PERDITE IDRICHE

10 CONSIGLI PER NON SPRECARE L’ACQUA

Parlando di impronta idrica è impossibile non parlare delle perdite ad esse associate. Quindi in questo articolo spiegherò brevemente com’è la situazione in Italia e cosa tutti noi possiamo fare per contribuire a preservare una risorsa così preziosa.

I dati del 2020 sono i seguenti e sono ripresi dal Sole 24 ore: annualmente in Italia vengono distribuiti 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua che corrispondono a 428 L al giorno per ogni italiano; di questi 428 solo 220 vengono effettivamente usati mentre il resto (quindi complessivamente il 47,9%) dei 208 L vengono dispersi nella reta idrica. Quindi per farla semplice quasi la metà dell’acqua utilizzata in Italia viene sprecata e questo di sicuro non ci fa onore. Il motivo principale di tale perdita è causato dall’inadeguatezza della rete idrica e fognaria. Le regioni del Centro e del Sud Italia sono quelle che riscontrano più problemi e di conseguenza sono i primi ad avere difficoltà all’approvvigionamento regolare dell’acqua; ciò significa che c’è ancora molto lavoro da fare da parte dei gestori idrici e delle amministrazioni comunali e regionali.

Una possibile conseguenza di una scarsa gestione delle risorse idriche lascia spazio al mercato privato che prenderebbe il diritto di far pagare al prezzo da loro stabilito i metri cubi richiesti per tutti i nostri usi con conseguenze dirette sul mercato agroalimentare, come è successo in Australia.

Possiamo al momento solo sperare e, nel contempo far sentire la nostra voce affinché chi dovrà fare questo lavoro di risanamento idrico lo possa fare come si deve. Nel frattempo, ecco 10 consigli che tutti, io compreso, bene o male dovremo imparare per non sprecare l’acqua in previsione futura di scarsità idrica.

  1. Quando vi lavate i denti con lo spazzolino o quando vi insaponate le mani chiudete il rubinetto! Se questo disorienta troppo velocemente le vostre abitudini iniziate con erogare meno acqua del rubinetto in queste due azioni di igiene personale. So di averlo già detto nell’articolo precedente, ma repitata iuvant.
  2. Preferite fare la doccia anziché il bagno? Fate bene! Fare la doccia, e quindi utilizzare il soffione del box doccia, è molto meno dispendioso rispetto all’utilizzo della vasca, per quanto quest’ultima possa essere molto più rilassante.
  3. Usate lo sciacquone del water con parsimonia: non sto dicendo che dovreste utilizzare la regola che trovate nei rifugi di montagna del tipo “ se è gialla rimane a galla, se è marrone tiro lo sciacquone”; ma vi sarete tutti accorti che per bisogni fisiologici semplici serve molta meno acqua di quella che viene scaricata, quindi vi basterà premere con più delicatezza il tasto dello sciacquone per sprecarne meno!
  4. Lavate i piatti preferibilmente in questo modo: utilizzate a pieno regime la lavastoviglie con funzionalità “Eco” e senza fare il risciacquo delle stoviglie. Nel caso non abbiate lavastoviglie o la funzione “Eco”, riempite il lavello con acqua calda, detergente e stoviglie, anziché usare il getto continuo.
  5. Usare al meglio la portata di carico della vostra lavatrice: lavare molti indumenti in unico ciclo di lavaggio anziché mettere nel cestello due tre capi. In caso di tessuti particolari (lana, seta ecc…) aspettate di raccoglierne di più e di uguali anziché farli lavare praticamente da soli.
  6. Annaffiare il giardino o il prato alla sera e al mattino. In questo modo l’acqua è meno esposta all’evaporazione dovuta al sole e si permette di mantenere più a lungo il terreno umido.
  7. Fate fare il controllo periodico della caldaia. Solitamente una volta all’anno le caldaie necessitano di una manutenzione, ma ad ogni modo fare una volta in più vi garantirebbe una migliore efficienza idrica e un risparmio energetico per la bolletta di casa.
  8. Assicuratevi di avere su tutti i rubinetti il frangi-getto o l’areatore. Sono dei reticolati molto sottili che vengono installati all’ugello finale del rubinetto. Essi permettono di miscelare l’acqua con l’aria e di garantire un flusso d’acqua regolare ottimizzandone il consumo. Quando vedete che dal vostro rubinetto inizia ad uscire meno acqua del solito, oppure sentite un odore sgradevole, oppure ancora sgocciola nonostante sia chiuso, molto probabilmente è necessario sostituire gli areatori. Costano al massimo 2€ e sono facilissimi da cambiare: chiunque, o con la mano o con una pinza è in grado di svitare il vecchio areatore e sostituirlo con quello nuovo. Insomma per questa azione non serve l’idraulico e contribuirete all’ambiente.
  9.  Non sprecare cibo. Come avete capito dal precedente articolo ogni cosa che mangiamo ha una quantità intrinseca di acqua (l’impronta idrica) e quindi quando buttate via il cibo inevitabilmente sprecate acqua. Si potrebbe parlarne per mesi su questo tema, ma mi limito a dare una soluzione molto semplice ed efficace per ridurre gli sprechi di cibo: fate la lista scritta della spesa prima di andare al supermercato e attenetevi esclusivamente ad essa!
  10. È un’idea tanto semplice, quanto geniale: raccogliete l’acqua piovana! Se avete un bel secchio da sfruttare, mettetelo sotto la pioggia per riempirlo e poi usarlo nei seguenti modi: lavate la macchina o qualsiasi altro oggetto, oppure annaffiate le piante. Unica raccomandazione: non bevetela, non è potabile!

Ovviamente non ho la pretesa che tutti d’ora in avanti prendano tutte queste decisioni, anche perché le dico a voi ma nello stesso tempo a me, ma scegliendone almeno una darete un contributo prezioso per la salvaguardia dell’ambiente, perché ricordate che è più facile ottenere 1 da 100 che 100 da 1! Quindi insieme, ognuno nel suo piccolo, possiamo fare la differenza!

Di tutti questi consigli probabilmente ce ne sono tanti altri che non ho elencato e quindi potete benissimo scrivermeli voi nei commenti! Ricordatevi di iscrivervi al mio canale di YouTube! Mettete like, condividete, e seguitemi su Facebook e su Instagram. Ciao a tutti!!!

IMPRONTA IDRICA

Acqua in ogni cosa… Ma basterà per tutti?

La volta scorsa ho concluso l’argomento riguardante il ciclo idrologico dell’acqua e desidero rimanere sul tema “acqua” parlando di impronta idrica.

Che cos’è l’impronta idrica come si calcola? Il concetto risale al 2003 ed è stato elaborato da Arjen Hoekstra, professore dell’Università Twente, in Olanda, esperto della gestione delle risorse idriche. Si tratta di un valore che visualizza la quantità di acqua dolce necessaria ai nostri consumi e viene calcolato sommando le quantità utilizzate in tutte le fasi del processo produttivo: dalle materie prime al consumatore finale del prodotto o servizio. Sostanzialmente è il valore di acqua intrinseco e nascosto in ogni cosa. È possibile calcolare l’impronta idrica quasi per qualsiasi cosa.

Qualche esempio. I seguenti esempi sono ripresi da Alock Jha – Il libro dell’acqua.

