci e buon appetito a tutti!

Come avete capito la scarsa gestione dei rifiuti umani spesso può portare ad un grave inquinamento delle acque. Se le aziende e i Governi non danno indicazioni più trasparenti o non comunicano in modo più efficace con i consumatori su come smaltire i rifiuti, è probabile che a pagarne il prezzo, in tempi brevi, sia l’ambiente: un consumatore se non comprende dove gettare il rifiuto è probabile che lo smaltisca in modo scorretto e in quel momento è molto più facile che possa raggiungere corsi d’acqua, prima e, da ultimo, viaggiando tramite le correnti marine a distanza di chilometri dal punto di partenza, i mari. Una conseguenza evidente è, ad esempio, l’isola dei rifiuti (The Trash Island) a largo del Pacifico: si stima che abbia un’estensione minima di 700.000 kmq per un totale di 3 milioni di tonnellate di plastica.

Questo mio secondo intervento sul tema del ciclo idrologico ha lo scopo di rendervi più consapevoli delle vostre azioni e di sensibilizzare l’importanza del sistema idrico della Terra: comprendere il suo delicato equilibrio significa fare scelte eco-friendly e salvaguardare l’ambiente!

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IL CICLO IDROLOGICO

Emissioni di CO2 e cambiamento climatico.

Nell’ultimo articolo ho parlato di frigo-gasatori per indurre le persone che amano l’acqua fredda e gassata ad abbandonare gli acquisti in bottiglia di plastica. Oggi, invece vorrei porre attenzione su un argomento che si distacca molto dall’ultimo trattato. Voglio spiegare come funziona il ciclo idrologico, e quali comportamenti umani l’hanno modificato maggiormente, in particolare analizzerò una serie di eventi a catena che hanno portato al cambiamento climatico che stiamo vivendo.

Partiamo dalla definizione: cos’è il ciclo idrologico? E’ il trasporto e la distribuzione naturale dell’acqua tramite processi di evaporazione (vapore acqueo), condensazione (precipitazioni e fenomeni atmosferici) e sublimazione (ghiaccio che si trasforma in vapore) ed esso, in media ogni 3000 anni sposta una massa equivalente a tutti gli oceani del pianeta. Questo ciclo permette di godere delle varie situazioni meteorologiche nel mondo, di influenzare le correnti marine, quindi di determinare le stagioni, e di influenzare le masse d’aria in atmosfera, nonché i venti.

Come funziona? Il ciclo idrologico è messo in moto dal sole, che provoca l’evaporazione dell’acqua liquida presente sui continenti, in particolare quella proveniente dalle piante, prende il nome di traspirazione. Il vapore acqueo, una volta salito in atmosfera, dove la temperatura diminuisce e dove ci sono grandi spostamenti d’aria, tende a condensarsi fino al punto di rugiada, ovvero quel momento dove la saturazione di acqua è tale per cui non possa più rimanere allo stato gassoso, e quindi l’acqua precipita sotto forma di fenomeni atmosferici su tutta la superficie terrestre con diverse concentrazioni e frequenze. Alcune di queste precipitazioni cadono ai poli e in alta montagna e contribuiscono alla formazione dei ghiacciai indispensabili per l’approvvigionamento umano. Il bilancio complessivo del ciclo è nullo: cioè non c’è perdita o aggiunta di quantità d’acqua. Esso è diverso dal bilancio reale poiché, quest’ultimo, consiste nel tenere in considerazione una determinata località: infatti le acque del sottosuolo, dei fondali marini e dei ghiacciai hanno una velocità di inserimento nel ciclo molto ridotta e possono quindi esserci quantità d’acqua differenti.

Che cosa è cambiato del ciclo idrologico? Quali sono le conseguenze o le reazioni a catena che si susseguono? Essendo un sistema circolare ne basta alterare inconsapevolmente uno per cambiare tutto il resto. La traspirazione e l’evaporazione sono tra i fattori maggiormente coinvolti. Ci sono alcuni elementi che caratterizzano il cambiamento del ciclo idrologico e come conseguenza quello climatico. In questo articolo mi concentro sulle emissioni di gas serra, come ad esempio il CO2; esse fanno rimbalzare maggiormente la luce solare nell’atmosfera e comportano diverse conseguenze. Ne elenco 4.

1. Le emissioni di gas serra fanno aumentare il calore in atmosfera; esso fa aumentare evaporazione e traspirazione rendendo così più difficile raggiungere il punto di rugiada, di conseguenza la natura per bilanciare questo squilibrio ricorre ad uno stratagemma: al diminuire della frequenza aumenta la concentrazione e ciò comporta pochi eventi atmosferici ma di grande portata. I monsoni ,ad esempio, sono fenomeni tipici dell’Asia meridionale e sono un ottimo indice del bilancio idrico locale e spiegano bene questo equilibrio. Per ben 8-9 mesi le precipitazioni sono scarse, poi tra giugno e settembre, accade l’incredibile: la temperatura dell’Oceano Indiano risulta minore rispetto a quella del continente e ciò crea un’evaporazione da entrambe le parti ma con temperature differenti. Il risultato è che masse d’aria umida di differente temperatura, che vengono racchiuse dalla catena montuosa dell’Himalaya, si scontrano e creano periodi ad alta intensità di pioggia. Eventi atmosferici simili si stanno verificando in alcune parti del Mondo dove risultano inusuali, abbondanti, e con una frequenza elevata a causa dello squilibrio creato dai gas serra.

2. Aumenta la temperatura dei mari con conseguenze disastrose: per prima cosa viene alimentata la conseguenza sopracitata, ma cosa più preoccupante: un’acqua più calda comporta un maggiore discioglimento dei sali che per le creature marine che abitano in superficie significa avere meno nutrienti disponibili rispetto alle acque fredde e salate. Ciò innesca, quindi, un effetto domino ineluttabile che termina con la riduzione della biodiversità marina. Questo avviene non solo nei nostri mari ma anche ai poli modificando le correnti oceaniche: acque meno fredde e salate alterano i vari strati di densità dei fondali marini e di conseguenza la direzione e la velocità delle correnti modificando le naturali stagioni, e creando maggiori possibilità di cicloni ed uragani.

3. L’anidride carbonica in eccesso che si scioglie in acqua crea l’acido carbonico e incide direttamente sul plancton che è la base della catena alimentare della vita oceanica: il plancton, in presenza di acqua acida (quindi con più CO2), necessita di maggior energia per la calcificazione e i processi vitali e ciò conduce ad un inesorabile indebolimento di questa importantissima forma di vita. Allo stesso modo del plancton, il corallo ha minor possibilità di crescere e quindi di ospitare un numero minore di specie animali, e le barriere coralline ospitano un terzo di tutta la biodiversità marina. La conseguenza inevitabile è una riduzione notevole del mercato ittico e nei prossimi anni il prezzo del pesce sarà destinato a crescere sempre di più e ad essere considerato un bene di lusso.

4. L’aumento di temperatura accelera lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari e le conseguenze sono le più disparate: innalzamento del livello del mare (acqua alta a Venezia), aumento dei volumi dei corsi d’acqua e quindi esondazioni più frequenti dei fiumi (ci è mancato poche che l’Adige esondasse a Egna), riduzione del territorio (il rifugio sulla Marmolada non è più accessibile), estinzione delle specie (orsi polari fortemente a rischio).   

I gas serra rovinano il ciclo dell’acqua, nonché il ciclo della vita, e per rammentarvi l’importanza e la bellezza dell’acqua vi rimando a questo link https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/13/4-cose-che-assolutamente-non-puoi-non-sapere-sullacqua/.

Concludo con un pensiero personale. Ho compreso il tema del cambiamento climatico attraverso gli studi fatti sull’acqua che mi hanno dato una prova concreta e scientifica di ciò che sta accadendo. Il motore del nostro pianeta blu è l’acqua e non si può non considerarla. L’abbiamo forse dimenticato o dato per scontato e ora ne stiamo pagando le conseguenze. Il cambiamento climatico è reale e purtroppo siamo tutti responsabili delle vittime e dei disastri che procura. È giunto il momento di fare un ammissione di colpa e, in maniera responsabile, dire “è anche colpa mia!”, e infine avviare dei comportamenti più eco-sostenibili.

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Acqua fredda o gassata?!

FRIGOGASATORI E BOMBOLE DI CO2

La volta scorsa ho spiegato come la plastic tax costituisca una valida motivazione per abbandonare i consumi di plastica, in particolare le rispettive bottiglie. Questa volta ho intenzione di motivare a fare acquisti plastic-free coloro che amano l’acqua fredda o gassata e spesso non fanno questa scelta perché alcuni sistemi di depurazione non danno nell’immediato soluzioni di questo tipo.

Anzitutto vorrei ricordare che il depuratore è un investimento che nell’arco di 2/3 anni può essere ammortizzato (più tardi cito l’articolo per capire come) e nei successivi anni si può risparmiare sull’acquisto medio familiare annuo di bottiglie di acqua di 450-600€. La soluzione, per chi volesse anche l’acqua fredda e gasata, è il frigogasatore che può essere integrato al sistema di trattamento di depurazione permettendo quindi di darvi ciò che più vi piace! Come i depuratori anche i frigogasatori  possono farvi risparmiare sulla spesa dell’acqua, quindi, se avete un po’ di lungimiranza finanziaria, potete ben capire che non si tratta di uno sperpero inutile ma di un investimento che nel lungo periodo vi darà tantissimi vantaggi.

Ora entro più nel dettaglio per spiegare cos’è un frigogasatore, come funziona, i prezzi e in cosa consiste la manutenzione proprio per dare maggiore consapevolezza a chi vuole fare questo genere di acquisto.

Il frigogasatore non è nient’altro che un frigorifero con annessa la bombola di CO2 alimentare. Per spiegarne meglio il funzionamento è opportuno fare una distinzione tra refrigerazione e gasatura.

La refrigerazione: il procedimento per l’acqua fredda.

Un refrigeratore classico sfrutta il fatto che il gas evaporando assorbe calore e condensandosi lo rilascia. Il gas utilizzato nei frigoriferi è il Freon o comunque un gas idoneo alla refrigerazione ed è racchiuso in un circuito composto da compressore ed evaporatore. Il compressore trasforma il gas in liquido e viene pompato all’interno del frigo grazie ad una serpentina dai tubi sempre più larghi permettendo quindi al liquido di evaporare;  il calore assorbito dall’interno  viene rilasciato tramite radiatore e infine si può ottenere un’ambiente raffreddato. Infine il termostato fa partire il procedimento nel momento in cui la temperatura raggiunta all’interno del frigorifero supera la soglia preimpostata.

La gasatura: il procedimento per l’acqua gassata.

All’interno del frigogasatore o poco distante c’è una bombola contenente CO2 alimentare che tramite alcuni tubi viene introdotto nel frigorifero. Per far si che l’anidride carbonica si misceli con l’acqua, processo chiamato carbonatazione, sostanzialmente sono necessari due fattori:  una buona pressione di esercizio intorno ai 2,5- 4,5 bar, e l’acqua fredda perché la miscelazione avviene con maggior efficacia se la temperatura dell’acqua  è compresa tra i 4 e i 10 gradi centigradi e permette alle bollicine  di gas di non evaporare in fretta. Una bombola da 600 g, per esempio, può rendere effervescente da 90 a 120 L di acqua. L’anidride carbonica alimentare è sotto la sigla E290 e oltre a 600g esistono bombole di dimensioni maggiori e minori, e anche ricaricabili.

Il prezzo di una bombola varia in base alla quantità del contenuto, e al fatto che sia ricaricabile o meno. Ovviamente per evitare l’usa e getta vi consiglio quelle ricaricabili. Ad esempio una da 600g può costare da 14 € a 25€ contro la media delle bottiglie in plastica (0,24€/L) e in vetro (0,5€/L). Capite bene che la convenienza c’è, sempre in un ottica a lungo termine!

Il frigogasatore è la combinazione di queste conoscenze in un unico prodotto. Il suo costo può variare da 250€ a 1500€ in base alle necessità della famiglia e all’uso che se ne fa (magari potrebbe essere inserito all’interno di un locale di ristorazione). La manutenzione consiste unicamente nella sostituzione della bombola e, per il resto, l’azienda che vi vende il prodotto, vi può offrire un servizio assistenza.

Ma tutto questo cosa c’entra con l’acqua e la Green Economy?

Ora che sapete come funziona un frigogasatore , che potete integrarlo al vostro sistema di depurazione (sempre se ne avete bisogno); che quest’ultimo è il secondo miglior modo in termini di qualità, eco-sostenibilità e convenienza come ho già spiegato in questo articolo https://www.dalmarbozzo.com/2020/07/11/5-modi-per-prendere-acqua-a-confronto/; ora non avete più scuse per continuare ad acquistare bottiglie in plastica!

Il frigogasatore , come il depuratore è un acquisto che nel lungo termine è decisamente eco-friendly e potrete così gustarvi la vostra acqua fredda e gasata riducendo l’impatto ambientale!

Nel caso voleste saperne di più o vedere di persona questi apparecchi non esitate a contattarmi! Sarò lieto di dare ulteriori delucidazioni sull’argomento o mostrarvi dal vivo come funzionano. Mettete like, condividete, iscrivetevi al mio canale di YouTube, seguitemi su Instagram e su Facebook!

PLASTIC TAX

L’inevitabile tassazione sulla plastica.

Nei precedenti articoli ho mostrato più volte svariate soluzioni alternative all’utilizzo della plastica. Se il messaggio non fosse chiaro ve lo ripeto: ho intenzione di eliminare le bottiglie di plastica!!! Quindi ecco qui un’altra motivazione per ridurre il consumo di plastica monouso.

Parliamo di PLASTIC TAX. Premetto che, non è mia intenzione fare un intervento a sfondo politico, anche se è un tema che riguarda principalmente la politica. Spiegherò infatti che cos’è questa tassa, perché è nata questa proposta di legge, quali sono le possibili conseguenze e il mio personalissimo punto di vista che è ben lontano dal fare politica!

Che cosa ‘è! La plastic tax è nata dopo un confronto in Commissione Europea nel gennaio 2018 dove è emerso che soltanto il 20% dei rifiuti di plastica monouso veniva riciclato e il restante andava a inquinare l’ambiente, per lo più i nostri mari. Vi ricordate la tassazione di 5 centesimi sui sacchetti di plastica nel 2017, dove stava quasi nascendo una rivolta per l’aumento del prezzo? Ecco in quel caso , tantissime persone non furono contente, ma il risultato fu eccellente e si è visto ridurre drasticamente l’acquisto di buste di plastica. La plastic tax, allo stesso modo, ha lo scopo di: 1) scoraggiare i consumatori all’acquisto di plastiche usa e getta, 2) ridurre in maniera indiretta l’impronta al carbonio, e 3) stimolare i cittadini e le aziende ad applicare comportamenti virtuosi per il corretto smaltimento dei rifiuti.