PRODOTTO O SERVIZIOIMPRONTA IDRICA
Una doccia di 5 minuti200L
Lavarsi i denti o tirare lo sciacquone8L
Una tazzina di caffè200L
Un chilogrammo di arrosto di tacchino15000L
Alimentazione media giornaliera35000L
Piccolo panino di soia160L
Un panino al formaggio165L
Un bicchiere di latte250L
Lavare i piatti a mano75L
Un foglio di carta10L
Un microchip32L
Un chilogrammo di cotone10000L
Mezzo litro di birra inglese150L

Previsioni future. La Terra contiene 33 milioni di km3 di acqua potabile e siamo quasi 8 miliardi di persone (7,8). Proviamo a fare due conti basandoci sull’alimentazione media giornaliera di 35000L che sono quindi 35m3 che moltiplicate per i 365 giorni all’anno fanno 12.775 m3 all’anno per persona. Moltiplichiamo questo numero per 8 miliardi e otteniamo 1.022×1011 m3 che corrispondono a 10.2200 km3 che corrisponde al consumo mondiale di acqua attuale. Se per ipotesi, e preciso che è altamente improbabile, la popolazione mondiale non variasse, significa che all’essere umano rimarrebbe 322 anni di vita considerando questo aspetto. Il calcolo che ho fatto non tiene conto di tutti i processi produttivi , né del consumo igienico ,né del tasso di natalità mondiale crescente e neanche di altri infiniti fattori che non conosco; però risulta semplice capire che gli anni rimanenti all’essere umano sono molto meno e che ci saranno guerre per garantirsi il minimo indispensabile di “oro-blu” pro-capite che è di 1.000 m3 all’anno, secondo l’ONU.

Già ora ci sono aree del pianeta dove si soffre del così detto stress idrico (cioè un apporto minore al minimo appena citato), figuriamoci fra 30 o 50 anni quando saremo 10 miliardi e avremo necessità maggiori… Vi consiglio di tenere d’occhio ogni tanto Worldometer (ecco qui il link : https://www.worldometers.info/it/ ) per rendervi conto di quello che dico.

È facile con questi numeri capire che l’acqua non è per niente scontata e che il problema è da tenere seriamente in considerazione. L’uomo deve assolutamente provare a ripristinare il ciclo naturale dell’acqua per poterlo preservare il più a lungo possibile. So che quello che vi ho detto oggi è un macigno nel cuore, ma forse è necessario per iniziare a fare dei cambiamenti.

Sicuramente ci saranno soluzioni e innovazioni che potranno risolvere il problema, qualcuna la conosco e magari avrò modo anche di parlarne in un altro intervento, ma nel frattempo dobbiamo fare anche noi la nostra parte, e potete iniziare, ad esempio, con il chiudere il rubinetto mentre vi lavate i denti. Concludo dicendo soltanto questo: se comprendi l’impronta idrica, comprendi che l’acqua è preziosa!

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L’INQUINAMENTO DIRETTO DELLE ACQUE

ORRORI ED ERRORI UMANI SUL CICLO IDROLOGICO

https://youtu.be/q9kRqJe4DGI

Nell’ultimo articolo ho spiegato 4 conseguenze dei gas serra sul ciclo idrologico ovvero risposte naturali alle nostre azioni, e quindi, sono causate dall’inquinamento indiretto dell’uomo.

In questo articolo desidero mettere a fuoco le azioni umane che, invece, agiscono direttamente sull’inquinamento del ciclo idrologico e le conseguenze immediate. Se ne potrebbero elencare un’infinità, ma ne elenco 4, ossia le più pertinenti al tema dell’acqua.

  1. Scarti industriali. Prevalentemente in forma liquida e possono andare ad inquinare direttamente per errore umano non solo i fiumi ma anche le falde acquifere del ciclo idrologico. Cito il tristissimo esempio, che mi riguarda personalmente, dell’inquinamento da PFAS (sostanze idrofobe usate nella conceria delle pelli e nelle pentole anti-aderenti): le aziende a monte di una falda acquifera nel vicentino hanno riversato nel sottosuolo quantità talmente elevate di PFAS da creare un disastro ambientale. Sono migliaia le persone in Veneto che hanno nel sangue quantitativi sopra lo standard di Legge (5nm per litro) e per qualcuno ci sono state varie ripercussioni sulla salute. Questa sostanza è finita ovviamente nella nostra filiera di alimentazione, nelle coltivazioni e negli allevamenti locali. A peggiorare la situazione è il riciclo naturale delle acque sotterranee che, se ricordate, hanno una velocità di movimento molto inferiore rispetto a tutto il ciclo idrologico e per questo il risanamento della falda richiede moltissimi anni. Al problema del PFAS vi ricordo che la soluzione (almeno per l’acqua) è un depuratore e vi invito a rivedere il seguente articolo: https://www.dalmarbozzo.com/2020/07/04/vuoi-migliorare-la-qualita-della-tua-acqua-potabile/  .
  2. Il prelevamento delle acque sotterrane. Se ricordate bene nell’articolo in cui spiego la differenza tra acqua potabile e minerale (https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/20/ti-fidi-dellacqua-che-bevi/), quelle minerali possono essere sia di fonte sorgiva (cioè fuoriuscite naturalmente da un terreno) che di fonte sotterranea (prelevate da falde acquifere). Quando si prelevano dalle falde troppi metri cubi di acqua al secondo tramite pompe idrauliche e senza studiarne l’effettiva capacità e portata, c’è il grave rischio di ridurre notevolmente la superficie stessa della falda, poiché l’avvallamento creato dal sistema di pompaggio si deprime sempre di più fino al collasso della stessa. Qui l’uomo va ad influire direttamente sul bilancio idrico locale del ciclo dell’acqua, rallentando ulteriormente, o addirittura eliminando, gli spostamenti d’acqua sotterranei.
  3. Una delle cose più brutte e disastrose che possono accadere in mare è l’inquinamento per la perdita di petrolio. Premetto che non è mia intenzione fare la morale su se sia giusto o sbagliato estrarlo; voglio concentrarmi, invece, sugli effetti che l’oro nero causa una volta riversato nei nostri mari. Il petrolio è la morte nera di un interno ecosistema locale: a contatto con l’acqua del mare crea una pellicola impermeabile all’ossigeno che soffoca letteralmente la vita marina sottostante impedendone lo scambio tra fauna e superficie. Se poi gli animali ci entrano a contatto diretto si innescano una serie infinita di problematiche di salute, riducendo drasticamente la loro capacità di sopravvivenza. L’acqua, seppure è il miglior solvente in assoluto, con una presenza massiccia di petrolio, non ha abbastanza velocità depurativa da smaltirne gli effetti e quindi in queste circostanze si richiede l’intervento di altre risorse (sia economiche che umane) per tamponare il problema, che a volte può durare per mesi. Purtroppo si stima che ci siano perdite di petrolio annue intorno ai 4 milioni di tonnellate.
  4. Inquinamento plastico. Come ho già spiegato ci sono vari tipi plastiche e in questo caso conviene semplicemente distinguerle tra quelle che galleggiano o meno. Quelle che galleggiano diventano una base fertile per le alghe: la fotosintesi, processo vitale delle alghe, è uno scambio energetico tra clorofilla (contenuta nei sali minerali marini) e luce solare ma essa avviene maggiormente su superficie solide. Quindi la presenza di plastiche galleggianti in mare diventa l’ambiente ideale per la creazione di alghe che comporta da una parte un miglior assorbimento dell’anidride carbonica ma dall’altro comporta un maggior consumo di ossigeno e quindi un impoverimento di specie marine. La plastica che non galleggia, ha maggior possibilità di diventare una serie di trappole micidiali per gli abitanti dei fondali: non solo perché fungono da vere e proprie restrizioni fisiche impedendone la libertà di movimento, come possiamo vedere in numerose immagini strazianti, ma anche perché hanno la particolarità di disgregarsi in microplastiche che vengono facilmente ingerite dai pesci interferendo quindi con le loro funzioni vitali; se poi la fauna ittica inquinati da microplastiche viene pescata, finisce tragicamente nei nostri stomaci e buon appetito a tutti!

Come avete capito la scarsa gestione dei rifiuti umani spesso può portare ad un grave inquinamento delle acque. Se le aziende e i Governi non danno indicazioni più trasparenti o non comunicano in modo più efficace con i consumatori su come smaltire i rifiuti, è probabile che a pagarne il prezzo, in tempi brevi, sia l’ambiente: un consumatore se non comprende dove gettare il rifiuto è probabile che lo smaltisca in modo scorretto e in quel momento è molto più facile che possa raggiungere corsi d’acqua, prima e, da ultimo, viaggiando tramite le correnti marine a distanza di chilometri dal punto di partenza, i mari. Una conseguenza evidente è, ad esempio, l’isola dei rifiuti (The Trash Island) a largo del Pacifico: si stima che abbia un’estensione minima di 700.000 kmq per un totale di 3 milioni di tonnellate di plastica.

Questo mio secondo intervento sul tema del ciclo idrologico ha lo scopo di rendervi più consapevoli delle vostre azioni e di sensibilizzare l’importanza del sistema idrico della Terra: comprendere il suo delicato equilibrio significa fare scelte eco-friendly e salvaguardare l’ambiente!

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IL CICLO IDROLOGICO

Emissioni di CO2 e cambiamento climatico.

Nell’ultimo articolo ho parlato di frigo-gasatori per indurre le persone che amano l’acqua fredda e gassata ad abbandonare gli acquisti in bottiglia di plastica. Oggi, invece vorrei porre attenzione su un argomento che si distacca molto dall’ultimo trattato. Voglio spiegare come funziona il ciclo idrologico, e quali comportamenti umani l’hanno modificato maggiormente, in particolare analizzerò una serie di eventi a catena che hanno portato al cambiamento climatico che stiamo vivendo.

Partiamo dalla definizione: cos’è il ciclo idrologico? E’ il trasporto e la distribuzione naturale dell’acqua tramite processi di evaporazione (vapore acqueo), condensazione (precipitazioni e fenomeni atmosferici) e sublimazione (ghiaccio che si trasforma in vapore) ed esso, in media ogni 3000 anni sposta una massa equivalente a tutti gli oceani del pianeta. Questo ciclo permette di godere delle varie situazioni meteorologiche nel mondo, di influenzare le correnti marine, quindi di determinare le stagioni, e di influenzare le masse d’aria in atmosfera, nonché i venti.

Come funziona? Il ciclo idrologico è messo in moto dal sole, che provoca l’evaporazione dell’acqua liquida presente sui continenti, in particolare quella proveniente dalle piante, prende il nome di traspirazione. Il vapore acqueo, una volta salito in atmosfera, dove la temperatura diminuisce e dove ci sono grandi spostamenti d’aria, tende a condensarsi fino al punto di rugiada, ovvero quel momento dove la saturazione di acqua è tale per cui non possa più rimanere allo stato gassoso, e quindi l’acqua precipita sotto forma di fenomeni atmosferici su tutta la superficie terrestre con diverse concentrazioni e frequenze. Alcune di queste precipitazioni cadono ai poli e in alta montagna e contribuiscono alla formazione dei ghiacciai indispensabili per l’approvvigionamento umano. Il bilancio complessivo del ciclo è nullo: cioè non c’è perdita o aggiunta di quantità d’acqua. Esso è diverso dal bilancio reale poiché, quest’ultimo, consiste nel tenere in considerazione una determinata località: infatti le acque del sottosuolo, dei fondali marini e dei ghiacciai hanno una velocità di inserimento nel ciclo molto ridotta e possono quindi esserci quantità d’acqua differenti.

Che cosa è cambiato del ciclo idrologico? Quali sono le conseguenze o le reazioni a catena che si susseguono? Essendo un sistema circolare ne basta alterare inconsapevolmente uno per cambiare tutto il resto. La traspirazione e l’evaporazione sono tra i fattori maggiormente coinvolti. Ci sono alcuni elementi che caratterizzano il cambiamento del ciclo idrologico e come conseguenza quello climatico. In questo articolo mi concentro sulle emissioni di gas serra, come ad esempio il CO2; esse fanno rimbalzare maggiormente la luce solare nell’atmosfera e comportano diverse conseguenze. Ne elenco 4.

1. Le emissioni di gas serra fanno aumentare il calore in atmosfera; esso fa aumentare evaporazione e traspirazione rendendo così più difficile raggiungere il punto di rugiada, di conseguenza la natura per bilanciare questo squilibrio ricorre ad uno stratagemma: al diminuire della frequenza aumenta la concentrazione e ciò comporta pochi eventi atmosferici ma di grande portata. I monsoni ,ad esempio, sono fenomeni tipici dell’Asia meridionale e sono un ottimo indice del bilancio idrico locale e spiegano bene questo equilibrio. Per ben 8-9 mesi le precipitazioni sono scarse, poi tra giugno e settembre, accade l’incredibile: la temperatura dell’Oceano Indiano risulta minore rispetto a quella del continente e ciò crea un’evaporazione da entrambe le parti ma con temperature differenti. Il risultato è che masse d’aria umida di differente temperatura, che vengono racchiuse dalla catena montuosa dell’Himalaya, si scontrano e creano periodi ad alta intensità di pioggia. Eventi atmosferici simili si stanno verificando in alcune parti del Mondo dove risultano inusuali, abbondanti, e con una frequenza elevata a causa dello squilibrio creato dai gas serra.

2. Aumenta la temperatura dei mari con conseguenze disastrose: per prima cosa viene alimentata la conseguenza sopracitata, ma cosa più preoccupante: un’acqua più calda comporta un maggiore discioglimento dei sali che per le creature marine che abitano in superficie significa avere meno nutrienti disponibili rispetto alle acque fredde e salate. Ciò innesca, quindi, un effetto domino ineluttabile che termina con la riduzione della biodiversità marina. Questo avviene non solo nei nostri mari ma anche ai poli modificando le correnti oceaniche: acque meno fredde e salate alterano i vari strati di densità dei fondali marini e di conseguenza la direzione e la velocità delle correnti modificando le naturali stagioni, e creando maggiori possibilità di cicloni ed uragani.

3. L’anidride carbonica in eccesso che si scioglie in acqua crea l’acido carbonico e incide direttamente sul plancton che è la base della catena alimentare della vita oceanica: il plancton, in presenza di acqua acida (quindi con più CO2), necessita di maggior energia per la calcificazione e i processi vitali e ciò conduce ad un inesorabile indebolimento di questa importantissima forma di vita. Allo stesso modo del plancton, il corallo ha minor possibilità di crescere e quindi di ospitare un numero minore di specie animali, e le barriere coralline ospitano un terzo di tutta la biodiversità marina. La conseguenza inevitabile è una riduzione notevole del mercato ittico e nei prossimi anni il prezzo del pesce sarà destinato a crescere sempre di più e ad essere considerato un bene di lusso.

4. L’aumento di temperatura accelera lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari e le conseguenze sono le più disparate: innalzamento del livello del mare (acqua alta a Venezia), aumento dei volumi dei corsi d’acqua e quindi esondazioni più frequenti dei fiumi (ci è mancato poche che l’Adige esondasse a Egna), riduzione del territorio (il rifugio sulla Marmolada non è più accessibile), estinzione delle specie (orsi polari fortemente a rischio).   

I gas serra rovinano il ciclo dell’acqua, nonché il ciclo della vita, e per rammentarvi l’importanza e la bellezza dell’acqua vi rimando a questo link https://www.dalmarbozzo.com/2020/06/13/4-cose-che-assolutamente-non-puoi-non-sapere-sullacqua/.

Concludo con un pensiero personale. Ho compreso il tema del cambiamento climatico attraverso gli studi fatti sull’acqua che mi hanno dato una prova concreta e scientifica di ciò che sta accadendo. Il motore del nostro pianeta blu è l’acqua e non si può non considerarla. L’abbiamo forse dimenticato o dato per scontato e ora ne stiamo pagando le conseguenze. Il cambiamento climatico è reale e purtroppo siamo tutti responsabili delle vittime e dei disastri che procura. È giunto il momento di fare un ammissione di colpa e, in maniera responsabile, dire “è anche colpa mia!”, e infine avviare dei comportamenti più eco-sostenibili.

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CANAPA

L’ORO VERDE SNOBBATO

La volta scorsa ho esposto una lista di motivi per non acquistare il PET, ed ho anche affermato che esistono tantissime alternative alla plastica. Oggi, quindi voglio parlare di una di queste alternative: CANAPA.