La plastic tax in Europa. L’iter di questa proposta di Legge è stata uno dei più rapidi nella storia della Commissione Europea, poiché la stragrande maggioranza era favorevole, anche se – a ragion del vero –  sicuramente le manifestazioni di FridayForFuture in tantissime piazze del mondo hanno reso urgente il tema.

La Legge, infatti, è stata approvata il 5 giugno 2019, appena dopo 3 mesi dalla prima manifestazione globale tenutasi il 15 marzo 2019; essa prevede la tassazione di 0,80 € per ogni kg di plastica prodotta che poi verrà intercalata in base alla singola situazione di ogni Paese. È così arrivata ad essere una norma estesa a tutti i membri dell’UE e l’unica cosa certa è che a partire dal 1° gennaio 2021 sarà obbligatoria per tutti.

La plastic tax in Italia. Come qualsiasi tassa anche questa ha creato dibattiti accesi fin dall’inizio, poiché da una parte si vuole stimolare un’economia ecosostenibile e dall’altra si va ad intaccare un settore imprenditoriale che in Italia, e per lo più in Emilia Romagna, dà lavoro a tantissime persone. Quindi a fine anno 2019 si è giunti ad un compromesso dove la tassazione è arrivata a 0,45€ al kg. La plastic tax ha preso  il nome di MACSI cioè imposta sui MAnufatti di Consumo di Singolo Impiego.

 Quali prodotti plastici rientrano nel MACSI dunque? Tutti quei prodotti volti al contenimento o alla protezione di alimenti, in questa categoria rientra, per esempio, anche il Tetrapack; sono invece esclusi quei prodotti con una composizione inferiore al 40% di plastica, nonché quelli riciclati o semi-compostabili, e gli imballaggi dei medicinali. Per permettere alle aziende di ridurre la quantità di plastica e quindi di fare una manovra di conversione, è stata aggiunta alla Legge un credito di imposta del 10% per quelle industrie che nel 2020 attueranno comportamenti virtuosi, cioè quelli volti all’attenzione per l’ecosistema. Il Covid-19 ha fatto slittare l’avanzamento della proposta di Legge e, contemporaneamente ha fatto incrementare la domanda di materie plastiche monouso in nome dell’igiene personale, e ha lasciato più tempo alle aziende del settore plastico di riorganizzarsi. Insomma da un lato bene per l’industria, dall’altro male per l’ambiente. Se la situazione Covid-19 migliorerà ci saranno ulteriori sviluppi a riguardo, per ora è rimasto un argomento sospeso e messo in secondo piano.

Conseguenze. Quali sono le conseguenze ti tale tassazione? Non c’è uno scenario certo, però in alcuni Paesi europei, dove la tassa è già stata applicata da 2/3 anni, si è visto un drastico calo dei consumi plastici e la conseguente riduzione del settore industriale dei polimeri. Le aziende italiane, soprattutto dopo il Covid, non hanno, in alcun modo, intenzione di assorbire la tassa e quindi per loro l’unica decisione da prendere è di scaricare l’imposta sul consumatore finale che pagherà a prezzo maggiore la plastica monouso.

Vi ricordo che, come ho già detto, produrre plastica richiede, tantissime risorse che non sono più sostenibili (vedi il petrolio che è destinato al finire al 100% nei prossimi 43 anni); che la plastica è uno dei maggiori responsabili dei cambiamenti climatici, a causa dell’inquinamento marino.

Considerando questi aspetti, la mia personalissima opinione è la seguente: la tassa sulla plastica è una medicina amara che va presa senza tante storie, e che vi piaccia o meno, sarà prima o poi inevitabile. C’è anche da considerare che la tecnologia e le soluzioni ecologiche sono in continua crescita ed è solo una questione di tempo prima che si trovi una alternativa definitiva alla plastica, e le aziende produttrici dei polimeri potranno soltanto o adeguarsi o estinguersi. Mi auspico ovviamente che la Legge passi e che abbia un effetto positivo per la riduzione delle emissioni di CO2.

Mi sento, infine, di darvi un consiglio se non volete subire questa tassazione: adoperatevi quanto prima a fare un cambiamento in termini di consumi plastici, e dato che l’acqua è la mia materia, vi consiglio di rivedere questi articoli che possono aiutarvi a eliminare l’acquisto delle bottiglie di plastica.

Basta plastica! Scegliete le alternative già disponibili!

Come sempre, se avete trovato utile l’articolo, o se è stato di vostro gradimento mettete like, condividete, iscrivetevi al mio canale YouTube e seguitemi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti!

BORRACCE

La scelta giusta

La volta scorsa ho dato delle informazioni generiche sulla borraccia, senza entrare nei particolari; questa volta darò informazioni più specifiche su come scegliere la borraccia.

Se avete deciso di ridurre l’impatto ambientale, in particolare del PET, con l’acquisto di una o più borracce… Fantastico! Avete il mio apprezzamento! Desidero aiutarvi nella scelta d’acquisto per non farvi abbindolare dal basso prezzo o dai colori sgargianti e accattivanti. Ecco qui delle indicazioni su come scegliere la borraccia che fa al caso vostro.

Quanta acqua vi serve? In un precedente articolo ho spiegato l’importanza dell’idratazione, insieme alla dottoressa Chiara Andreella, che necessitiamo, in media ed in linea generica, di 2,5 L al giorno. Vi sembrerà scontato quello che vi dirò, ma siamo talmente presi dalla routine quotidiana che tanti di noi non si idratano a sufficienza, e quindi un consiglio, relativo all’acquisto, per contrastare questa carenza è di  scegliere la capacità di volume della borraccia in base a quanto rimanete fuori casa. Ad esempio, se state fuori casa almeno 8-10 ore al giorno allora una borraccia da 600 ml / 1000 ml è la scelta che fa per voi; se invece state fuori casa tutto il giorno è bene attrezzarvi con due o più borracce sempre dello stesso volume. Se avete esigenze di diverso volume non preoccupatevi, potrete trovare il target che fa al vostro caso perché ce ne sono davvero tanti.

Qual è il contesto in cui andrete a bere fuori casa? Si tratta di stare al lavoro, in ufficio, oppure fuori a fare attività fisica? Le borracce con chiusura ad avvitamento solitamente sono indicate per qualsiasi attività poco o per niente movimentate, come ad esempio lavoro in ufficio; al contrario, le borracce con chiusura push and pull sono ideali per l’attività fisica perché pratiche da prendere con una sola mano e apribili con la bocca.

Semplice o termica ed isolante? Una borraccia semplice non ha alcune protezione da caldo o freddo e nemmeno può trattenere la temperatura del liquido in essa contenuto. Invece, se è termica, la borraccia è costruita da due strati (come se al suo interno ce ne fosse un’altra) e in questo modo è possibile ridurre notevolmente l’escursione termica mantenendo quasi inalterata la temperatura del liquido. Se, ad esempio, non volete l’acqua fredda o calda allora una borraccia semplice fa per voi, ma se invece volete mettervi all’interno o un the caldo o freddo e mantenere quella temperatura allora scegliete quella termica-isolante per potervi godere le giornate all’aperto.

Quale materiale scegliere? La volta scorsa ho affermato che è importantissimo sapere con quale materiale è fatta la borraccia ed ecco i dettagli dei 4 materiali più usati per la produzione di borracce.

Plastica. Le borracce in plastica a basso costo hanno tutte le qualità e i pregi che ho elencato in un precedente articolo. Lo ripeto: le bottiglie in PET sono monouso e non vanno riutilizzate nemmeno come borracce. Le borracce in plastica hanno tutta una serie di controindicazioni che possono alterare le proprietà organolettiche della bevanda. Ma c’è anche una plastica molto valida chiamata TRITAN che è un polimero estremamente sicuro dal punto di vista sanitario poiché è privo dei BPA, compatto, leggero, resistente e trasparente, si può lavare in lavastoviglie senza modificare le sue caratteristiche chimiche. La mia borraccia è in Tritan BPA FREE.

Alluminio. Le borracce in alluminio hanno il vantaggio di essere molto leggere, ma sono facilmente sensibili agli urti e ossidabili dai vari liquidi con cui entrano in contatto. L’ossidazione dell’alluminio può provocare diversi disturbi di salute che non elenco per brevità. Per rimediare a questo possibile problema hanno pensato bene di inserire un rivestimento interno in ceramica che mantiene inalterate le proprietà del liquido. In queste borracce però è sconsigliato inserire liquidi come latte, olio e bevande acide.

Acciaio. Le borracce in acciaio sono spesso inossidabili e ultimamente sono le più quotate perché l’acciaio non rilascia sostanze che possono alterare sapore e odori del liquido contenuto e difficilmente sono soggette alla proliferazione di batteri. Il loro difetto principale è il peso.

Vetro. Le borracce in vetro, seppur hanno il vantaggio di essere inerti dal punto di vista chimico a contatto con i liquidi, sono vendute in quantità minore perché corrono il rischio principalmente di rompersi e quindi per la fragilità sono le meno scelte.

Queste sono le indicazioni che mi sento di dare per fare un buon acquisto di una borraccia. Ovviamente non vi condannerò se ne sceglierete una di scarsa qualità perché contribuirete comunque a ridurre l’impatto ambientale. Sono convinto però che per aver una borraccia di qualità bisogna spendere minimo 15€.

Spero che questo articolo vi sia stato utile. Ditemi la vostra! Che borraccia usate? Perché? Scrivetemi, seguitemi su Instagram e Facebook e iscrivetevi al mio canale di YouTube.

BORRACCE

La svolta ecologica

La volta scorsa ho mostrato come la canapa possa essere un ottimo sostituto alla plastica e come possa essere una grande risorsa per la Green Economy. Desidero parlarvi di un prodotto diventato simbolo non solo della Green Wave ma anche della lotta contro la plastica: la BORRACCIA.

Da un paio di anni la borraccia è tornata d’interesse grazie ai movimenti eco-friendly associati alla spinta ambientalista di Greta Thunberg. Dico, è tornata, perché la borraccia è un’invenzione tutta italiana creata da Pietro Guglielmetti intorno al 1850: era in legno, aveva la capacità di un litro, aveva una tracolla per essere trasportata comodamente, ed era pensata per l’utilizzo bellico. Infatti la borraccia entrò a far parte dell’equipaggiamento militare durante le guerre per l’unità d’Italia ed espatriò in tutto il mondo grazie alla guerra in Crimea. Ben presto poi fu creata con altri materiali, come ad esempio l’alluminio, e infine perse l’interesse comune con l’avvento delle plastiche.

Attualmente il mercato delle borracce è fiorente, in continua crescita e lo si può constatare in moltissimi supermercati: vengono proposte, in bella vista, a disposizione dell’utente una vasta scelta di vari tipi di borracce. I primi acquirenti della borraccia sono le nuove generazioni e i millenials e man mano che cresce l’interesse per l’ambiente anche le generazioni meno nuove si stanno attrezzando. Ma quali vantaggi porta avere con se la propria borraccia?

I vantaggi sono principalmente 3:

  1. Il costo dell’acqua è praticamente nullo come abbiamo già visto per l’acqua potabile o trattata. La prendete dal rubinetto senza pagare e ve la portate dove volete!
  2. Una borraccia è in un certo senso “per sempre” e questo significa rinunciare all’acquisto delle bottigliette in PET riducendo notevolmente l’impatto ambientale. Provate ad immaginare se ogni italiano (siamo in 60,37 milioni) utilizzasse la borraccia, e decidesse di non comprare più bottiglie di plastica… significa che in Italia si eliminerebbe a monte ben 33,5 milioni di kg plastica e 83,6 milioni di CO2. Come posso dirlo? Ricordo che in base ai precedenti articoli, 1 kg  di bottiglie di plastica può contenere 37,5 L di acqua e produce 2,5 kg di Co2; in media ogni italiano spende 208 L all’anno. Questo vuole dire impattare pochissimo sull’ambiente!
  3. Avere la borraccia ci aiuta a monitorare il nostro stato d’idratazione: se a metà giornata la vostra borraccia è ancora piena probabilmente siete disidratati. Se ce l’avete sempre con voi, sarà più facile finirla.

L’unico svantaggio della borraccia è che può risultare scomoda avercela con se, ma ci sono moschetti e altri lacci che possono aiutarci a rimediare a questo piccolo inconveniente.

Ecco qui alcune informazioni generali sulla borraccia:

1. Vanno lavate frequentemente con acqua calda, detergente e con lo scovolino, che è una spazzola ideata per entrare dentro a cavità lunghe e strette, oppure se la borraccia lo consente, lavate in lavastoviglie. Il lavaggio acqua calda, lavapiatti e shakeraggio manuale della borraccia può essere nel tempo inefficace perché non riuscireste a lavare accuratamente nelle curve del contenitore.

2. Leggete le istruzioni o l’etichetta d’acquisto per comprendere cosa può o non può fare la borraccia: in base al materiale con cui sono fatte possono contenere alcuni liquidi oppure no; possono essere usate tot volte o lavate n.° volte.

3. Le borracce variano di costo in base alle seguenti caratteristiche: materiale, volume, scopo di utilizzo sono ciò che influiscono più di tutto sul prezzo. I prezzi variano quindi da 5 € a 25€. Una buona borraccia costa minimo 15€.

4. Ci sono principalmente 4 materiali con cui vengono fatte le borracce: in plastica, in alluminio, in acciaio e in vetro. La domanda più importante da farsi in fase di acquisto, la prima in assoluto, è di che materiale è la borraccia! Perché in base alle caratteristiche del materiale può farvi decidere sulla vostra scelta di acquisto. Ma di questo ne parlerò la prossima volta e darò informazioni più dettagliate su come scegliere.

Se avete deciso di fare la svolta ecologica vi faccio le mie congratulazioni! Vi può sembrare una sciocchezza ma sono le piccole azioni quotidiane che nel tempo producono grandi cambiamenti. Sono convinto che la borraccia abbia ancora largo margine di crescita in termini economici e che possa svolgere un ruolo importante nella partita della salvaguardia dell’ambiente.

Non perdetevi la prossima puntata! Intanto commentate, mettete like, seguitemi su Instagram e Facebook e iscrivetevi al  mio canale YouTube. Ciao a tutti!

CANAPA

L’ORO VERDE SNOBBATO

La volta scorsa ho esposto una lista di motivi per non acquistare il PET, ed ho anche affermato che esistono tantissime alternative alla plastica. Oggi, quindi voglio parlare di una di queste alternative: CANAPA.

La maggior parte delle persone, quando si parla di canapa l’ associa allo sballo, alla droga o all’uso ludico-ricreativo, e invece esiste un mondo di risorse incredibili dietro a questa pianta.