La maggior parte delle persone, quando si parla di canapa l’ associa allo sballo, alla droga o all’uso ludico-ricreativo, e invece esiste un mondo di risorse incredibili dietro a questa pianta.

Perchè, quindi, la canapa ha, per l’opinione pubblica, un’accezione così negativa? Il motivo principale per cui le persone o le istituzioni hanno poca fiducia in questa pianta risale alla fine degli anni ’60, per la precisione al 1968: proprio come è successo per la bottiglia in plastica, gli americani avevano importato la loro cultura e le loro mode nel nostro Paese, nel bene e nel male; tra queste anche i movimenti hippy del ’68 e tutto il mondo della droga, marijuana inclusa. Ovviamente questo modo di vivere, e in particolare l’aspetto della droga, in Italia non fu accolto bene, ma anzi fu fortemente ostacolato, finendo per ridurre drasticamente gli utilizzi della canapa. La cosa sorprendente è che negli anni ’30 l’Italia era il secondo produttore mondiale di canapa e dava da lavorare a tantissime persone; ma, con l’avvento della guerra, questo settore venne accantonato, fino a scomparire, per lasciar posto all’ industria bellica. Nel dopo guerra le macchine in grado di lavorare la pianta erano veramente poche e il ritorno della canapa nel ’68 come droga non fu d’aiuto alla ripresa, anzi, fu un ultimo duro colpo che portò alla quasi sepoltura del settore della canapa. Inoltre all’epoca si sapeva poco dei contenuti chimici di THC e CBD e sulla possibilità di modificare questi parametri della pianta, cosa che, invece, in questo momento è possibile.

Attualmente in Italia la produzione di canapa non supera i 5-6 mila ettari e non c’è chiarezza in ambito legislativo; o meglio, ci sono delle leggi che possono facilmente essere contraddette o infrante. Le principali condizioni per la coltivazione di canapa sono queste: tenore di THC non superiore a 0,2%; comunicazione alle autorità competenti del luogo di coltivazione con rispettivo consenso; ci deve essere già un’azienda qualificata per la trasformazione della canapa come risorsa (ad esempio Assocanapa a Carmagnola TO).

La canapa, intesa come pianta ad uso industriale, è molto semplice da coltivare infatti ha una velocità di crescita tale da essere definita “auto-diserbante”, cioè cresce più veloce di qualsiasi altro infestante e una volta raccolta lascia il terreno totalmente libero e fertile per una nuova coltura. Si è anche visto che non necessita di grandi quantità d’acqua e si adatta facilmente a molti tipi di terreno fino anche a quote di 1500 metri.

Gli utilizzi con cui la canapa può essere sfruttata come risorsa sono svariati, come anche i settori che coinvolge: in campo medico, in ambito tessile, nell’alimentazione, nell’uso della carta, nei carburanti, nella cosmesi, nel settore edile e anche come plastica. La sua capacità “multi-tasking” la rende preziosa tanto da essere definita “oro verde” poiché con essa si possono creare 25 mila prodotti e sottoprodotti. Ecco alcuni spunti in alcuni di questi settori.

Settore edile. Utilizzando il canapulo, che è una parte di scarto dello stelo della pianta, acqua e calce si può ottenere un materiale edile estremamente versatile in tante dinamiche di costruzione dall’intonaco al bio-mattone. Si è visto che può essere un ottimo isolante termico perché si ottiene una temperatura media costante di 26 gradi sia d’estate che d’inverno riducendo notevolmente i consumi legati alla climatizzazione e quindi assorbe molto bene l’umidità e rende l’ambiente più salubre: una casa costruita con questo materiale comporta, quindi, diversi vantaggi. Altro aspetto interessante di questo materiale è che ha un ottimo impatto ambientale: si stima che una tonnellata di canapa secca possa eliminare 325 kg di CO2 analogamente ai depuratori per l’eliminazione della plastica. Gli edifici fatti con materiali classici hanno invece un impatto maggiore in termini di impronta di carbonio.

Settore plastica. La canapa ha ottime capacità di resistenza ed elasticità che la rendono un ottimo sostituto alla plastica con la differenza sostanziale che la canapa è biodegradabile e compostabile. L’utilizzo più comune, come surrogato della plastica, è nel settore automobilistico: le scocche delle auto sono composte da fibra di canapa e rendono le auto più leggere, resistenti e performanti (Mercedes ad esempio lo fa). La canapa, così impiegata, sta anche vedendo forte interesse nel settore dell’arredamento, nelle stampe 3D e in tantissimi altri settori che desiderano essere “plastic-free”.

Settore energetico. I combustibili detti a bio-massa sono quelli che riescono a sfruttare il potere energetico della sostanza per creare carburanti. I semi di canapa spremuti producono un olio ad alto potere energetico che può essere lavorato fino a creare il bio-diesel che, a parere degli esperti, è in grado di prolungare la vita dei motori rispetto a quelli tradizionali.

Molti di questi utilizzi sono davvero interessanti, sia dal punto di vista economico (in termini anche di business) ma anche dal punto di vista ecologico; ma come potete immaginare ci sono forti interessi di fondo per non considerare la canapa come risorsa preziosa.

In questo articolo il mio intento è di mettere a conoscenza le persone di questa risorsa incompresa, e semmai in Italia si farà chiarezza in termini legislativi sulla canapa industriale ricordatevi che potrete fare la vostra parte per un mondo più ecosostenibile, cercando di promuovere questa pianta non come droga ma come risorsa. La canapa potrebbe un giorno diventare la plastica monouso di cui abbiamo bisogno ed essere utilizzata per il trasporto di acqua e altri liquidi.

Ci sono tanti altri utilizzi che non ho elencato e potete scrivermeli. Quindi, commentate, mettete like, iscrivetevi al mio canale di YouTube e seguitemi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti.

Desidero infine ringraziare Marco De Francesco per le conoscenze che mi ha dato sulla canapa:  anni fa, ha fatto un bellissimo tentativo imprenditoriale per cercare di trasformare la canapa in pellet. Lascio qui il link per l’articolo a lui dedicato : https://www.dolcevitaonline.it/pellet-di-canapa-un-caso-di-studio/

BOMBA PLASTICA

10 buoni motivi per abbandonare il PET.

La volta scorsa ho spiegato a grandi linee il tema della plastica. Oggi invece desidero darvi delle motivazioni per abbandonare gli acquisti di plastica, in particolare del PET.

Quindi ecco qui 10 ragioni che personalmente ritengo valide per NON acquistare bottiglie di plastica. Alcune di queste le ho già dette, altre no, altre invece fanno riferimento alla plastica in generale ma le voglio racchiudere un’unica lista dato che sono correlate dalla stessa materia.

  1. Produrre 1 kg di plastica richiede 2 kg di petrolio, 17,5 L di acqua e  produce 2,5 kg di CO2: troppe risorse per un bene usa e getta. È un prodotto estremamente consumistico.
  2. Una bottiglia di plastica se dispersa nell’ambiente impiega 450 anni per decomporsi. Fate un favore all’ambiente nel caso in cui ne vediate una a terra: raccoglietela e buttatela nel cestino!
  3. La plastica è uno degli elementi maggiormente responsabili dell’aumento delle emissioni di CO2 : il suo incremento  rende le acque dei mari più acide e più calde creando una reazione a catena negativa sia nel clima, nella biodiversità marina e quindi nel mercato ittico.  
  4. C’è un’isola di rifiuti che galleggia nel Pacifico con un’estensione minima di 700.000 km2 di cui 3 milioni di tonnellate di plastica e di sicuro non è normale!
  5. Le bottiglie di plastica sono composte da PET, che sfortunatamente non galleggia in mare e quindi nel caso si voglia recuperarle risulta estremamente difficile. È più facile invece che finisca nello stomaco di qualche pesce.
  6. La decomposizione della plastica crea microplastiche: hanno dimensioni anche nanometriche e, grazie all’acqua, riescono a insinuarsi in tutto il nostro ecosistema, anche nella nostra alimentazione. Si stima infatti che ingeriamo 5 grammi di plastica a settimana, il che equivale a mangiarsi una penna BIC ogni sabato sera come happy hour. Gli effetti sulla salute umana sono ancora in fase di studio ma si può dire che, per quello che si conosce, questo ingerimento involontario di plastica, seppur a piccole dosi, causa stress ossidativo cellulare e riduzione dell’assorbimento di elementi come iodio, ferro e rame nell’intestino.
  7. La bottiglia in plastica, nel momento dello stoccaggio, spesso rischia di essere esposta a calore e luce solare, e questo stimola la fotosintesi e la creazione di alghe rendendo quindi l’acqua inutilizzabile. Nel mio precedente lavoro ho assistito tante volte a questa scena: capitava, soprattutto d’estate, che il cliente mi faceva notare la presenza di alghe all’interno del boccione dovuto a fonti di calore o luce, e si doveva conseguire alla sostituzione non solo del boccione ma anche della vasca di raccoglimento dell’acqua della colonnina.
  8. Tutte le acque in bottiglia di plastica sono minerali. Come abbiamo già visto, il controllo effettuato sulla qualità della fonte avviene soltanto una volta ogni 5 anni. Quindi, tenendo in considerazione anche il punto 7, non è così buona come si voglia far credere.
  9. Nel suo “Il libro dell’acqua“, del quale consiglio a TUTTI la lettura, il fisico Alock Jha scrive: “Le plastiche che finiscono in mare tendono ad essere ricoperte da alghe, rilasciano sostante tossiche e impattano ulteriormente sulla catena alimentare marina”.
  10. L’acquisto delle bottiglie di plastica comporta un’ incremento dei trasporti e di conseguenza delle emissioni di CO2. Ho già ampiamente dato indicazioni su come acquistare acqua in maniera più sostenibile.

Di alternative alla plastica ce ne sono davvero tante, tra cui la mia idea, come anche esistono diverse soluzioni per smaltirla correttamente, ma magari con il tempo avrò modo di elencarle.

Non intendendo condannare per sempre la plastica perché ha delle utilità innegabili, soprattutto in campo medico, ma intendo promuovere acquisti più eco-friendly. Ciò non toglie che ognuno di noi è libero di acquistare o meno le bottiglie di plastica ma di certo è un inizio che può essere intrapreso da chiunque. Può sembrare inutile eliminare il PET ma è quel piccolo contributo che nel tempo produce un grande cambiamento.

Concludo dicendo che il petrolio con cui si crea la plastica, secondo Worldometers, è destinato a finire nei prossimi 43 anni quindi BASTA BOTTIGLIE DI PLASTICA! Sostenete le alternative!

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5 modi per prendere acqua a confronto

Quale modo è più conveniente, di maggior qualità e a basso impatto ambientale?

La volta scorsa vi ho parlato dei sistemi di depurazione e abbiamo visto vantaggi e svantaggi di ogni principale tecnologia disponibile. 

Questa volta cercherò di mettere a confronto i modi che più spesso vedo utilizzare dalle persone per prendere acqua, considerando: convenienza, qualità e impatto ambientale; i modi in questione sono: acqua del rubinetto, acqua filtrata con la caraffa a cartucce, acqua depurata con carboni attivi, acqua in bottiglia di plastica, acqua in bottiglia di vetro. Per poter poi decretare un vincitore complessivo in questo confronto assegnerò un punteggio che và da 1 a 10; dove 1 si intende poco conveniente, poca qualità e ad alto impatto ambientale, e 10 si intende molto conveniente, tanta qualità, e a basso impatto ambientale.

Convenienza. Per convenienza si intende quella caratteristica che nell’arco di un periodo di tempo ci permette di spendere poco con una determinata prestazione per uno specifico prodotto o servizio. Il confronto che ho fatto, eseguito su un consumo di 5000 litri, che è il massimo filtraggio di un carbone attivo perché in questo modo ho la possibilità di comparare gli altri metodi in un contesto di uguale di consumo.

  •  Acqua in bottiglia di vetro: chi le acquista spende una media di 0,5 € per L e quindi per ottenere 5000L spende 2500 €. Punteggio=2. 
  • Acqua in bottiglia di plastica : con una media di 0,24 € al litro si spende 1200€. Punteggio= 4. 
  • Acqua con depurazione a carbone attivo: senza considerare l’investimento iniziale della depurazione (che nel tempo viene ampiamente recuperato), la sostituzione del filtro avviene a 5000 litri e costa 260 €, quindi una media di 0,05 € al litro. Punteggio=6. 
  • Acqua depurata con la caraffa a cartucce: con una media di 0,03 € al litro la spesa totale per 5000 litri è 140 €. Punteggio=7.
  •  Acqua del rubinetto: come ho già detto in un articolo precedente l’acqua potabile è estremamente conveniente e infatti 5000 L costano appena 1€. Punteggio=10.

Qualità. Quale dei 5 modi ci assicura un’acqua di qualità maggiore? In termini di qualità considero l’eventuale stoccaggio e le proprietà organolettiche; la qualità si può determinare nel momento in cui la si beve.

  •  Acqua in bottiglia di plastica. Come già detto l’acqua minerale ha scarsi controlli e uno stoccaggio inadeguato che spesso comporta l’usura della plastica e di conseguenza cambiamenti nelle proprietà organolettiche. Punteggio= 5.
  •  Acqua del rubinetto: è sicuramente la più controllata ma spesso lascia discutere l’odore e il sapore causato dalla presenza del Cloro come agente di sterilizzazione o dall’usura delle tubature. Punteggio= 6. 
  • A pari punteggio l’acqua in bottiglia di vetro e il filtraggio a caraffa: considerando che il vetro ha ottime capacità di conservazione delle proprietà organolettiche ma lo stoccaggio non è sempre idoneo, che il filtraggio a cartucce permette di migliorare la qualità dell’acqua (ma non di renderla eccellente), ma in compenso è privo di stoccaggio il punteggio che ho assegnato è di 7. 
  • L’acqua depurata con i carboni attivi: zero stoccaggio e ottima filtrazione quindi ottima qualità. Dato che un minimo di errore nella depurazione è inevitabile il voto complessivo non può essere 10 ma 9!

Impatto ambientale. S’intende quanto il prodotto o il servizio crei un effetto a livello ambientale: quindi quali e quante materie prime sono state utilizzate per la produzione, quanta CO2 produce o elimina. Quali dei 5 modi elencati è il più eco-solidale, sostenibile? Per determinare l’impatto ambientale è necessario prendere in considerazione un arco di tempo molto più lungo per vedere i pro e i contro di una determinata scelta. C’è da dire che tutte le azioni umane hanno, inevitabilmente, un impatto ambientale e quindi il voto 10 è escluso.  

  • Acqua del rubinetto: la costruzione della gestione dell’impianto idrico locale e delle tubature sicuramente ha richiesto un notevole impiego di materie, energie, riduzione del suolo e una produzione di CO2,; ma fortunatamente non è aggiudicabile alle scelte dell’utente finale e quindi l’acqua potabile del rubinetto ha come unico impatto ambientale lo spreco. Magari ne parlerò in maniera più completa in un altro momento ma per ora mi limito a dire che molto spesso per negligenza degli utenti si spreca tantissima acqua. Voto complessivo 9. 
  • Acqua in bottiglia di vetro. Tengo in considerazione questi aspetti: per produrre le bottiglie di vetro è necessario l’utilizzo di silice, carbonato di calcio ad una temperatura di 1500°C; trasportare le bottiglie di vetro a domicilio o nel supermercato si impiega un quantitativo di carburante e quindi di CO2; il vetro in compenso è 100% riciclabile e implica il rifiuto della scelta della plastica. Voto complessivo 6.
  •  Acqua in bottiglia di plastica. Per produrre 1 kg di plastica (circa 75 bottiglie da 0,5 L) sono necessari 17,5 L di acqua, 2 kg di petrolio e produce un complessivo di CO2 di 2,5 kg e, senza approfondire l’impatto globale che produce, questo è sufficiente per dare voto 1.
  •  Acqua depurata da filtri a caraffa: tutte le caraffe sono in plastica, le cartucce sono composte da ulteriore plastica e sostanze filtranti, ogni mese è necessaria la sostituzione e quindi da un lato alimenta il consumismo con più CO2, dall’altro favorisce il rifiuto della plastica. Voto 6.
  •  Acqua depurata da carbone attivo. Il depuratore sicuramente nella produzione richiede tantissime materie tra cui plastica e affini, componenti elettriche e tecnologiche, carbone da noce di cocco o da legno, ma il beneficio maggiore è una lunga prestazione che comporta una drastica riduzione di CO2 e di consumo di bottiglie di plastica. Voto 7. 