Perchè, quindi, la canapa ha, per l’opinione pubblica, un’accezione così negativa? Il motivo principale per cui le persone o le istituzioni hanno poca fiducia in questa pianta risale alla fine degli anni ’60, per la precisione al 1968: proprio come è successo per la bottiglia in plastica, gli americani avevano importato la loro cultura e le loro mode nel nostro Paese, nel bene e nel male; tra queste anche i movimenti hippy del ’68 e tutto il mondo della droga, marijuana inclusa. Ovviamente questo modo di vivere, e in particolare l’aspetto della droga, in Italia non fu accolto bene, ma anzi fu fortemente ostacolato, finendo per ridurre drasticamente gli utilizzi della canapa. La cosa sorprendente è che negli anni ’30 l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa e dava da lavorare a tantissime persone; ma, con l’avvento della guerra, questo settore venne accantonato, fino a scomparire, per lasciar posto all’ industria bellica. Nel dopo guerra le macchine in grado di lavorare la pianta erano veramente poche e il ritorno della canapa nel ’68 come droga non fu d’aiuto alla ripresa, anzi, fu un ultimo duro colpo che portò alla quasi sepoltura del settore della canapa. Inoltre all’epoca si sapeva poco dei contenuti chimici di THC e CBD e sulla possibilità di modificare questi parametri della pianta, cosa che, invece, in questo momento è possibile.

Attualmente in Italia la produzione di canapa non supera i 5-6 mila ettari e non c’è chiarezza in ambito legislativo; o meglio, ci sono delle leggi che possono facilmente essere contraddette o infrante. Le principali condizioni per la coltivazione di canapa sono queste: tenore di THC non superiore a 0,2%; comunicazione alle autorità competenti del luogo di coltivazione con rispettivo consenso; ci deve essere già un’azienda qualificata per la trasformazione della canapa come risorsa (ad esempio Assocanapa a Carmagnola TO).

La canapa, intesa come pianta ad uso industriale, è molto semplice da coltivare infatti ha una velocità di crescita tale da essere definita “auto-diserbante”, cioè cresce più veloce di qualsiasi altro infestante e una volta raccolta lascia il terreno totalmente libero e fertile per una nuova coltura. Si è anche visto che non necessita di grandi quantità d’acqua e si adatta facilmente a molti tipi di terreno fino anche a quote di 1500 metri.

Gli utilizzi con cui la canapa può essere sfruttata come risorsa sono svariati, come anche i settori che coinvolge: in campo medico, in ambito tessile, nell’alimentazione, nell’uso della carta, nei carburanti, nella cosmesi, nel settore edile e anche come plastica. La sua capacità “multi-tasking” la rende preziosa tanto da essere definita “oro verde” poiché con essa si possono creare 25 mila prodotti e sottoprodotti. Ecco alcuni spunti in alcuni di questi settori.

Settore edile. Utilizzando il canapulo, che è una parte di scarto dello stelo della pianta, acqua e calce si può ottenere un materiale edile estremamente versatile in tante dinamiche di costruzione dall’intonaco al bio-mattone. Si è visto che può essere un ottimo isolante termico perché si ottiene una temperatura media costante di 26 gradi sia d’estate che d’inverno riducendo notevolmente i consumi legati alla climatizzazione e quindi assorbe molto bene l’umidità e rende l’ambiente più salubre: una casa costruita con questo materiale comporta, quindi, diversi vantaggi. Altro aspetto interessante di questo materiale è che ha un ottimo impatto ambientale: si stima che una tonnellata di canapa secca possa eliminare 325 kg di CO2 analogamente ai depuratori per l’eliminazione della plastica. Gli edifici fatti con materiali classici hanno invece un impatto maggiore in termini di impronta di carbonio.

Settore plastica. La canapa ha ottime capacità di resistenza ed elasticità che la rendono un ottimo sostituto alla plastica con la differenza sostanziale che la canapa è biodegradabile e compostabile. L’utilizzo più comune, come surrogato della plastica, è nel settore automobilistico: le scocche delle auto sono composte da fibra di canapa e rendono le auto più leggere, resistenti e performanti (Mercedes ad esempio lo fa). La canapa, così impiegata, sta anche vedendo forte interesse nel settore dell’arredamento, nelle stampe 3D e in tantissimi altri settori che desiderano essere “plastic-free”.

Settore energetico. I combustibili detti a bio-massa sono quelli che riescono a sfruttare il potere energetico della sostanza per creare carburanti. I semi di canapa spremuti producono un olio ad alto potere energetico che può essere lavorato fino a creare il bio-diesel che, a parere degli esperti, è in grado di prolungare la vita dei motori rispetto a quelli tradizionali.

Molti di questi utilizzi sono davvero interessanti, sia dal punto di vista economico (in termini anche di business) ma anche dal punto di vista ecologico; ma come potete immaginare ci sono forti interessi di fondo per non considerare la canapa come risorsa preziosa.

In questo articolo il mio intento è di mettere a conoscenza le persone di questa risorsa incompresa, e semmai in Italia si farà chiarezza in termini legislativi sulla canapa industriale ricordatevi che potrete fare la vostra parte per un mondo più ecosostenibile, cercando di promuovere questa pianta non come droga ma come risorsa. La canapa potrebbe un giorno diventare la plastica monouso di cui abbiamo bisogno ed essere utilizzata per il trasporto di acqua e altri liquidi.

Ci sono tanti altri utilizzi che non ho elencato e potete scrivermeli. Quindi, commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di YouTube e seguitemi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti.

Desidero infine ringraziare Marco De Francesco per le conoscenze che mi ha dato sulla canapa:  anni fa, ha fatto un bellissimo tentativo imprenditoriale per cercare di trasformare la canapa in pellet. Lascio qui il link per l’articolo a lui dedicato : https://www.dolcevitaonline.it/pellet-di-canapa-un-caso-di-studio/

BOMBA PLASTICA

10 buoni motivi per abbandonare il PET.

La volta scorsa ho spiegato a grandi linee il tema della plastica. Oggi invece desidero darvi delle motivazioni per abbandonare gli acquisti di plastica, in particolare del PET.

Quindi ecco qui 10 ragioni che personalmente ritengo valide per NON acquistare bottiglie di plastica. Alcune di queste le ho già dette, altre no, altre invece fanno riferimento alla plastica in generale ma le voglio racchiudere un’unica lista dato che sono correlate dalla stessa materia.

  1. Produrre 1 kg di plastica richiede 2 kg di petrolio, 17,5 L di acqua e  produce 2,5 kg di CO2: troppe risorse per un bene usa e getta. È un prodotto estremamente consumistico.
  2. Una bottiglia di plastica se dispersa nell’ambiente impiega 450 anni per decomporsi. Fate un favore all’ambiente nel caso in cui ne vediate una a terra: raccoglietela e buttatela nel cestino!
  3. La plastica è uno degli elementi maggiormente responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 : il suo incremento  rende le acque dei mari più acide e più calde creando una reazione a catena negativa sia nel clima, nella biodiversità marina e quindi nel mercato ittico.  
  4. C’è un’isola di rifiuti che galleggia nel Pacifico con un’estensione minima di 700.000 km2 di cui 3 milioni di tonnellate di plastica e di sicuro non è normale!
  5. Le bottiglie di plastica sono composte da PET, che sfortunatamente non galleggia in mare e quindi nel caso si voglia recuperarle risulta estremamente difficile. È più facile invece che finisca nello stomaco di qualche pesce.
  6. La decomposizione della plastica crea microplastiche: hanno dimensioni anche nanometriche e, grazie all’acqua, riescono a insinuarsi in tutto il nostro ecosistema, anche nella nostra alimentazione. Si stima infatti che ingeriamo 5 grammi di plastica a settimana, il che equivale a mangiarsi una penna BIC ogni sabato sera come happy hour. Gli effetti sulla salute umana sono ancora in fase di studio ma si può dire che, per quello che si conosce, questo ingerimento involontario di plastica, seppur a piccole dosi, causa stress ossidativo cellulare e riduzione dell’assorbimento di elementi come iodio, ferro e rame nell’intestino.
  7. La bottiglia in plastica, nel momento dello stoccaggio, spesso rischia di essere esposta a calore e luce solare, e questo stimola la fotosintesi e la creazione di alghe rendendo quindi l’acqua inutilizzabile. Nel mio precedente lavoro ho assistito tante volte a questa scena: capitava, soprattutto d’estate, che il cliente mi faceva notare la presenza di alghe all’interno del boccione dovuto a fonti di calore o luce, e si doveva conseguire alla sostituzione non solo del boccione ma anche della vasca di raccoglimento dell’acqua della colonnina.
  8. Tutte le acque in bottiglia di plastica sono minerali. Come abbiamo già visto, il controllo effettuato sulla qualità della fonte avviene soltanto una volta ogni 5 anni. Quindi, tenendo in considerazione anche il punto 7, non è così buona come si voglia far credere.
  9. Nel suo “Il libro dell’acqua“, del quale consiglio a TUTTI la lettura, il fisico Alock Jha scrive: “Le plastiche che finiscono in mare tendono ad essere ricoperte da alghe, rilasciano sostante tossiche e impattano ulteriormente sulla catena alimentare marina”.
  10. L’acquisto delle bottiglie di plastica comporta un’ incremento dei trasporti e di conseguenza delle emissioni di CO2. Ho già ampiamente dato indicazioni su come acquistare acqua in maniera più sostenibile.

Di alternative alla plastica ce ne sono davvero tante, tra cui la mia idea, come anche esistono diverse soluzioni per smaltirla correttamente, ma magari con il tempo avrò modo di elencarle.

Non intendendo condannare per sempre la plastica perché ha delle utilità innegabili, soprattutto in campo medico, ma intendo promuovere acquisti più eco-friendly. Ciò non toglie che ognuno di noi è libero di acquistare o meno le bottiglie di plastica ma di certo è un inizio che può essere intrapreso da chiunque. Può sembrare inutile eliminare il PET ma è quel piccolo contributo che nel tempo produce un grande cambiamento.

Concludo dicendo che il petrolio con cui si crea la plastica, secondo Worldometers, è destinato a finire nei prossimi 43 anni quindi BASTA BOTTIGLIE DI PLASTICA! Sostenete le alternative!

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Comprendere la plastica

In più appuntamenti precedenti ho accennato diverse volte genericamente all’utilizzo della plastica senza mai entrare nello specifico dell’argomento, quindi oggi tratterò l’argomento plastica spiegando brevemente cos’è, com’è nata, come si crea, quali tipologie esistono, e in che modo è entrata comunemente nelle nostre case come contenitore per acqua.

Anzitutto, la plastica è un materiale creato dall’uomo dalla lavorazione del petrolio. Per produrla è necessario l’utilizzo di acqua, petrolio e metano. Si applica un processo chimico, scoperto nel 1835, chiamato polimerizzazione degli idrocarburi cioè composti da Carbonio e Idrogeno. Tutte le scoperte riguardanti la plastica partono da qui. Dal 1900 in poi è stata una evoluzione innovativa continua,  portando alla nascita del PVC, del moplen, del PET e tutte le altre plastiche. Attualmente le plastiche di dividono in 7 tipi e le descrivo brevemente qui sotto :

1 PET  (Polietilene Teraftalato), plastica monouso, densità maggiore dell’acqua. Esempio di PET: bottiglie di plastica.

2 HDPE/HDP (Polietilene ad alta densità): plastica che galleggia, ritenuta più sicura. Esempio: contenitori dei detersivi.

3 PVC (Cloruro di Polivinile) usata per le vaschette trasparenti per il confezionamento dei cibi.

4. PE-LD (Polietilene a bassa intensità) usato nei bicchieri dei distributori automatici (ne ho visti a migliaia di questi!), galleggia.

5 PP (polipropilene), galleggia ma è difficile da riciclare. Esempio: bacinelle, scolapasta e shaker.

6 PS (polistirolo) usato per imballaggi alimentari e non, facilmente dispersivo.

7 altre plastiche, sono composte da BPA (Bisfenolo A).Questo tipo ti plastica NON è RICICLABILE e dunque è pensato per un uso prolungato.

Di solito troviamo il simbolo del riciclaggio con il numeretto corrispondente o/e le diciture appena citate. Ad esempio io ho una borraccia con simbolo di riciclaggio 7, ma è anche BPA free, cioè non è presente il Bisfenolo A. Per chi non lo sapesse il BPA è una composto organico, che ha diverse controversie in ambito di salute umana: ci sono diversi studi che lo collegano a disturbi dell’apparato endocrino e ormonale. Ho acquistato questa borraccia per tenerla a lungo e evitare altri acquisti usa e getta. Spero che mi duri a lungo!

Guardando questa lista di varie tipologie di plastiche, la bottiglia di plastica è nella maggior parte dei casi PET. Questi numeri che vanno da 1 a 7 corrispondono al tipo di plastica. A volte si possono leggere altri numeri sul fondo della bottiglia e voglio quindi sfatare un mito su questi numeri: essi non corrispondono alla quantità di volte che si può riutilizzare la bottiglia di plastica; infatti ho chiamato un’azienda di acque minerali in bottiglia di plastica per chiedere ulteriori informazioni a riguardo, e mi hanno detto che corrisponde semplicemente ad un numero seriale di produzione. Mi dispiace deludervi nel caso in cui abbiate creduto a questo fatto… l’ho creduto anch’io! Il PET è pensato per il monouso e ora che lo sapete, siete responsabili delle vostre scelte.

Ma vediamo di capire meglio gli aspetti legati alla bottiglia di plastica. In che modo è nato il concetto di acqua in bottiglia? E quando la plastica è entrata come alternativa?

Il primo caso di acqua venduta in bottiglia è stato riscontrato a Boston nel 1760 circa dalla società Jackson’s Spa che promuoveva l’acqua per uso terapeutico. Ovviamente non aveva nulla di terapeutico. Magari come ci viene testimoniato da Saratoga City era soltanto un’acqua minerale. In ogni caso l’idea è nata negli USA e infatti sono tra i più grandi consumatori di acqua in bottiglia come abbiamo già visto in un precedente articolo.

Come è nata la bottiglia di plastica, e com’è entrata nelle nostre case? Nel 1973 il signor Nathaniel Wyeth brevetta la bottiglia in plastica PET e comprende la potenzialità che avrebbe avuto sul mercato alimentare: avrebbe ridotto i costi delle aziende legati all’acquisto del vetro con la sostituzione completa a favore della plastica delegando lo smaltimento della bottiglia all’utente finale e istituendo quindi il vuoto a perdere.

Sempre negli anni ’70 l’azienda francese Perrier investì grandi quantità di denaro per una campagna pubblicitaria rivolta agli USA riguardante la loro acqua effervescente: venne venduta come un lusso imperdibile. La combinazione vincente per l’avvento della bottiglia d’acqua in plastica fu grazie a tre fattori: la campagna di marketing di Perrier (che ebbe successo), la bottiglia in plastica di Wyeth, e Usa prima potenza mondiale, trascinatore dell’economia e delle mode di quei tempi. Questi tre fattori resero l’acqua in bottiglia di plastica un oggetto comune in tutte le nostre case. La strategia di marketing che ci sta dietro è racchiusa nei  seguenti punti:

  1. Contrapporre l’acqua trasparente in bottiglia alle bibite gassate colorate anziché all’acqua di rubinetto.
  2. Immagine sull’etichetta evocativa: una sorgente, una montagna, qualcosa che ricordi la purezza naturale.
  3. Usare la paura come motivazione per cambiare scelta: insidiare dubbi sulla qualità dell’acqua del rubinetto.
  4. Fare appello allo status: comprare una determinata tipologia di acqua ti mette in una condizione di “diversità sociale” come è successo per la Perrier.
  5. La bottiglia in plastica viene associata all’uso privato, personale, comodo da trasportare ovunque.