Bene! Andiamo alla conclusione! Facendo la somma del punteggio ecco il risultato:

 al quinto posto: l’acquisto bottiglie di plastica con punteggio totale di 10. 

al quarto posto: l’acquisto delle bottiglie di vetro con punteggio totale di 15.

al podio, al terzo posto: l’acquisto della caraffa a cartucce con 20 punti.   

al secondo posto: l’acquisto del depuratore a carbone attivo con 22 punti. 

Quindi, inevitabilmente, vince la classifica l’acqua del rubinetto di casa con 25 punti.

Questi risultati sono ovviamente frutto delle mie considerazioni personali e intendono decretare una classifica del prodotto o del servizio che riesca ad essere nello stesso tempo economico, di qualità, e cosa più importante Eco-Friendly, e quindi aiutarvi a fare una scelta etica e consapevole. Voi, cosa ne pensate? Avete fatto una comparazione di questo genere? Me lo potete dire e scrivere!!! Iscrivetevi pure al mio canale di Youtube, seguitemi su Instagram o sulla mia pagina Facebook. Mettete like e leggete pure gli altri articoli sul mio blog. Ciao a tutti!

Vuoi migliorare la qualità della tua acqua potabile?

Tecnologie disponibili per la depurazione.

La volta scorsa ho mostrato come verificare la qualità della propria acqua potabile, e quella del mio Comune è risultata conforme alla normativa in base ad i test che ho effettuato. Però ho anche spiegato che quei test sono generici e non riescono quindi a dare tutte le informazioni complete. Quindi come posso tutelarmi da eventuali contaminanti e sostanze nocive?

Da sempre l’uomo ha cercato di ottenere acqua pulita attraverso il controllo delle acque mediante scoli, canali e acquedotti, ma anche attraverso l’ebollizione e la protezione dell’acqua prelevata. La depurazione dell’acqua in termini chimici è avvenuta soltanto dopo la scoperta del microscopio che ha aperto un mondo sui batteri e la conseguente consapevolezza nel trovare metodi efficaci per contrastare le impurità. Intanto i depuratori si distinguono in due tipologie: ad uso alimentare e ad uso domestico ed industriale. La differenza principale sta soprattutto nel volume trattato e nella necessità di prestazione; mi spiego meglio: se ad esempio l’obiettivo in casa vostra è avere meno calcare su tutto l’impianto idraulico la soluzione migliore è un addolcitore e non un depuratore per bere acqua. In base all’esigenza personale e alla quantità di acqua da trattare c’è una soluzione specifica. Cercherò quindi di spiegare quali sono le principali tecnologie disponibili per depurare l’acqua ad uso domestico e alimentare e li spiegherò in termini di prestazione e costo.

Addolcitore. L’addolcitore può essere installato nell’impianto idraulico di casa o solamente dov’è necessario: il suo scopo è quello di rendere l’acqua meno dura e di conseguenza ottenere meno calcare in casa, proteggere le tubature e la caldaia. Funziona grazie a delle resine e alla ionizzazione del sodio: questo composto di sostante intrappolano il calcio e il magnesio e rendono l’acqua più dolce.

Nei distributori automatici del caffè c’è un depuratore di questo genere in formato ridotto e la sostituzione, al fine di mantenere la caldaia funzionale, viene effettuata in media ogni 800 litri o 10000 consumazioni. Ciò ha il pregio di rendere l’acqua più dolce, ma il difetto di non eliminare arsenico, batteri, microplastiche, Pfas ecc… . Il costo di un apparecchio del genere può variare in base al volume da trattare: se è ad uso locale come un rubinetto o un distributore automatico allora il prezzo è compreso tra i 70€ e i 180 €; se invece è per l’impianto idraulico di casa i costi vanno da 500€ a 1300€. I filtri delle macchinette da caffè e in generale i pre-filtri di altri sistemi di depurazione hanno una funzione molto similare all’addolcitore e permettono di togliere le impurità più grossolane.

Deferrizzatore. È solitamente installato nelle case che hanno il pozzo piuttosto che l’acquedotto. Infatti la presenza di ferro è molto frequente nei pozzi sotterranei e dà all’acqua una colorazione giallastra, rossa. Il deferrizzatore è solitamente applicato a tutto l’impianto idraulico e il suo scopo è appunto eliminare l’eccesso di ferro dall’acqua. Si raggiunge tale scopo con l’ossidazione del ferro: o con quarzite e l’insufflazione di aria o con permanganato di potassio oppure con biossido di manganese (pirolusite). Questo strumento elimina, il ferro, ma ha lo stesso difetto dell’addolcitore: non elimina tutte le altre sostanze nocive o pericolose. Anche in questo caso il costo è relativamente elevato, e va da un minimo di 900 € ad un massimo di 3000 € in base al volume di acqua da trattare. 

Osmosi inversa. È un sistema di depurazione ad uso esclusivo alimentare molto efficiente. La sua efficacia è dovuta alla capacità di eliminare tantissime sostanze: grazie ad una membrana semipermanente che trattiene tutte le impurità e grazie ad un elevata pressione, si ottiene un’acqua praticamente pura. Il sistema viene applicato sotto al lavello, richiede l’intervento di uno specialista ed hanno un costo che va da 1000€ a 2500€. Certo, elimina la stragrande maggioranza delle impurità, in particolare l’arsenico, ma elimina anche i Sali minerali dell’acqua e infatti a questo sistema di depurazione è quasi sempre integrato con un mineralizzatore (inserisce dopo la filtrazione i Sali minerali) che fa alzare notevolmente i costi. Richiede anche una manutenzione professionale e annuale costosa a carico dell’acquirente.

Carbone attivo e ultrafiltrazione. È un sistema di depurazione utilizzato sia dai gestori idrici che da aziende di depurazione domestica alimentare. Come l’osmosi inversa, ha un ottima capacità di eliminare un sacco di sostanze. Questa capacità è dovuta alla porosità tipica del carbone: i pori hanno grandezze che vanno da 25 nm a 1 nm e per questo motivo si può parlare di ultrafiltrazione che consiste nella depurazione di particelle piccolissime, virus compresi. Il carbone attivo si consuma all’aumentare della quantità di acqua filtrata e dopo ogni anno o ogni tot litri trattati bisogna procedere con la sostituzione. Il costo di un sistema a carboni attivi può variare dai 800 € a 1200€ per i consumi di casa. Si può installare sopra o sotto il lavello , o anche fissandolo al muro e la sostituzione del filtro, in base al tipo di depuratore, risulta abbastanza semplice e alla portata di tutti ad un costo accessibile. Ciò elimina tantissimi agenti contaminanti, Pfas compreso, minerali esclusi grazie all’adsorbimento ma non elimina l’arsenico.

Ci tengo a specificare che il carbone attivo riduce i Pfas ad una quantità minore di 5 ng/L, standard imposto dalla legge. Lo posso dire con totale tranquillità perché ho preso dell’acqua di pozzo inquinata da Pfas , l’ho fatta passare attraverso il mio depuratore a carbone attivi, ho consegnato il campione all’Arpa ed è risultato minore di 5 ng/L. Per motivi di privacy non posso mostrare pubblicamente il risultato ma privatamente si e quindi se volete saperne di più vi basterà contattarmi privatamente.

Filtro a caraffa. I filtri a caraffa sono i più popolari perché sono i più economici. Infatti le aziende che producono questi filtri garantiscono acqua buona pulita e protetta ad un costo di 45€/50€ all’anno. Sono filtri che vengono inseriti all’interno delle caraffe ed hanno una durata di un mese. Sono composti per lo più da Sali e resine come l’addolcitore e qualche altro filtro può contenere il carbone attivo. Se l’acqua del rubinetto è già di buona qualità e volete solo migliorare il sapore o renderla più dolce allora questa è una ottima soluzione per voi. La filtrazione avviene per gravità: l’acqua del rubinetto entra in una vasca di riempimento, poi per gravità passa attraverso il filtro che poi scende nella caraffa. Bisogna però dire che il carbone attivo funziona solo con la pressione di acqua che qui non c’è. Quindi ragazzi… Pagate per quello che vale: migliora la durezza dell’acqua, tuttavia non elimina batteri, gli altri metalli pesanti e Pfas.

Lampada ultravioletti: la lampada ultravioletti è pensata esclusivamente per l’eliminazione dei batteri: i raggi UV hanno una frequenza d’onda tra 100 e 400 nm e a 254 nm le radiazioni riescono a penetrare e a distruggere il nucleo dei batteri uccidendoli completamente. In base alla grandezza il prezzo può variare da 50 € a 300€. Quindi acqua trattata con un sistema ad ultravioletti permette di ottenere un’acqua priva di carica batterica. La lampada UV elimina i batteri ma non tutto il resto.

La soluzione migliore è relativa alle singole necessità delle famiglie. Personalmente utilizzo un depuratore con tre tecnologie e ve le spiego: un pre-filtro esterno per i residui più grossi come il calcare, all’interno un filtro a carboni attivi pressato, e nel centro una lampada ultravioletto. Il prezzo è abbordabile, è un prodotto garantito, certificato; l’installazione e la sostituzione dei filtri non richiede l’intervento di un professionista e ogni persona può farlo in maniera autonoma.

Nessuno delle seguenti tecnologie per la depurazione dell’acqua può indicare il presidio medico chirurgico perché tale qualifica la si ottiene quando il prodotto disinfetta o sterilizza l’acqua, ma dato che si tratta per la maggior parte dei casi di acqua potabile la disinfezione è già effettuata dal gestore idrico. Giustamente sorge quindi la domanda: come posso verificare l’efficacia di questi dispositivi? Ecco quindi dei semplici consigli per non farvi fregare da trovate pubblicitarie o venditori di dispositivi magici.

  1. Comprendete se ne avete effettivamente bisogno; cosa non va della vostra acqua. Ci sono alcuni comuni (Aosta, Ancona, Caserta e Perugia) che hanno un acqua potabile eccellente e quindi non necessitano di nessun sistema di depurazione.
  2. Chiedete i certificati di idoneità da parte di organizzazioni che da sempre studiano l’acqua e tutelano la salute delle persone. Ad esempio consiglio NSF International (National Sanitation Founder) che ha partecipato alla stesura dei parametri di potabilità dell’OMS; oppure WQA (Water Quality Association) o delle prove certificate che dimostrino che il prodotto rispetti la normativa sui dispositivi per il trattamento dell’acqua domestica (D.M. 7 febbraio 2012 n° 25).
  3. Chiedete informazioni sull’azienda che vi vende il prodotto: da quanto tempo esiste questa azienda? Vi danno la garanzia di soddisfazione? Hanno un servizio assistenza clienti? Sono preparati in materia di acqua e di depurazione? Mi è capitato di parlare con un promoter di sistemi di depurazione ad osmosi inversa: azienda di dubbia solidità, certificato di presidio medico chirurgico, e incompetenza della persona che proponeva la depurazione. Potreste sicuramente trovare sul web dei prodotti per la depurazione ad un costo basso o molto abbordabile ma senza garanzie e senza servizio clienti… quindi, se li prendete, incrociate le dita sperando che non si guasti mai!

Questo è quasi tutto su quello che c’è da sapere sulla depurazione dell’acqua. Sicuramente ci sono altre tecnologie di cui non ho parlato, o che non conosco, che hanno altre prestazioni interessanti. Magari potreste scrivermele voi indicandomele, oppure dicendomi cosa usate a casa vostra per trattare l’acqua. Spero che queste informazioni vi siano state utili e che possiate scegliere di bere acqua in maniera più sostenibile e responsabile. Potete commentare sul mio blog www.dalmarbozzo.com, iscrivervi al mio canale YouTube, mettere mi piace, e seguirmi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti!

DRINK TEST

Come capire la qualità della propria acqua.

La volta scorsa, abbiamo affrontato e analizzato le differenze tra acqua naturale e potabile. Abbiamo anche visto la differenza nei controlli. L’acqua potabile, oltre ad essere conveniente, dovrebbe garantire un sacco di proprietà. Ma come mai tanti di noi non utilizzano l’acqua del Sindaco??? Le motivazioni sono molteplici e di vario genere. Una motivazione più frequente è la poca fiducia nei controlli e quindi oggi darò a tutti la possibilità di verificare a grandi linee la qualità della propria acqua.

Quindi come posso verificare la qualità della mia acqua? Anzitutto è necessario prendere  le  informazioni riguardanti la nostra acqua di casa. Le potete trovare comodamente sul web, precisamente potete chiedere al vostro servizio idrico locale, oppure all’Arpa della vostra Regione, ovvero al vostro comune , o ancora si possono trovare  a volte  anche da aziende che operano nel settore dell’acqua e che svolgono campionature per proprio conto. Se questo non dovesse bastarvi perché non vi fidate o volete semplicemente maggiori certezze su quello che già sapete  il secondo passaggio è l’analisi dell’acqua.

 Un’analisi dell’acqua può costare da 100 € (se è specifica) fino a 1000 €  (se è completa). Nel caso in cui vogliate spendere queste  cifre  potete fare le analisi seguendo due procedure:

  1. fate voi la campionatura con delle normali bottigliette da mezzolitro di acqua, le portate all’Arpa, pagate da loro il costo del servizio e vi danno il risultato dell’analisi entro  un mese, oppure,
  2. opzione più impegnativa e costosa, chiedete l’intervento del gestore idrico locale che vi manda a casa un delegato competente, il quale procede alla campionatura che a sua volta sarà utilizzata come documento ufficiale di analisi di controllo da parte del gestore.

Personalmente ho utilizzato il servizio dell’Arpa per un test specifico per i Pfas che mi è costato 153 €, ma recentemente  ho anche voluto comprare dei test generici ed economici e provarli sulla mia acqua potabile. Quindi, nel caso in cui non vogliate spendere questi soldi ma vogliate comunque effettuare a modo vostro dei controlli, allora il modo più semplice è fare un’analisi generica, quindi non precisa, attraverso a dei test che determinano durezza, residuo fisso, pH, conducibilità e carica batterica. Questi test per l’acqua si possono acquistare facilmente on line su Amazon ed hanno un costo che vanno da 10€ a 30€. Ho acquistato il test  della cartina tornasole che determina ben 14 parametri dell’acqua; un tester per il pH; un altro per la conducibilità e il residuo fisso; un altro ancora per la durezza e un altro per la carica batterica. Ma prima di mostrarvi i risultati, voglio spiegarvi questi parametri dell’acqua visto che ne abbiamo accennato nell’ultimo intervento senza spiegazioni.

Durezza. La durezza dell’acqua è determinata dalla quantità di ioni disciolti in acqua di calcio e magnesio e di altri metalli pesanti. L’unità di misura è il grado francese °F che corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio comunemente conosciuto come calcare. La durezza può variare da 0 a 50 °F, e in base alla quantità le acque si possono definire più o meno dure: fino a 8-10 °F  acque più o meno dolci, da 10°F in poi acque più o meno dure. Il tester che ho comprato mi dice di prendere 5 ml di acqua e metterli dentro alla provetta, poi inserire goccia a goccia il reagente: inizialmente l’acqua risulta di colore rosso e si prosegue fino a quando non diventa blu; il numero di gocce inserite corrisponde alla durezza in gradi francesi.