Il risultato è evidente tutt’oggi, dato che in Italia spendiamo una media di 200L in bottiglia di plastica e siamo il primo paese europeo consumatore di acqua in bottiglia.

Ora che sapete quali leve emotive vengono usate per favorire l’acquisto della bottiglia di plastica, potete prenderne il controllo e fare scelte d’acquisto più consapevoli, non soltanto per l’acqua ma anche per la plastica in generale. Se questo non fosse sufficiente magari la prossima volta vi darò altre informazioni. Commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram e su Facebook.

5 modi per prendere acqua a confronto

Quale modo è più conveniente, di maggior qualità e a basso impatto ambientale?

La volta scorsa vi ho parlato dei sistemi di depurazione e abbiamo visto vantaggi e svantaggi di ogni principale tecnologia disponibile. 

Questa volta cercherò di mettere a confronto i modi che più spesso vedo utilizzare dalle persone per prendere acqua, considerando: convenienza, qualità e impatto ambientale; i modi in questione sono: acqua del rubinetto, acqua filtrata con la caraffa a cartucce, acqua depurata con carboni attivi, acqua in bottiglia di plastica, acqua in bottiglia di vetro. Per poter poi decretare un vincitore complessivo in questo confronto assegnerò un punteggio che và da 1 a 10; dove 1 si intende poco conveniente, poca qualità e ad alto impatto ambientale, e 10 si intende molto conveniente, tanta qualità, e a basso impatto ambientale.

Convenienza. Per convenienza si intende quella caratteristica che nell’arco di un periodo di tempo ci permette di spendere poco con una determinata prestazione per uno specifico prodotto o servizio. Il confronto che ho fatto, eseguito su un consumo di 5000 litri, che è il massimo filtraggio di un carbone attivo perché in questo modo ho la possibilità di comparare gli altri metodi in un contesto di uguale di consumo.

  •  Acqua in bottiglia di vetro: chi le acquista spende una media di 0,5 € per L e quindi per ottenere 5000L spende 2500 €. Punteggio=2. 
  • Acqua in bottiglia di plastica : con una media di 0,24 € al litro si spende 1200€. Punteggio= 4. 
  • Acqua con depurazione a carbone attivo: senza considerare l’investimento iniziale della depurazione (che nel tempo viene ampiamente recuperato), la sostituzione del filtro avviene a 5000 litri e costa 260 €, quindi una media di 0,05 € al litro. Punteggio=6. 
  • Acqua depurata con la caraffa a cartucce: con una media di 0,03 € al litro la spesa totale per 5000 litri è 140 €. Punteggio=7.
  •  Acqua del rubinetto: come ho già detto in un articolo precedente l’acqua potabile è estremamente conveniente e infatti 5000 L costano appena 1€. Punteggio=10.

Qualità. Quale dei 5 modi ci assicura un’acqua di qualità maggiore? In termini di qualità considero l’eventuale stoccaggio e le proprietà organolettiche; la qualità si può determinare nel momento in cui la si beve.

  •  Acqua in bottiglia di plastica. Come già detto l’acqua minerale ha scarsi controlli e uno stoccaggio inadeguato che spesso comporta l’usura della plastica e di conseguenza cambiamenti nelle proprietà organolettiche. Punteggio= 5.
  •  Acqua del rubinetto: è sicuramente la più controllata ma spesso lascia discutere l’odore e il sapore causato dalla presenza del Cloro come agente di sterilizzazione o dall’usura delle tubature. Punteggio= 6. 
  • A pari punteggio l’acqua in bottiglia di vetro e il filtraggio a caraffa: considerando che il vetro ha ottime capacità di conservazione delle proprietà organolettiche ma lo stoccaggio non è sempre idoneo, che il filtraggio a cartucce permette di migliorare la qualità dell’acqua (ma non di renderla eccellente), ma in compenso è privo di stoccaggio il punteggio che ho assegnato è di 7. 
  • L’acqua depurata con i carboni attivi: zero stoccaggio e ottima filtrazione quindi ottima qualità. Dato che un minimo di errore nella depurazione è inevitabile il voto complessivo non può essere 10 ma 9!

Impatto ambientale. S’intende quanto il prodotto o il servizio crei un effetto a livello ambientale: quindi quali e quante materie prime sono state utilizzate per la produzione, quanta CO2 produce o elimina. Quali dei 5 modi elencati è il più eco-solidale, sostenibile? Per determinare l’impatto ambientale è necessario prendere in considerazione un arco di tempo molto più lungo per vedere i pro e i contro di una determinata scelta. C’è da dire che tutte le azioni umane hanno, inevitabilmente, un impatto ambientale e quindi il voto 10 è escluso.  

  • Acqua del rubinetto: la costruzione della gestione dell’impianto idrico locale e delle tubature sicuramente ha richiesto un notevole impiego di materie, energie, riduzione del suolo e una produzione di CO2,; ma fortunatamente non è aggiudicabile alle scelte dell’utente finale e quindi l’acqua potabile del rubinetto ha come unico impatto ambientale lo spreco. Magari ne parlerò in maniera più completa in un altro momento ma per ora mi limito a dire che molto spesso per negligenza degli utenti si spreca tantissima acqua. Voto complessivo 9. 
  • Acqua in bottiglia di vetro. Tengo in considerazione questi aspetti: per produrre le bottiglie di vetro è necessario l’utilizzo di silice, carbonato di calcio ad una temperatura di 1500°C; trasportare le bottiglie di vetro a domicilio o nel supermercato si impiega un quantitativo di carburante e quindi di CO2; il vetro in compenso è 100% riciclabile e implica il rifiuto della scelta della plastica. Voto complessivo 6.
  •  Acqua in bottiglia di plastica. Per produrre 1 kg di plastica (circa 75 bottiglie da 0,5 L) sono necessari 17,5 L di acqua, 2 kg di petrolio e produce un complessivo di CO2 di 2,5 kg e, senza approfondire l’impatto globale che produce, questo è sufficiente per dare voto 1.
  •  Acqua depurata da filtri a caraffa: tutte le caraffe sono in plastica, le cartucce sono composte da ulteriore plastica e sostanze filtranti, ogni mese è necessaria la sostituzione e quindi da un lato alimenta il consumismo con più CO2, dall’altro favorisce il rifiuto della plastica. Voto 6.
  •  Acqua depurata da carbone attivo. Il depuratore sicuramente nella produzione richiede tantissime materie tra cui plastica e affini, componenti elettriche e tecnologiche, carbone da noce di cocco o da legno, ma il beneficio maggiore è una lunga prestazione che comporta una drastica riduzione di CO2 e di consumo di bottiglie di plastica. Voto 7. 

Bene! Andiamo alla conclusione! Facendo la somma del punteggio ecco il risultato:

 al quinto posto: l’acquisto bottiglie di plastica con punteggio totale di 10. 

al quarto posto: l’acquisto delle bottiglie di vetro con punteggio totale di 15.

al podio, al terzo posto: l’acquisto della caraffa a cartucce con 20 punti.   

al secondo posto: l’acquisto del depuratore a carbone attivo con 22 punti. 

Quindi, inevitabilmente, vince la classifica l’acqua del rubinetto di casa con 25 punti.

Questi risultati sono ovviamente frutto delle mie considerazioni personali e intendono decretare una classifica del prodotto o del servizio che riesca ad essere nello stesso tempo economico, di qualità, e cosa più importante Eco-Friendly, e quindi aiutarvi a fare una scelta etica e consapevole. Voi, cosa ne pensate? Avete fatto una comparazione di questo genere? Me lo potete dire e scrivere!!! Iscrivetevi pure al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram o sulla mia pagina Facebook. Mettete like e leggete pure gli altri articoli sul mio blog. Ciao a tutti!

Vuoi migliorare la qualità della tua acqua potabile?

Tecnologie disponibili per la depurazione.

La volta scorsa ho mostrato come verificare la qualità della propria acqua potabile, e quella del mio Comune è risultata conforme alla normativa in base ad i test che ho effettuato. Però ho anche spiegato che quei test sono generici e non riescono quindi a dare tutte le informazioni complete. Quindi come posso tutelarmi da eventuali contaminanti e sostanze nocive?

Da sempre l’uomo ha cercato di ottenere acqua pulita attraverso il controllo delle acque mediante scoli, canali e acquedotti, ma anche attraverso l’ebollizione e la protezione dell’acqua prelevata. La depurazione dell’acqua in termini chimici è avvenuta soltanto dopo la scoperta del microscopio che ha aperto un mondo sui batteri e la conseguente consapevolezza nel trovare metodi efficaci per contrastare le impurità. Intanto i depuratori si distinguono in due tipologie: ad uso alimentare e ad uso domestico ed industriale. La differenza principale sta soprattutto nel volume trattato e nella necessità di prestazione; mi spiego meglio: se ad esempio l’obiettivo in casa vostra è avere meno calcare su tutto l’impianto idraulico la soluzione migliore è un addolcitore e non un depuratore per bere acqua. In base all’esigenza personale e alla quantità di acqua da trattare c’è una soluzione specifica. Cercherò quindi di spiegare quali sono le principali tecnologie disponibili per depurare l’acqua ad uso domestico e alimentare e li spiegherò in termini di prestazione e costo.

Addolcitore. L’addolcitore può essere installato nell’impianto idraulico di casa o solamente dov’è necessario: il suo scopo è quello di rendere l’acqua meno dura e di conseguenza ottenere meno calcare in casa, proteggere le tubature e la caldaia. Funziona grazie a delle resine e alla ionizzazione del sodio: questo composto di sostante intrappolano il calcio e il magnesio e rendono l’acqua più dolce.

Nei distributori automatici del caffè c’è un depuratore di questo genere in formato ridotto e la sostituzione, al fine di mantenere la caldaia funzionale, viene effettuata in media ogni 800 litri o 10000 consumazioni. Ciò ha il pregio di rendere l’acqua più dolce, ma il difetto di non eliminare arsenico, batteri, microplastiche, Pfas ecc… . Il costo di un apparecchio del genere può variare in base al volume da trattare: se è ad uso locale come un rubinetto o un distributore automatico allora il prezzo è compreso tra i 70€ e i 180 €; se invece è per l’impianto idraulico di casa i costi vanno da 500€ a 1300€. I filtri delle macchinette da caffè e in generale i pre-filtri di altri sistemi di depurazione hanno una funzione molto similare all’addolcitore e permettono di togliere le impurità più grossolane.

Deferrizzatore. È solitamente installato nelle case che hanno il pozzo piuttosto che l’acquedotto. Infatti la presenza di ferro è molto frequente nei pozzi sotterranei e dà all’acqua una colorazione giallastra, rossa. Il deferrizzatore è solitamente applicato a tutto l’impianto idraulico e il suo scopo è appunto eliminare l’eccesso di ferro dall’acqua. Si raggiunge tale scopo con l’ossidazione del ferro: o con quarzite e l’insufflazione di aria o con permanganato di potassio oppure con biossido di manganese (pirolusite). Questo strumento elimina, il ferro, ma ha lo stesso difetto dell’addolcitore: non elimina tutte le altre sostanze nocive o pericolose. Anche in questo caso il costo è relativamente elevato, e va da un minimo di 900 € ad un massimo di 3000 € in base al volume di acqua da trattare. 

Osmosi inversa. È un sistema di depurazione ad uso esclusivo alimentare molto efficiente. La sua efficacia è dovuta alla capacità di eliminare tantissime sostanze: grazie ad una membrana semipermanente che trattiene tutte le impurità e grazie ad un elevata pressione, si ottiene un’acqua praticamente pura. Il sistema viene applicato sotto al lavello, richiede l’intervento di uno specialista ed hanno un costo che va da 1000€ a 2500€. Certo, elimina la stragrande maggioranza delle impurità, in particolare l’arsenico, ma elimina anche i Sali minerali dell’acqua e infatti a questo sistema di depurazione è quasi sempre integrato con un mineralizzatore (inserisce dopo la filtrazione i Sali minerali) che fa alzare notevolmente i costi. Richiede anche una manutenzione professionale e annuale costosa a carico dell’acquirente.

Carbone attivo e ultrafiltrazione. È un sistema di depurazione utilizzato sia dai gestori idrici che da aziende di depurazione domestica alimentare. Come l’osmosi inversa, ha un ottima capacità di eliminare un sacco di sostanze. Questa capacità è dovuta alla porosità tipica del carbone: i pori hanno grandezze che vanno da 25 nm a 1 nm e per questo motivo si può parlare di ultrafiltrazione che consiste nella depurazione di particelle piccolissime, virus compresi. Il carbone attivo si consuma all’aumentare della quantità di acqua filtrata e dopo ogni anno o ogni tot litri trattati bisogna procedere con la sostituzione. Il costo di un sistema a carboni attivi può variare dai 800 € a 1200€ per i consumi di casa. Si può installare sopra o sotto il lavello , o anche fissandolo al muro e la sostituzione del filtro, in base al tipo di depuratore, risulta abbastanza semplice e alla portata di tutti ad un costo accessibile. Ciò elimina tantissimi agenti contaminanti, Pfas compreso, minerali esclusi grazie all’adsorbimento ma non elimina l’arsenico.

Ci tengo a specificare che il carbone attivo riduce i Pfas ad una quantità minore di 5 ng/L, standard imposto dalla legge. Lo posso dire con totale tranquillità perché ho preso dell’acqua di pozzo inquinata da Pfas , l’ho fatta passare attraverso il mio depuratore a carbone attivi, ho consegnato il campione all’Arpa ed è risultato minore di 5 ng/L. Per motivi di privacy non posso mostrare pubblicamente il risultato ma privatamente si e quindi se volete saperne di più vi basterà contattarmi privatamente.

Filtro a caraffa. I filtri a caraffa sono i più popolari perché sono i più economici. Infatti le aziende che producono questi filtri garantiscono acqua buona pulita e protetta ad un costo di 45€/50€ all’anno. Sono filtri che vengono inseriti all’interno delle caraffe ed hanno una durata di un mese. Sono composti per lo più da Sali e resine come l’addolcitore e qualche altro filtro può contenere il carbone attivo. Se l’acqua del rubinetto è già di buona qualità e volete solo migliorare il sapore o renderla più dolce allora questa è una ottima soluzione per voi. La filtrazione avviene per gravità: l’acqua del rubinetto entra in una vasca di riempimento, poi per gravità passa attraverso il filtro che poi scende nella caraffa. Bisogna però dire che il carbone attivo funziona solo con la pressione di acqua che qui non c’è. Quindi ragazzi… Pagate per quello che vale: migliora la durezza dell’acqua, tuttavia non elimina batteri, gli altri metalli pesanti e Pfas.

Lampada ultravioletti: la lampada ultravioletti è pensata esclusivamente per l’eliminazione dei batteri: i raggi UV hanno una frequenza d’onda tra 100 e 400 nm e a 254 nm le radiazioni riescono a penetrare e a distruggere il nucleo dei batteri uccidendoli completamente. In base alla grandezza il prezzo può variare da 50 € a 300€. Quindi acqua trattata con un sistema ad ultravioletti permette di ottenere un’acqua priva di carica batterica. La lampada UV elimina i batteri ma non tutto il resto.

La soluzione migliore è relativa alle singole necessità delle famiglie. Personalmente utilizzo un depuratore con tre tecnologie e ve le spiego: un pre-filtro esterno per i residui più grossi come il calcare, all’interno un filtro a carboni attivi pressato, e nel centro una lampada ultravioletto. Il prezzo è abbordabile, è un prodotto garantito, certificato; l’installazione e la sostituzione dei filtri non richiede l’intervento di un professionista e ogni persona può farlo in maniera autonoma.

Nessuno delle seguenti tecnologie per la depurazione dell’acqua può indicare il presidio medico chirurgico perché tale qualifica la si ottiene quando il prodotto disinfetta o sterilizza l’acqua, ma dato che si tratta per la maggior parte dei casi di acqua potabile la disinfezione è già effettuata dal gestore idrico. Giustamente sorge quindi la domanda: come posso verificare l’efficacia di questi dispositivi? Ecco quindi dei semplici consigli per non farvi fregare da trovate pubblicitarie o venditori di dispositivi magici.

  1. Comprendete se ne avete effettivamente bisogno; cosa non va della vostra acqua. Ci sono alcuni comuni (Aosta, Ancona, Caserta e Perugia) che hanno un acqua potabile eccellente e quindi non necessitano di nessun sistema di depurazione.
  2. Chiedete i certificati di idoneità da parte di organizzazioni che da sempre studiano l’acqua e tutelano la salute delle persone. Ad esempio consiglio NSF International (National Sanitation Founder) che ha partecipato alla stesura dei parametri di potabilità dell’OMS; oppure WQA (Water Quality Association) o delle prove certificate che dimostrino che il prodotto rispetti la normativa sui dispositivi per il trattamento dell’acqua domestica (D.M. 7 febbraio 2012 n° 25).
  3. Chiedete informazioni sull’azienda che vi vende il prodotto: da quanto tempo esiste questa azienda? Vi danno la garanzia di soddisfazione? Hanno un servizio assistenza clienti? Sono preparati in materia di acqua e di depurazione? Mi è capitato di parlare con un promoter di sistemi di depurazione ad osmosi inversa: azienda di dubbia solidità, certificato di presidio medico chirurgico, e incompetenza della persona che proponeva la depurazione. Potreste sicuramente trovare sul web dei prodotti per la depurazione ad un costo basso o molto abbordabile ma senza garanzie e senza servizio clienti… quindi, se li prendete, incrociate le dita sperando che non si guasti mai!

Questo è quasi tutto su quello che c’è da sapere sulla depurazione dell’acqua. Sicuramente ci sono altre tecnologie di cui non ho parlato, o che non conosco, che hanno altre prestazioni interessanti. Magari potreste scrivermele voi indicandomele, oppure dicendomi cosa usate a casa vostra per trattare l’acqua. Spero che queste informazioni vi siano state utili e che possiate scegliere di bere acqua in maniera più sostenibile e responsabile. Potete commentare sul mio blog www.dalmarbozzo.com, iscrivervi al mio canale YouTube, mettere mi piace, e seguirmi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti!

DRINK TEST

Come capire la qualità della propria acqua.

La volta scorsa, abbiamo affrontato e analizzato le differenze tra acqua naturale e potabile. Abbiamo anche visto la differenza nei controlli. L’acqua potabile, oltre ad essere conveniente, dovrebbe garantire un sacco di proprietà. Ma come mai tanti di noi non utilizzano l’acqua del Sindaco??? Le motivazioni sono molteplici e di vario genere. Una motivazione più frequente è la poca fiducia nei controlli e quindi oggi darò a tutti la possibilità di verificare a grandi linee la qualità della propria acqua.

Quindi come posso verificare la qualità della mia acqua? Anzitutto è necessario prendere  le  informazioni riguardanti la nostra acqua di casa. Le potete trovare comodamente sul web, precisamente potete chiedere al vostro servizio idrico locale, oppure all’Arpa della vostra Regione, ovvero al vostro comune , o ancora si possono trovare  a volte  anche da aziende che operano nel settore dell’acqua e che svolgono campionature per proprio conto. Se questo non dovesse bastarvi perché non vi fidate o volete semplicemente maggiori certezze su quello che già sapete  il secondo passaggio è l’analisi dell’acqua.

 Un’analisi dell’acqua può costare da 100 € (se è specifica) fino a 1000 €  (se è completa). Nel caso in cui vogliate spendere queste  cifre  potete fare le analisi seguendo due procedure:

  1. fate voi la campionatura con delle normali bottigliette da mezzolitro di acqua, le portate all’Arpa, pagate da loro il costo del servizio e vi danno il risultato dell’analisi entro  un mese, oppure,
  2. opzione più impegnativa e costosa, chiedete l’intervento del gestore idrico locale che vi manda a casa un delegato competente, il quale procede alla campionatura che a sua volta sarà utilizzata come documento ufficiale di analisi di controllo da parte del gestore.

Personalmente ho utilizzato il servizio dell’Arpa per un test specifico per i Pfas che mi è costato 153 €, ma recentemente  ho anche voluto comprare dei test generici ed economici e provarli sulla mia acqua potabile. Quindi, nel caso in cui non vogliate spendere questi soldi ma vogliate comunque effettuare a modo vostro dei controlli, allora il modo più semplice è fare un’analisi generica, quindi non precisa, attraverso a dei test che determinano durezza, residuo fisso, pH, conducibilità e carica batterica. Questi test per l’acqua si possono acquistare facilmente on line su Amazon ed hanno un costo che vanno da 10€ a 30€. Ho acquistato il test  della cartina tornasole che determina ben 14 parametri dell’acqua; un tester per il pH; un altro per la conducibilità e il residuo fisso; un altro ancora per la durezza e un altro per la carica batterica. Ma prima di mostrarvi i risultati, voglio spiegarvi questi parametri dell’acqua visto che ne abbiamo accennato nell’ultimo intervento senza spiegazioni.

Durezza. La durezza dell’acqua è determinata dalla quantità di ioni disciolti in acqua di calcio e magnesio e di altri metalli pesanti. L’unità di misura è il grado francese °F che corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio comunemente conosciuto come calcare. La durezza può variare da 0 a 50 °F, e in base alla quantità le acque si possono definire più o meno dure: fino a 8-10 °F  acque più o meno dolci, da 10°F in poi acque più o meno dure. Il tester che ho comprato mi dice di prendere 5 ml di acqua e metterli dentro alla provetta, poi inserire goccia a goccia il reagente: inizialmente l’acqua risulta di colore rosso e si prosegue fino a quando non diventa blu; il numero di gocce inserite corrisponde alla durezza in gradi francesi.

PH. Rappresenta la ionizzazione dell’acqua allo stato liquido e in forma pura: è la tendenza della molecola di H2O a dividersi in ioni H+ e ioni OH. Nell’acqua pura la quantità di questi ioni è esattamente identica. La sigla pH significa potenza dell’idrogeno, una sostanza si definisce acida quando aumenta la  concentrazione degli ioni H+ e nella scala del pH è inferiore a 7 , basica quando aumenta la concentrazione degli ioni OH e nella scala è superiore a 7. Il pH dell’acqua aiuta a comprendere la presenza o meno di certi soluti. Il pH  è indicato nel tester della cartina tornasole insieme ad altri 13 parametri; è sufficiente immergere la striscia all’interno dell’acqua  per un secondo, aspettare un minuto e comparare le colorazioni con la tabella illustrativa fornita dal test. Esiste anche un tester specifico del pH : si tratta di una penna digitale che viene utilizzata maggiormente da chi ha un acquario: è sufficiente togliere il cappuccio, accendere  on /off , intingere nell’acqua fino al livello, mescolare per 20 secondi,  e leggere il risultato sul display.

Residuo fisso. Il residuo fisso, o TDS in inglese (Total Dissolved Solid = Totale dei Solidi Disciolti), è la quantità di Sali che rimangono dopo aver bollito l’acqua a 180°. Tale quantità è espressa in  mg/L o ppm (parti per milione)  ed corrisponde alla durezza permanente , cioè quella quantità di Sali e metalli che non varia al mutamento delle condizioni dell’acqua. Come ho già spiegato in base al residuo fisso le acque si possono definire più o meno minerali. Il tester ha un funzionamento identico a quello del pH: è una penna digitale che una volta intinta nell’acqua ci dice la misurazione corretta del residuo fisso.

Conducibilità elettrica: i Sali che all’interno dell’acqua si disciolgono, creano degli atomi con carica positiva e negativa. Tale differenza di carica , che parte da un punto A ed  arriva ad un punto B, è definita come conducibilità elettrica (EC  in inglese = Electric Conducibility) e si misura in  micro-Siemens per centimetro:  µS/cm. La maggior parte delle acque ha valori compresi tra 100 e 700 µS/cm. Il parametro serve per lo più a confermare la quantità di residuo fisso . Questi due parametri vanno a braccetto e infatti nel tester sono nella stessa penna e indicati contemporaneamente sul display.

Carica batterica. La carica batterica indica la presenza di microorganismi batterici presenti nell’acqua. La misura della carica batterica è espressa in CFU che significa Colonie che Formano un’Unità ad indicare quei batteri in fase di duplicazione. Secondo la normativa il CFU deve essere a 0 o molto vicino. Acqua con CFU = 1 è già pericolosa per la salute umana. Il tester che ho comprato è specifico per la famiglia dei batteri Coliformi (Escherichia Coli compreso). È una fiala con dentro un residuo reagente, la si apre, ci si versano 5 ml di acqua del rubinetto, si chiude, la si scuote per un minuto e poi la si lascia ferma per 48 ore ad una temperatura di 20-25°C. Finito quel periodo si prende la fiala e la si confronta con le istruzioni: se è gialla nessun batterio, se invece assume un colore che tende ad arancio/rosso allora l’acqua è contaminata.

Bene! Ora, grazie a questi tester  provo a capire se l’acqua potabile del mio Comune di residenza sia conforme ai parametri stabiliti dal D.Lgs. 25 gennaio 2001 n°31. I risultati sono i seguenti :

parametrorisultatostandard
   
tester: cartina tornasole  
Cloro libero0,5 mg/L250 mg/L
Ferro0200 µg/L
Rame01,0 mg/L
Piombo010 µg/L
Nitrati050 mg/L
Nitriti00,5 mg/L
Mercurio01 µg/L
Cloro totale0250 mg/L
Fluoruro0,5 mg/L1,5 mg/L
Durezza25°Ftra 0 e 50°F
Carbonato40 mg/Lin realzione alla durezza
Alcalinità totale120 mg/Ltra 0 e 360 mg/L
pH8,4tra 6,5 e 9,5
Acido Cianurico30-50 mg/Ltra 0 a 240 mg/L
   
tester: pH8tra 6,5 e 9,5
   
tester: rediduo fisso331mg/Lmassimo 1500 mg/L
           e conducibilità0,662 µS/cmmassimo 2500µS/cm
   
tester: durezza29°Ftra 0 e 50°F
   
tester: carica batterica00 CFU

Posso dire che l’acqua è oligominerale in base al residuo fisso, 29° è molto dura e infatti ho tanto calcare, è stata trattata perché c’è traccia di cloro, e non contiene batteri. Sono contento del risultato perché dimostra che l’acqua potabile non è così male come si voglia credere, ma soprattutto perché è conforme alla normativa! Ci tengo, però, a precisare che questi test sono generici e non intendono sostituire le analisi ufficiali dei laboratori certificati; pertanto non affidatevi al 100% a questi risultati poiché sono incompleti: infatti non è possibile con questi test determinare la presenza o meno di microplastiche, di legionella, altri metalli pesanti, pesticidi e nemmeno dei Pfas. Quindi se siete diffidenti per l’incompletezza di questi  test  la prossima volta darò altre informazioni! Invece, se volete avere delle indicazioni seppure approssimative, come ho appena mostrato, perché pensate che possano bastare per la vostra situazione, non esitate a contattarmi, verrò volentieri gratuitamente da voi per eseguire questi test. Quindi seguitemi su  Instagram, iscrivetevi al mio canale YouTube, mettete  like  sulla mia pagina Facebook!!! Come sempre, spero che questo intervento, più che piaciuto, vi sia servito! Alla prossima!

Ti fidi dell’acqua che bevi?

Acqua potabile e acqua minerale a confronto.

Abbiamo tutti capito che l’acqua ha una bellezza intrinseca di grande valore. Però si è anche visto che per la sua proprietà solvente, in natura essa non si presenta mai pura al 100%, ma sempre in soluzione con altre sostanze “buone“come i sali minerali di cui abbiamo già parlato e “cattive” come l’arsenico, mercurio, piombo, pesticidi, batteri di vario genere, micro-plastiche e i famosi PFAS ecc…

Sorge quindi la domanda: chi e cosa determina la potabilità dell’acqua? Quali sono gli standard? C’è differenza tra acqua minerale e acqua potabile? Farò un confronto tra di loro con i seguenti punti: definizione e normativa, proprietà, controllo, e costo.

Acqua Potabile. Il Ministero della Salute definisce, all’art. 2 del Decreto Legislativo 2 febbraio 2001, n°31, come acque potabili tutte quelle destinate al consumo umano: quindi preparazione cibi e bevande, uso domestico, uso per l’impresa alimentare e uso per la distribuzione della rete idrica (in particolar modo si garantisce fino al contatore di casa). Tali acque devono essere salubri e pulite, ovvero: non devono contenere microorganismi, parassiti o, altre sostanze in concentrazioni tali che possano rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Il Decreto spiega bene, per filo e per segno, come l’acqua potabile deve essere trattata, distribuita e controllata da gestori ed organi competenti. Nel D.Lgs. vengono stabiliti i parametri chimici per poter definire “potabile” l’acqua che beviamo, o meglio, usiamo nella quotidianità: tali valori sono decisi in base alle linee guida dettate dall’OMS.

Proprietà. Per abbreviare sintetizzo quali sono questi parametri che rendono l’acqua potabile. Il pH deve essere compreso generalmente tra 6,5 e 9,5; ad eccezione delle acque gassate. La conducibilità elettrica deve essere a 2500 µS/cm e quindi non aggressiva. La durezza generalmente è compresa tra 15 e 50 °F. Nel nostro comune modo di dire, si dice che l’acqua deve essere incolore, insapore e inodore ma ai sensi del Decreto questi paramenti devono essere “accettabili per il consumatore e senza variazioni anomale”. Così come previsto nell’Allegato 1 al D.Lgs. n°31/01, i batteri in generale, ma nello specifico l’Escherichia Coli, devono essere a zero, l’ammoniaca deve essere massimo di 50mg/L, i Cloruri (come il sale da cucina) e i Solfati devono avere valore massimo di 250 mg/L mentre per il Potassio e i Bicarbonati non è previsto un limite;  è invece fissato a 200 mg/L per il Sodio, 10µg/L per l’arsenico. 1,5 mg/L per i Floruri e infine 0,5 mg/L per i Nistrati. Durezza, pH, conducibilità li spiegherò molto meglio la prossima volta.

Controllo. La normativa prevede che i controlli delle acque vengano eseguiti da laboratori autorizzati con procedure di analisi che periodicamente vengono sottoposte al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore della Sanità. I controlli interni (quelli del gestore) sono accordati con l’USL locale e le analisi vengono affidate a laboratori di loro scelta. I controlli esterni sono svolti unicamente dall’USL locale, e se necessario dalla Regione, secondo i criteri e le modalità scelte dal Ministero della Sanità. I controlli esterni per gli standard di qualità per l’acqua potabile sono trasmessi con periodicità che varia in base alla quantità di metri cubi distribuita dall’impianto di potabilizzazione considerando una media di 200L pro capite al giorno. Per farla breve più è il volume rilasciato, e quindi più cittadini ne necessitano, e più il numero di controlli è maggiore.  Quindi fino al contatore di casa garantisce la sanità pubblica anche per l’impianto idrico e acquedotto. Personalmente penso che ci sia un meccanismo più che affidabile! Dal contattore al rubinetto è compito del proprietario o gestore delle condutture, e sulla salubrità dell’acqua magari rimane qualche dubbio, ma ne parleremo in un altro momento.

Costo. L’acqua gestita dalla sanità pubblica (quella dell’acquedotto per intenderci, o chiamata anche “del sindaco”) ha dei costi ridicoli se pensate agli enormi vantaggi e comodità che ci dà! Prendendo a riferimento una vecchia bolletta di Acque Veronesi 141 m3 di acqua (parametrata, ovviamente, sul pieno utilizzo domestico) mi sono costati solamente 30,30 €. Significa che 1 m3, che sono 1000 L, mi è costato appena 0,22 €. Una doccia di 10 minuti in media sono 120 L e nel mio caso mi costa appena 2 centesimi … se è fredda! In quei 0,22€/m3 il servizio che viene offerto comprende una quota fissa, una per l’acquedotto, una per la fognatura e una per la depurazione. Per chi ha la fortuna di accedere all’acquedotto e ad un servizio simile, può tranquillamente dire che è estremamente conveniente dato che esce direttamente nel rubinetto a km zero senza fatica. Onestamente per il valore che do all’acqua pagherei volentieri di più per questo servizio!

Acqua minerale. Il Ministero della Salute, all’art. 1 del D.Lgs. 25 gennaio 1992, n°105 , definisce per acque minerali quelle acque che hanno origine sotterranea, da falde, o da sorgenti naturali “che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. Esse si distinguono dalle potabili per la purezza originaria , per i minerali, altre sostanze e i loro  effetti: la temperatura, la composizione di questi minerali devono mantenersi costanti alla sorgente nel tempo, salvo cambiamenti di origine naturale. Un’ acqua minerale non è un’acqua potabile perché ha diverse proprietà di cui a breve spiego. Come l’acqua potabile anch’essa ha dei criteri da rispettare: deve riferire precisamente la posizione della sorgente, la natura della mineralizzazione, la posizione della captazione, la temperatura, il residuo fisso, il pH, la conducibilità, l’assenza si microrganismi parassitari e sulla stessa deve essere condotta un’analisi completa a livello chimico , fisico e farmacologico. Perché l’acqua possa essere riconosciuta come “minerale”, il titolare della concessione idrologica, deve fornire una documentazione completa al Ministero della Salute, nella quale testimonia i criteri appena citati, il quale, a sua volta, e infine rilascia un “decreto di riconoscimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e comunicato alla Commissione delle comunità europee”.

Proprietà. La differenza tra acqua minerale e potabile consiste principalmente nella quantità di residuo fisso e nella quantità di soluti in essa disciolti. Nella minerale non ci sono particolari standard da rispettare proprio perché l’eccezionalità delle caratteristiche le rendono minerali; ciò significa che possono anche  potenzialmente contenere sostanze classificate dall’OMS non idonee o a livelli superiori. Esse si classificano in: minimamente mineralizzate con residuo fisso ≤ 50mg/L; oligominerali tra 50mg/L e 500mg/L; medio minerali tra 500 e 1500 mg/L e ricche di sali minerali oltre i 1500 mg/L. Il residuo fisso indica i sali disciolti in acqua ad una temperatura di 180° ed esso è direttamente proporzionabile alla conducibilità. Poi le minerali possono anche definirsi solfate, clorurate, calciche, sodiche, ferruginose sempre in base alla quantità dei rispettivi soluti disciolti. Le etichette delle minerali devono dare le seguenti informazioni: la quantità delle singole proprietà, riportando i possibili benefici o effetti che esse hanno sul nostro corpo; l’ultimo controllo effettuato, la data di scadenza, la fonte di sorgenza e il nome dell’etichetta.

Controlli. Al fine di garantire il mantenimento intatto della sorgente il titolare della concessione idrologica deve proteggere la zona a lui concessa da eventuali inquinanti e fornire al Ministero della Sanità analisi biochimiche ogni 5 anni per poter continuare ad avere la concessione. Le aziende di imbottigliamento dell’acqua o chi la trasporta devono, in generale, garantire un corretto stoccaggio: lontano da fonti di luce o calore, protetta e conservata in un luogo fresco e asciutto. So per esperienza personale che non è sempre così per motivi di praticità e agilità del lavoro, e spesso accade che nella bottiglia di plastica le caratteristiche organolettiche dell’acqua cambino nel tempo a causa anche dell’usura stessa della plastica. Le microplastiche sono ormai un dato di fatto presenti nelle nostre acque e ciò è dovuto all’abuso o allo scorretto smaltimento della plastica. I controlli, infine, sebbene non si può mettere in dubbio le proprietà dell’acqua minerale, risultano a mio parere scarsi: infatti prendendo in mano una bottiglia di plastica che ho recentemente comprato, di cui non faccio nome, l’ultima analisi risale al 23 maggio 2017, quindi 3 anni fà.

Costo. Alla concessione della fonte minerale costa appena 0,002 € al litro e ciò significa che pagano 2€ al metro cubo allo Stato per poi guadagnare 100 volte tanto. Questo convalida tutto il discorso del business dell’acqua di cui ho già parlato e che in primis ho vissuto personalmente con il mio precedente lavoro: nei distributori automatici il prezzo di mezzolitro va da 0,35€ a 0,50€. Un litro di acqua minerale al supermercato la si può trovare da 0,09€ a 0,39€. Il costo dell’acqua in bottiglia è totalmente a carico del consumatore finale perché va a pagare tutta la catena distributiva, e l’acqua non ha subito in questo processo aumenti, ne in qualità e ne in quantità ma solo nel prezzo. Per chi va a comprarla al supermercato dovrebbe considerare nei costi i seguenti fattori: 1.La fatica fisica di trasportare kg di acqua; 2. Il tempo che spende per comprarla e 3. I costi del mezzo di trasporto.

In conclusione. Anche se l’acqua minerale ha effettivamente delle proprietà eccezionali, il mio punto di vista è fortemente a favore dell’acqua potabile del rubinetto poiché risulta più controllata, costa praticamente niente, è a km zero, è plastic-free, riduce l’impatto ambientale ed ha buone caratteristiche biochimiche. Chi acquista acqua in bottiglia di plastica non solo danneggia il suo portafoglio (una famiglia italiana mediamente spende fino a 600€ all’anno) ma anche l’ambiente che ancora una volta paga sempre il prezzo più alto.  Questo è come la penso io, ma potete benissimo commentare e scrivermi la vostra opinione. Spero che quest’articolo/video, più che piaciuto, vi sia servito o vi abbia fatto più chiarezza in materia di acqua.

Vi lascio, inoltre, qui i link per visionare le normative complete su acqua potabile e acqua minerale:

Decreto Legislativo 2 febbraio 2011, n°31: https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/01031dl.htm     

Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n°105: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1992-02-17&atto.codiceRedazionale=092G0142&elenco30giorni=false

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4 cose che assolutamente non puoi non sapere sull’acqua.

L’ultima volta ho concluso il discorso sull’importanza dell’acqua nel nostro corpo e , in particolare, sull’importanza di idratarsi, grazie alla Dottoressa Chiara Andreella. Vista l’ indispensabile necessità dell’acqua nel nostro organismo, sottolineata da Chiara la volta scorsa , è necessario capirne alcune proprietà.

Oggi, quindivi riassumerò in maniera semplice 4 punti fondamentali per capire che questo bene, da molti dato per scontato, è molto più di quello che è!

  1. La STRUTTURA CHIMICA. L’acqua è costituita da 2 atomi di Idrogeno e uno di Ossigeno formando la formula H2O. La struttura ha un’apertura di 104°, assomiglia ad una V capovolta, dove all’apice della V è presente l’Ossigeno e ad ogni estremo una molecola di Idrogeno. Tra Ossigeno e Idrogeno c’è un legame covalente polare (ovvero una condivisione di elettroni). Fra le varie molecole di acqua si formano, poi , dei legami tra gli atomi di Idrogeno: legame Idrogeno appunto. E’ un legame di per sé molto più debole di quello covalente ma rende l’acqua eccezionale, infatti questi legami idrogeno che si formano tra le varie molecole d’acqua creano un reticolato simile ad una piramide (tetraedro) garantendo un sacco di proprietà.
  2. La TENSIONE SUPERFICIALE. E’  la capacità dell’acqua di rimanere coesa allo stato liquido e di aderire ad altre molecole rendendola così visibile ad occhio nudo, “raccoglibile” in unico spazio e infine “direzionabile”. Altrimenti come potreste bere un bicchiere d’acqua se essa fosse appunto indomabile e invisibile? Forse peggio degli astronauti: andreste in giro a bocca aperta nel tentativo di prenderla senza vederla!
  3. La POLARITA.’ Tale proprietà è ciò che ha reso possibile più di ogni altra cosa l’eventualità della vita stessa. I legami chimici di cui ho parlato poco fa creano nel complesso una certa quantità di carica elettrica rendendo così l’acqua molto reattiva ad altre sostanze. Le reazioni chimiche che hanno creato i primi microrganismi sono dovute a questa proprietà dell’acqua: gli atomi di altre sostanze disciolte in essa si sono predisposti seguendo l’attrazione delle cariche elettriche all’interno delle molecole d’acqua creando una sorta di intelligenza chimica e di conseguenza il primordio della vita. Noi siamo nati da lì! E tutti gli esseri viventi che  vivono su questa Terra sono congiunti da questa identità di fondo legata all’acqua.
  4. L’acqua è un ottimo SOLVENTE. Grazie alla polarità e alla struttura tetraedrica risulta facile all’acqua attrarre legami di altri atomi, imbrigliarli e spezzare i vari legami delle sostanze in essa disciolte. Come ha detto la Dottoressa Andreella, l’acqua migliora l’assimilazione di varie sostanze ed è soltanto grazie alla sua capacità solvente che è possibile prendere i nutrienti necessari al corretto funzionamento del nostro corpo. Per rendere l’idea ,pensiamo al contrario: se così non fosse avremmo perennemente grossi problemi digestivi, (sempre come detto dalla Dottoressa sul tema della stitichezza); si mangerebbe il granello di sale grosso con la pasta; oppure, cosa più disgustosa, avremmo le croste di sporcizia sulla pelle e puzzeremmo parecchio perché non saremmo in grado di lavarci adeguatamente!!! L’acqua di per sé non è mai pura, o distillata proprio per la sua proprietà solvente. Nell’acqua che beviamo c’è sempre qualche impurità: alcune fanno bene, come ad esempio i sali minerali di cui abbiamo già parlato e di cui tutto il business dell’acqua fa leva per poter avere caratteristiche organolettiche differenti e accontentare diverse clientele ( sodio, potassio, calcio, magnesio, fluoro, cloro sono tutti i sali disciolti in acqua che nelle giuste quantità possono apportare determinati benefici). Altre sostanze, invece, possono alla lunga essere dannose per noi e per l’ambiente, ma di questo ne parleremo la prossima volta e in un altro contesto.

Per concludere:

Se vi piacciono il Gran Canyon, le Dolomiti o tante delle belle spiagge italiane è sicuramente merito dell’erosione creata da fiumi e dei ghiacciai nonché della capacità solvente dell’acqua. Se siete assetati ,volete bere un bel bicchiere d’acqua e riuscite a prenderla sappiate che è merito della sua tensione superficiale. Insomma se bevete, mangiate e vi lavate è sempre merito dell’acqua. Senza acqua non si può vivere, quindi spero davvero che d’ora in avanti tu dia più importanza a questo bene prezioso. Siate grati dell’acqua che avete!  Detto questo mi bevo un goccio! Ciao a tutti!

Quanta acqua bisogna bere?

Consigli pratici per un’ottima idratazione.

D: La volta scorsa abbiamo parlato dell’importanza dell’acqua nel nostro corpo e ne abbiamo capito i benefici grazie alla Dottoressa Andreella. Ci ha già anticipato che è necessario bere almeno il minimo indispensabile di 1,5 L di Acqua… ma è proprio vero? Ed è valido per tutti??? Quanta acqua bisogna bere? Come bere per migliorare le proprie funzioni? Come monitorarsi? Sempre per rispondere a queste domande ho chiesto nuovamente aiuto alla dottoressa Andreella per darci altre informazioni utili! 

Bentornata Chiara! Brevemente Chiara, per chi non ci conosce, dicci chi sei, cosa fai e perché sei quí…

C: Ciao a tutti e grazie Dalmar per avermi ricontattata. Io sono una dietista nutrizionista, mi occupo di alimentazione a 360°: svolgo la mia attività in diversi ambulatori (Centro Minervis a Minerbe e Poliambulatorio Fisiomed a Vigo di Legnago) e seguo persone in un percorso di educazione alimentare o di dietoterapia per eventuali problemi di salute e poi seguo anche gli sportivi.

D: Bene, ho una serie di domande specifiche per te! sei pronta?

D: Ci puoi dire come avviene la regolazione dello stato di idratazione? Ho anche sentito dire che quando abbiamo sete è già tardi e siamo già disidratati… In che senso?

C: La necessità di mantenere nella norma lo stato di idratazione e la concentrazione dei soluti nei liquidi corporei condiziona le quantità di acqua che giornalmente devono essere introdotte per compensare le perdite di cui abbiamo parlato la scorsa volta.
I meccanismi che il corpo adotta sono:

– la secrezione di un ormone antidiuretico (o vasopressina o ADH), che aumenta il riassorbimento di acqua a livello del rene. Questo ormone viene prodotto in risposta agli stimoli che derivano da recettori presenti a livello renale e a dei recettori presenti nella parete delle grandi vene e nell’atrio destro del cuore, che rispondono alla riduzione del volume ematico (volume del sangue).

– la sensazione della sete, che regola il consumo di liquidi.

In generale, la risposta alla riduzione dell’acqua corporea porta in primiss ad una diminuzione dell’escrezione urinaria attraverso il rilascio di questo ormone antidiuretico e successivamente, quando c’è un ulteriore incremento dell’osmolarità, compare la sensazione delle sete e lo stimolo al consumo di liquidi.

Capiamo perciò che lo stimolo della sensazione della sete arriva in un secondo momento, per questo spesso si sente dire che quando abbiamo sete è già tardi, siamo già disidratati.

D: Ok quindi bere dovrebbe diventare un’abitudine a prescindere dalla sete… Prima di vedere alcuni trucchi su come bere di più, puoi dirci qualcosa riguardo le raccomandazioni su QUANTO bere? Vale per tutti 1,5 – 2L?

C: Nel documento EFSA del 2010 (cioè l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) è indicato un apporto di 2,5L/die per i maschi e 2,0L/die per le femmine. C’è un fabbisogno minimo di acqua per ogni individuo che si definisce come la quantità di acqua che garantisce l’equilibrio con le perdite, previene gli effetti negativi della disidratazione (in termini di alterazioni metaboliche e funzionali). Nell’ultima revisione dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) i livelli di assunzione di riferimento sono espressi come valori di assunzione adeguata, perché risulta impossibile definire un fabbisogno medio e l’assunzione raccomandata. Senza addentrarmi ad elencarvi nello specifico come e quanto varia il livello di assunzione adeguata nelle diverse fasce di età vi mostro questa tabella riassuntiva dei LARN ( per vedere la tabella clicca https://sinu.it/2019/07/09/acqua/ ): brevemente, andiamo da un minimo di 800ml nel secondo semestre di vita (6-12mesi) per poi aumentare gradualmente fino alle raccomandazioni che vi dicevo inizialmente: 2,5L per gli uomini e 2L per le donne, anche età avanzata.

D: Nella tabella leggo le raccomandazioni per la gravidanza e l’allattamento, da cosa dipendono?

C: In gravidanza c’è ovviamente un aumento di peso e dell’apporto energetico con la dieta pertanto si ritiene opportuno aumentare in modo proporzionale anche l’introduzione di liquidi: si stima un aumento di 230ml/die nel secondo trimestre e di 450ml/die per il terzo trimestre.

Con l’allattamento al seno bisogna invece cercare di compensare le ulteriori perdite legate alla produzione di latte e quindi si raccomanda un aumento di 700ml/die.

D: Benissimo!! Grazie per tutte queste informazioni! Ora passiamo al lato pratico: che consigli hai per imparare a bere di più? E come potremmo monitorare la quantità di acqua durante la giornata?

C: I suggerimenti che posso dare sono probabilmente banali ma funzionano! Proprio perché la sete va anticipata, dobbiamo creare l’abitudine di bere come gesto della nostra routine: non c’è poi cosa peggiore di chi si lascia prendere dalla frenesia della giornata, del lavoro, dai mille impegni e… Nonostante la sete… Decide di ignorarla! Ragazzi, non si fa!! Volersi bene passa anche per un gesto tanto banale quanto importante come un sorso di acqua.

La regola principale è di idratarsi con continuità durante tutta la giornata: concentrare l’assunzione di liquidi in poche occasioni stimola l’effetto diuretico mediato da specifici ormoni e ci porta a sprecare buona parte dell’acqua assunta.

In generale possiamo dire che sia bene idratarsi:

– Appena svegli, perché veniamo dal digiuno (di cibo e di liquidi) notturno;

– mezz’ora prima del pasto, che banalmente può aiutare ad anticipare il senso di sazietà e quindi favorire un migliore controllo del peso corporeo;

– prima, dopo e durante l’attività fisica… Vi assicuro che il muscolo e la vostra concentrazione durante l’esecuzione dell’esercizio fisico ne trarrà beneficio;

– tra un pasto e l’altro e si, anche un paio di bicchieri di acqua non troppo fredda DURANTE il pasto. Va valutata anche la composizione del pasto stesso: brodi ed alimenti freschi ben idratati (ortaggi e frutta) permettono di ridurre il consumo di acqua durante il pasto. Al contrario: cibi secchi o disidratati (grissini, crackers, carni salate, frutta secca etc.) comportano la formazione di un bolo particolarmente denso e quindi sarà corretto bere di più.

Uno dei metodi più semplici per monitorare quanta acqua consumiamo è utilizzare delle borracce o distribuire almeno una decina di bicchieri nell’arco della giornata. Facciamo un esempio pratico: un paio di bicchieri al risveglio, un paio nella mattinata e nel pomeriggio, due bicchieri ai pasti principali (pranzo e cena) e il gioco è fatto.

D: Giusto, in realtà sarebbe una cosa semplice! Io utilizzo molto il metodo delle borracce: ho una borraccia che tiene 600ml di acqua e so che al di fuori dei pasti devo finirne 2 così so già di essere quasi a metà del mio necessario; e il resto lo assumo grazie all’alimentazione e con qualche bicchiere d’acqua durante i pasti.

C: E per chi proprio non ne vuole sapere di ricordarsi di bere, anche alcune applicazioni possono tornare utili: vi mandano letteralmente delle notifiche per ricordarvi di bere durante la vostra giornata.

D: Cosa ne dici del bere alla sera prima di andare a letto?

C: Bere va sempre bene ma poco prima di coricarsi rischia di essere un’arma a doppio taglio, nel senso che bere molto potrebbe disturbare il sonno notturno… E’ una cosa un po’ soggettiva, consiglio a tutti di fare le proprie prove e valutazioni.

D: Quando lavoravo come dipendente nella distribuzione automatica mi è capitato di dare un’acqua gassata ad un signore anziano all’interno di una casa di riposo che insisteva per averla; ovviamente per non fare discussioni gliel’ho lasciata … 3 minuti dopo è venuta un OSS da me a dirmi che non devo più dare nulla a quel signore perché cercava volontariamente di avvelenarsi con l’acqua. Sono rimasto sorpreso perché non pensavo che si potesse … Quindi Dottoressa, bere troppa acqua fa male? Quali sono i sintomi dell’iperidratazione?

C: Si può parlare di INTOSSICAZIONE DA ACQUA: acqua gassata o naturale non cambia, è associata al rischio di una marcata iposodemia, provocata proprio da un eccessivo consumo di acqua. I rischi dell’iperidratazione sono: nausea, vomito, diarrea, difficoltà respiratorie e ipertensione a cui possono seguire disturbi del sistema nervoso centrale con convulsioni e iporeflessia… Fino al coma.

D: Dato che mi piace la birra che è al 95% composta di acqua, e se oggi nel complesso della giornata mi bevo 3 birre da 33cl posso ritenermi idratato?

C: Mi dispiace deluderti ma no, non funziona così! La birra è infatti una bevanda alcolica, tendenzialmente a bassa gradazione ma per fortuna l’alcol in generale ha un effetto diuretico: riducendo il rilascio della vasopressina (l’ormone antidiuretico) aumenta l’eliminazione renale di acqua.  Di per sé quindi contribuisce negativamente al bilancio idrico.

D: Peccato, ci ho provato! Per concludere, visto che abbiamo parlato di IPERIDRATAZIONE, ci dici qualcosa sulla DISIDRATAZIONE? La volta scorsa hai sottolineato l’importanza di bere se si fa attività fisica in quanto aumenta le perdite di acqua… In che modo la disidratazione ha un effetto negativo? Che effetti può avere?

C: La disidratazione è definita come una riduzione progressiva, fino a un deficit marcato, dell’acqua corporea totale. A seconda del rapporto tra perdite di acqua e perdite di elettroliti può essere classificata come ISOtonica -cioè perdo acqua ed elettroliti in modo equilibrato- IPERtonica – quando aumentano i livelli plasmatici di sodio- o IPOtonica, quando si riducono i livelli plasmatici di sodio. La disidratazione ipotonica è dovuta ad elevata sudorazione o assunzione li liquidi poveri di sodio.

Per quanto riguarda gli effetti negativi della disidratazione, dipende dal livello di riduzione dell’acqua corporea totale: quando si riduce dell’1-2% del peso corporeo può alterare la termoregolazione e limitare l’attività e le capacità fisiche della persona. Perdite >4% diminuiscono in modo marcato le prestazioni fisiche e la capacità di concentrazione. Inoltre compaiono cefealea, irritabilità, insonnia, aumento della temperatura corpora e della frequenza respiratoria. Una diminuzione del 10%, in combinazione ad una elevata temperatura ambientale, espone al pericolo del “colpo di calore”.

D: Ok mi hai convinto, se sei d’accordo eviterei tutti questi effetti negativi con un bel cin cin virtuale. Grazie ancora Chiara per la tua disponibilità e ti lascio lo spazio per la pubblicità!

C: Grazie ancora a te! Qui vi hi parlato di acqua ma parlo di alimentazione a 360° quindi se siete interessati mi trovate sui social: pagina facebook “Dott.ssa Chiara Andreella – Dietista nutrizionista” e profilo instagram @ParolaDiDietista, che è anche il nome del mio sito www.paroladidietista.it. Se volete io vi aspetto!!!

D: Bene! Io ho già messo “like” su parola di dietista. Per oggi abbiamo finito. Potete trovare l’articolo completo su www.dalmarbozzo.com e rivedere anche i video e gli articoli precedenti. Seguitemi su Instagram e sulla pagina Facebook Dalmar Bozzo.

C e D : Ciao ciao!

Perchè è così importante bere acqua?

D: La volta scorsa vi ho posto una serie di domande tra le quali: perché è così importante bere? Per conoscere meglio il tema dell’idratazione e darvi una risposta completa, ho deciso di farmi aiutare da una professionista quindi oggi sono qui con la dottoressa Chiara Andreella, dietista nutrizionista ed esperta di alimentazione e integrazione sportiva.

“Dottoressa Buongiorno! Posso chiamarti Chiara? Di cosa ti occupi e perché sei qui?” 

C: Innanzitutto mi presento: sono la dottoressa Chiara Andreella e sono una dietista nutrizionista quindi mi occupo di alimentazione a 360°, sia per persone in buono stato di salute che magari vogliono semplicemente intraprendere un percorso di educazione alimentare ai fini di migliorare la propria dieta, sia per chi soffre di patologie o ha disturbi metabolici e desidera iniziare un percorso di dietoterapia, perciò un percorso dietetico più mirato. Oltre a questo, ho fatto una scuola di specializzazione proprio sull’ambito sportivo, la scuola SANIS sull’alimentazione e integrazione nello sport, quindi seguo anche sportivi a livello amatoriale o a livello agonistico.

Oggi siamo qui per parlare di acqua perchè spesso le persone che vedo in ambulatorio o comunque con cui parlo dimenticano l’importanza di bere.

D: Benissimo! Allora Dottoressa partiamo da alcune nozioni che si leggono un po’ ovunque: mi sembra di capire che siamo fatti principalmente di acqua, è vero? Me lo puoi confermare?

C: Assolutamente si! L’acqua è il principale componente dell’organismo umano: rappresenta mediamente il 55 e il 60% del peso corporeo rispettivamente di una donna e di un uomo adulto normopeso. Sottolineo normopeso perché la composizione corporea è importante: minore è la massa adiposa (la massa grassa per capirsi) e maggiore è il contenuto di acqua nel corpo.

D: Giusto, starò attento al mio grasso! So inoltre che varia durante la vita e si distribuisce diversamente nel corpo, mi puoi dare qualche informazione in più?

C: Il contenuto TOTALE di acqua varia in funzione di età e sesso: nei neonati varia tra il 64 e l’84% e scende fino al 47-67% e fino 39-57% negli uomini e nelle donne di età maggiore i 50 anni. Invecchiando inoltre, a parità di peso, si riduce ulteriormente.

Come dicevi tu, l’acqua si distribuisce nei diversi organi: è poco presente nel tessuto adiposo e nelle ossa ma è più presente in reni, organi viscerali e muscolo scheletrico.

Anche per questo, nella donna il contenuto di acqua è inferiore rispetto l’uomo perché sono diverse le composizioni corporee: nella donna è maggiore la componente di massa grassa mentre nell’uomo è maggiore la componente di massa muscolare.

D: Fino ad ora abbiamo parlato di acqua totale del corpo però ho scoperto anche che l’acqua si trova dentro e fuori le cellule, possiamo fare un’ulteriore distinzione giusto?.

C: Esatto, possiamo distinguere l’acqua intra cellulare dall’acqua extracellulare e il loro rapporto è molto importante. Nell’acqua intracellulare (dentro le cellule) abbiamo più magnesio e potassio mentre nell’acqua extracellulare (all’esterno delle cellule) si concentrano sodio, cloro e bicarbonati. Questi sali o componenti caratterizzano un delicato equilibrio dei nostri fluidi e quindi il corpo adotta diversi sistemi per mantenerlo durante la giornata. Va anche detto che questo bilancio, soprattutto per le entrate, è influenzato dalle abitudini sociali e culturali della persona e varia anche in funzione della dieta, dell’attività fisica e dei fattori ambientali.

D: Le entrate immagino che siano con le bevande che consumiamo e con gli alimenti…

C: Si! Sicuramente in primis incidono le bevande, a seguire gli alimenti, alimenti principalmente freschi quindi frutta e verdure che, oltre ad essere fonti di vitamine, sali minerali e fibra, sono una fonte non indifferente di acqua quindi ora che ci avviciniamo all’estate via libera all’anguria per tutti quanti.

D: Benissimo! ho letto con sorpresa che si può perdere fino a 2 litri di urina e perfino 10 litri nella sudorazione in estate durante l’attività fisica. Puoi dirci di più? e oltre all’urina e al sudore c’è altro?

C: L’eliminazione dei liquidi avviene principalmente con l’urina, la cui variazione di volume e composizione è importante per il mantenimento dell’equilibrio parlato poca fa, ma come dici tu anche la sudorazione può arrivare ad avare un ruolo molto importante quindi attenzione (quando praticate sport, ricordatevi di bere più acqua!) e mi riferisco soprattutto agli sportivi. Perdiamo acqua anche attraverso la cute, le mucose, i polmoni e le feci. Le perdite sono legate all’evaporazione: per via transcutanea variano in funzione della temperatura esterna e di quella corporea, dell’umidità, della ventilazione, del vestiario e della circolazione sanguigna superficiale. Attraverso i polmoni perdiamo acqua con l’aria espirata e anche questa è influenzata da molti fattori esterni.

D: D’accordo, grazie! Se dici passerei al nocciolo di oggi: PERCHE’ è importante bere? Qual è il ruolo nutrizionale dell’acqua?

C: Bere è importante perché come abbiamo appena visto le perdite sono costanti e il corpo deve riuscire a mantenere continuamente un bilancio idrico, quindi mantenersi all’interno di un certo range.

L’acqua è un componente indispensabile per lo svolgimento delle reazioni biochimiche che avvengono costantemente all’interno del nostro corpo e delle nostre cellule. Noi non ce ne rendiamo conto ma c’è un laboratorio di biochimica perfetto che lavora h24. Tutte queste reazioni inoltre producono sostanze organiche di scarto che vanno eliminate, principalmente con le urine.

Mi occupo di alimentazione e spesso sento persone con difficoltà digestive: i motivi dietro possono essere molteplici e differenti però spesso, una “cattiva digestione”, può essere dovuta ad una scarsa idratazione: la saliva, i succhi gastrici, biliari e pancreatici, per essere prodotti e secreti, richiedono ACQUA. Magari la prossima volta vediamo anche quando e quanto è meglio bere.

Molti lamentano anche difficoltà ad evacuare correttamente: una buona idratazione è sicuramente un fattore che gioca un ruolo nella prevenzione o risoluzione della stitichezza: sia perché nelle feci stesse c’è dell’acqua, sia perché le fibre che assumiamo con la nostra dieta funzionano meglio se le idratiamo, altrimenti rischiamo di ottenere un effetto esattamente contrario!

Abbiamo inoltre bisogno di Sali minerali presenti anch’essi nell’acqua che beviamo, oltre che al cibo – e di vitamine. In particolare, le vitamine IDRO-solubili potranno essere assorbite meglio se manteniamo una buona idratazione. Lo stesso trasporto e utilizzo dei nutrienti necessita di acqua. Infine, non dimentichiamo che l’acqua funziona anche da lubrificante nelle articolazioni (sportivi all’ascolto, ricordatevelo bene che bere aiuta a prevenire anche infortuni) e aiuta a mantenere compatte ed elastiche le mucose e la cute quindi insomma: un vero e proprio anti-aging!

D: Ottimo!  Penso proprio che ora abbiamo tutti quanti capito l’importanza di bere acqua. Ringrazio la Dottoressa per la sua disponibilità e ti passo la parola per i saluti e spazio pubblicità.

C: Se siete interessati ad altre informazioni sull’alimentazione, sia in ambito sportivo che non, mi trovate sui social: su facebook come “Dott.ssa Chiara Andreella – Dietista nutrizionista” sia su Instagram @ParolaDiDietista e al mio sito www.paroladidietista.it. Mi è piaciuto molto questo nome perché va a sottolineare che le informazioni e le nozioni che pubblico non sono mie idee personali in qualità di Chiara Andreella ma derivano dai miei studi universitari e dagli aggiornamenti medico-scientifici a cui partecipo tutti gli anni. Per la zona di Legnago e limitrofi ricevo al Poliambulatorio Fisiomed a Vigo di Legnago e al Centro Minervis a Minerbe quindi se volete venire a fare una chiacchierata… Sono a disposizione!

D: Grazie ancora Dottoressa! Per oggi finiamo qua. Potrete trovare questo video, l’articolo e altre informazioni su www.dalmarbozzo.com. Commentate qui sotto , mettete like , condividete  e ci vediamo lunedì prossimo per un altro appuntamento! Ciao a tutti!

L’acqua è la materia della vita. È matrice, madre e mezzo. Non esiste vita senza acqua. (Albert Szent-Gyorgyi)

Quanta acqua si beve in Italia e nel Mondo?

Mi sono fatto questa domanda tante volte e vi spiego anche il perché! Quando ero un  amatissimo omino delle macchinette ,laureato in scienze delle merendine e  con la magistrale in tecnica della distribuzione automatica , trasportavo grandissime quantità d’acqua in bottigliette di plastica da mezzo litro.  Da aprile a settembre  all’interno dei furgoni arrivavo tranquillamente a caricare anche 20 casse d’acqua, a volte di più. Una cassa d’acqua contiene 24 bottiglie da 0,5L quindi un totale di 12L per 20 . 240 L in furgone sono tanti  ( senza contare  il resto della merce in furgone)  ma soprattutto  ti rendono la giornata molto impegnativa. Partivo carico ed energico e  tornavo scarico di acqua e di energie…. Una fatica…  A  mano , con il carretto, avanti e indietro nelle scuole e nelle aziende , il fresco dentro e l’afa fuori. Nella speranza di riuscire a finire la giornata, la domanda era : quanto cavolo bevono questi !?? Ed era così 5 giorni alla settimana.  Pensate, mi è capitato anche di dover chiedere aiuto ai colleghi perché avevo finito tutta l’acqua e me ne serviva altra .Solo nell’istituto  Primo Levi di Badia Polesine  ( lo prendo a riferimento perché ci ho trascorso parecchio tempo)  si arrivava a consumare  fino a 30 casse di acqua a settimana e i colleghi non erano da meno  :  complessivamente  si arrivava ad utilizzare anche due bancali al giorno che corrispondono a 126 cassette . Insomma acqua da tutte le parti!

Ma tornando a noi, ecco la risposta .

Prendiamo in considerazione alcuni dati sul mercato globale dei consumi di acqua in bottiglia. Si tratta di un fatturato mondiale  annuo che si aggira sui 250 MILIARDI di euro e per rendere l’idea sono circa 8000 € al secondo.  Un mercato che ,non solo  sembra  non conoscere crisi, ma che negli ultimi 10 anni si è visto raddoppiare  ed è  in continua crescita costante nonostante i vari movimenti PlasticFree che stanno nascendo .

 Al primo  posto per consumo troviamo  il continente americano : Usa e Messico in testa;  al secondo posto troviamo il continente asiatico: Emirati Arabi in  testa , Thailandia e Cina (in forte crescita); infine al terzo posto il continente europeo : Italia al primissimo posto seguita da Belgio Francia e Germania.

Vediamo l’Italia… Italia è  terza nel mondo per consumo pro-capite annuale : tra i 190 ai 208 L e un giro di affari che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. Ciò significa che in media ogni italiano spende 45 € all’anno per acquistare acqua in bottiglie di plastica. Da 140 a 160 sono le imprese  d’imbottigliamento nel nostro territorio e producono circa 260 etichette. Personalmente mi chiedo quanto possano essere effettivamente le differenze,  dal momento che la maggior parte  di tali  etichette sono prodotte  da un’ unica società . Vediamo insieme quali sono i principali marchi che controllano la gran parte delle sorgenti e producono il 70% del fatturato .

GruppoMilioni di litriFatturato  (approssimato)
San Pellegrino (appartiene a Nestle  e produce i seguenti marchi: S. Pellegrino, Vera, Panna, Levissima)2600 1 miliardo
San Benedetto ( S.Benedetto, Guizza, Primavera, Acqua Nepi)  appartiene a Zoppas con il gruppo Electrolux2400 600 milioni
Fonti di Vinadio ( S.Anna , Mia, Valle Stura)1300 200 milioni
Acque Minerali d’Italia ( Norda; Gaudianello , Sangemini)950 117 milioni
Lete ( Lete, Prata, Sorgesana)900 90 milioni
Ferrarelle  ( Ferrarelle, Boario,Vitasnella, Natia, Santagata)890 173 milioni
Rocchetta, Uliveto, BrioBlù, SpumadorN.D.30 milioni

Con questi numeri si può ben capire come questo mercato possa essere interessante  dal punto di vista economico ( non per niente l’acqua è definita ORO-BLU e sia  Coca-Cola che Pepsi hanno le loro acque)  ma anche problematico dal punto di vista ecologico e ambientale. Se, come me, state facendo una scelta Plastic-Free è bene sapere che non si sta marciando contro il ristorante di punta del vostro Paese ma contro aziende che fatturano miliardi e milioni di Euro.  

MI sono fatto qualche domanda su questi numeri e le pongo anche a voi: Come si può guadagnare così tanto su un bene così “scontato”? Perché gli italiani consumano così tanta acqua in bottiglia nonostante abbiano più di 700 sorgenti di acqua e buon assetto idrogeologico? Perché si continua ad usare così tanta plastica?  Perché non posso invece risparmiarmi quella spesa prendendo acqua dal mio rubinetto? E’ davvero così  importante bere tanta acqua?

La risposta a queste domande e a tante altre le vedremo in seguito. Scrivete qui sotto i commenti ,  le eventuali risposte a queste domande, condividete , mettete like e continuate a visitare il sito www.dalmarbozzo.com  e la pagina Facebook Dalmar Bozzo

Ciao a tutti!!!     

Greta Thunberg Si o No?

La volta scorsa ho fatto riferimento ad una ragazza svedese. Desidero dare qualche spiegazione in più in merito alla mia posizione. Sono convinto che il messaggio di Greta Thunberg sia importante, e autentico perché ci crede, ma ci sono alcune considerazioni da fare.

Prima considerazione. Sarebbe bello che tutti potessero vivere felici, ricchi e contenti rispettando l’ambiente, ma nella realtà c’è da tenere a mente la situazione dei vari Paesi. Nel mondo occidentale comanda per lo più l’economia: il tempo è denaro. Punto e fine. Non l’ho deciso io, ma so per certo che non si  viene retribuiti in base a quanto si rispetta la natura e le leggi che la governano, altrimenti l’operatore ecologico sarebbe miliardario e io sarei fuori a piantare alberi anziché qui a scrivervi! L’occidente ha raggiunto questo benessere e questo insieme di valori sfruttando le risorse presenti sul territorio e possiede quasi tutte le carte in tavola per effettuare una manovra correttiva con l’intento di ridurre l’impatto ambientale e forse (in buona fede) di  rientrare negli standard di emissioni di CO2 stabiliti dalla comunità scientifica. I Paesi del Terzo Mondo, non hanno le nostre possibilità per diversi fattori: la mancanza di istruzione,  la dipendenza da altri paesi,  le guerre e altri mille motivi. L’eco-sostenibilità per queste popolazioni, non è considerata un bene, semplicemente  perché rappresenta una priorità minore rispetto ad acqua, cibo e salute. Come biasimarli… Ci sono i Paesi in via di sviluppo come Cina ( ora 1a potenza economica), India, Brasile che stanno sfruttando il più possibile le loro risorse ottenendo grandi risultati; vedono avvicinarsi il raggiungimento del loro benessere e quindi i governi si chiedono: “perché mai dovrei fare dei cambiamenti dal punto di visto ecologico dato che mi sto arricchendo senza?” oppure: “chi siete voi per dirci come sfruttare il nostro territorio?” Un ritratto verosimile potrebbe essere questo: un occidente orientato ad una svolta ecologica e gli altri Paesi che useranno le risorse della Terra per i propri interessi.  

Seconda considerazione. Prima dell’avvento di Internet il capitalismo mondiale era rivolto per lo più al mero lucro azionario e la ricchezza era in mano a pochissimi. Internet si è inserito in maniera consistente nell’economia subito dopo la crisi del 2008 iniziando pian pianino a trasformare il “vecchio” capitalismo. Infatti il WEB ha permesso a tantissime persone di arricchirsi scendendo in maniera trasversale nelle varie situazioni dei Paesi. Si può dire che ha portato ad una democratizzazione del denaro: tutte le classi socio-economiche hanno avuto maggiore accesso a questo strumento e per questo si è registrato un incremento di persone ricche rispetto a 10 anni fa. Senza contare i giganti dell’informatica come Bill Gates (Microsoft), Steve Jobs (Apple), Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, WhatsApp), parliamo invece di persone comuni che utilizzano questo strumento per i propri interessi: dall’artigiano all’imprenditore, dal blogger allo you-tuber, dai politici alle associazioni no profit. Insomma Internet e la tecnologia annessa stanno trasformando il nostro mondo e chi non lo usa riduce drasticamente le possibilità di raggiungere un certo di tipo di benessere. Questa opportunità sta dettando nuovi comportamenti nel mondo della finanza introducendo un capitalismo giovane, dinamico e in continua evoluzione. Anche questo capitalismo porta parzialmente con se il seme del consumismo incidendo ulteriormente sull’impatto ambientale seguendo lo schema :+ ricchezza = + consumo = + CO2.

Terza ed ultima considerazione. Alla luce del messaggio veicolato da vari scienziati sui cambiamenti climatici e dal movimento creato da Greta, si è visto un interesse crescente nel mondo ecologico. La Business Roundtable, composta da aziende come  Amazon, Ford, JP Morgan, il 19 agosto 2019 ha firmato un documento dove si incentiva una crescita eco-sostenibile. È un segno che il capitalismo mondiale sta cambiando rotta: investimenti non più orientati al mero lucro azionario, ma orientati a scelte etiche e consapevoli per la tutela dell’ambiente e degli esseri viventi. Tra l’altro i millenials come me, e le successive generazioni sono il motore dell’economia futura e dimostrano di essere più sensibili alle questioni ecologiche ambientali e maggiormente portati a scelte eco-solidali.

Quindi, con queste considerazioni posso affermare che un cambiamento totale non è concepibile ma parziale sì e c’è tutto quello che serve per farlo. Il Covid-19 si è inserito in un contesto dove già c’erano tutti gli ingredienti per un mutamento ecologico. Questa pandemia ha portato a prediligere l’approccio on-line favorendo lo Smart –Working  (quindi l’utilizzo di Internet), portando più flessibilità negli orari di lavoro e meno spostamenti in macchina riducendo così le emissioni di CO2. Si è , inoltre, constatato una relazione, evidente, ma non ancora del tutto dimostrata, tra salute e ambiente: dove le particelle inquinanti di NO2 e NO nell’aria sono maggiori si è registrata una mortalità più alta per il virus e spiega a prima vista il motivo per cui la Pianura Padana (famosa per la scarsa salubrità dell’aria) è stata la zona europea più colpita.

Per concludere il Covid-19 è stato il punto di svolta e che piaccia o meno ha segnato una trasformazione economica sostanziale. Si tratta di un enorme onda digitale colorata di verde. Il connubio tra Internet e l’ecologia: The Green Wave. Noi occidentali, in particolare noi europei, abbiamo la possibilità di dimostrare al resto del mondo che si può migliorare la scala dei nostri valori e creare un trend che possa educare gli altri Paesi ad essere responsabili del futuro della Terra. Nella Green Economy, personalmente, ci vedo la possibilità per tutti gli uomini di trovare un equilibrio tra tempo, denaro, benessere ed ecologia. Quindi ad ognuno di noi spetta una piccola fetta di responsabilità se si vuole andare in questa direzione.

Commentate , scrivetemi la vostra opinione! Ciao a tutti!!! Alla prossima.

BENVENUTO!

Mi chiamo Dalmar. Da un po’ di tempo mi sono interessato all’impatto ambientale nel mondo: in particolare a ciò che riguarda il settore dell’Acqua e della Green Economy. E’ di questo di cui voglio parlare in questo blog: ho a cuore la questione ecologica e climatica e desidero cavalcare la GREEN WAVE condividendo con voi, idee progetti e informazioni pertinenti l’argomento.