PH. Rappresenta la ionizzazione dell’acqua allo stato liquido e in forma pura: è la tendenza della molecola di H2O a dividersi in ioni H+ e ioni OH. Nell’acqua pura la quantità di questi ioni è esattamente identica. La sigla pH significa potenza dell’idrogeno, una sostanza si definisce acida quando aumenta la  concentrazione degli ioni H+ e nella scala del pH è inferiore a 7 , basica quando aumenta la concentrazione degli ioni OH e nella scala è superiore a 7. Il pH dell’acqua aiuta a comprendere la presenza o meno di certi soluti. Il pH  è indicato nel tester della cartina tornasole insieme ad altri 13 parametri; è sufficiente immergere la striscia all’interno dell’acqua  per un secondo, aspettare un minuto e comparare le colorazioni con la tabella illustrativa fornita dal test. Esiste anche un tester specifico del pH : si tratta di una penna digitale che viene utilizzata maggiormente da chi ha un acquario: è sufficiente togliere il cappuccio, accendere  on /off , intingere nell’acqua fino al livello, mescolare per 20 secondi,  e leggere il risultato sul display.

Residuo fisso. Il residuo fisso, o TDS in inglese (Total Dissolved Solid = Totale dei Solidi Disciolti), è la quantità di Sali che rimangono dopo aver bollito l’acqua a 180°. Tale quantità è espressa in  mg/L o ppm (parti per milione)  ed corrisponde alla durezza permanente , cioè quella quantità di Sali e metalli che non varia al mutamento delle condizioni dell’acqua. Come ho già spiegato in base al residuo fisso le acque si possono definire più o meno minerali. Il tester ha un funzionamento identico a quello del pH: è una penna digitale che una volta intinta nell’acqua ci dice la misurazione corretta del residuo fisso.

Conducibilità elettrica: i Sali che all’interno dell’acqua si disciolgono, creano degli atomi con carica positiva e negativa. Tale differenza di carica , che parte da un punto A ed  arriva ad un punto B, è definita come conducibilità elettrica (EC  in inglese = Electric Conducibility) e si misura in  micro-Siemens per centimetro:  µS/cm. La maggior parte delle acque ha valori compresi tra 100 e 700 µS/cm. Il parametro serve per lo più a confermare la quantità di residuo fisso . Questi due parametri vanno a braccetto e infatti nel tester sono nella stessa penna e indicati contemporaneamente sul display.

Carica batterica. La carica batterica indica la presenza di microorganismi batterici presenti nell’acqua. La misura della carica batterica è espressa in CFU che significa Colonie che Formano un’Unità ad indicare quei batteri in fase di duplicazione. Secondo la normativa il CFU deve essere a 0 o molto vicino. Acqua con CFU = 1 è già pericolosa per la salute umana. Il tester che ho comprato è specifico per la famiglia dei batteri Coliformi (Escherichia Coli compreso). È una fiala con dentro un residuo reagente, la si apre, ci si versano 5 ml di acqua del rubinetto, si chiude, la si scuote per un minuto e poi la si lascia ferma per 48 ore ad una temperatura di 20-25°C. Finito quel periodo si prende la fiala e la si confronta con le istruzioni: se è gialla nessun batterio, se invece assume un colore che tende ad arancio/rosso allora l’acqua è contaminata.

Bene! Ora, grazie a questi tester  provo a capire se l’acqua potabile del mio Comune di residenza sia conforme ai parametri stabiliti dal D.Lgs. 25 gennaio 2001 n°31. I risultati sono i seguenti :

parametrorisultatostandard
   
tester: cartina tornasole  
Cloro libero0,5 mg/L250 mg/L
Ferro0200 µg/L
Rame01,0 mg/L
Piombo010 µg/L
Nitrati050 mg/L
Nitriti00,5 mg/L
Mercurio01 µg/L
Cloro totale0250 mg/L
Fluoruro0,5 mg/L1,5 mg/L
Durezza25°Ftra 0 e 50°F
Carbonato40 mg/Lin realzione alla durezza
Alcalinità totale120 mg/Ltra 0 e 360 mg/L
pH8,4tra 6,5 e 9,5
Acido Cianurico30-50 mg/Ltra 0 a 240 mg/L
   
tester: pH8tra 6,5 e 9,5
   
tester: rediduo fisso331mg/Lmassimo 1500 mg/L
           e conducibilità0,662 µS/cmmassimo 2500µS/cm
   
tester: durezza29°Ftra 0 e 50°F
   
tester: carica batterica00 CFU

Posso dire che l’acqua è oligominerale in base al residuo fisso, 29° è molto dura e infatti ho tanto calcare, è stata trattata perché c’è traccia di cloro, e non contiene batteri. Sono contento del risultato perché dimostra che l’acqua potabile non è così male come si voglia credere, ma soprattutto perché è conforme alla normativa! Ci tengo, però, a precisare che questi test sono generici e non intendono sostituire le analisi ufficiali dei laboratori certificati; pertanto non affidatevi al 100% a questi risultati poiché sono incompleti: infatti non è possibile con questi test determinare la presenza o meno di microplastiche, di legionella, altri metalli pesanti, pesticidi e nemmeno dei Pfas. Quindi se siete diffidenti per l’incompletezza di questi  test  la prossima volta darò altre informazioni! Invece, se volete avere delle indicazioni seppure approssimative, come ho appena mostrato, perché pensate che possano bastare per la vostra situazione, non esitate a contattarmi, verrò volentieri gratuitamente da voi per eseguire questi test. Quindi seguitemi su  Instagram, iscrivetevi al mio canale YouTube, mettete  like  sulla mia pagina Facebook!!! Come sempre, spero che questo intervento, più che piaciuto, vi sia servito! Alla prossima!

4 cose che assolutamente non puoi non sapere sull’acqua.

L’ultima volta ho concluso il discorso sull’importanza dell’acqua nel nostro corpo e , in particolare, sull’importanza di idratarsi, grazie alla Dottoressa Chiara Andreella. Vista l’ indispensabile necessità dell’acqua nel nostro organismo, sottolineata da Chiara la volta scorsa , è necessario capirne alcune proprietà.

Oggi, quindivi riassumerò in maniera semplice 4 punti fondamentali per capire che questo bene, da molti dato per scontato, è molto più di quello che è!

  1. La STRUTTURA CHIMICA. L’acqua è costituita da 2 atomi di Idrogeno e uno di Ossigeno formando la formula H2O. La struttura ha un’apertura di 104°, assomiglia ad una V capovolta, dove all’apice della V è presente l’Ossigeno e ad ogni estremo una molecola di Idrogeno. Tra Ossigeno e Idrogeno c’è un legame covalente polare (ovvero una condivisione di elettroni). Fra le varie molecole di acqua si formano, poi , dei legami tra gli atomi di Idrogeno: legame Idrogeno appunto. E’ un legame di per sé molto più debole di quello covalente ma rende l’acqua eccezionale, infatti questi legami idrogeno che si formano tra le varie molecole d’acqua creano un reticolato simile ad una piramide (tetraedro) garantendo un sacco di proprietà.
  2. La TENSIONE SUPERFICIALE. E’  la capacità dell’acqua di rimanere coesa allo stato liquido e di aderire ad altre molecole rendendola così visibile ad occhio nudo, “raccoglibile” in unico spazio e infine “direzionabile”. Altrimenti come potreste bere un bicchiere d’acqua se essa fosse appunto indomabile e invisibile? Forse peggio degli astronauti: andreste in giro a bocca aperta nel tentativo di prenderla senza vederla!
  3. La POLARITA.’ Tale proprietà è ciò che ha reso possibile più di ogni altra cosa l’eventualità della vita stessa. I legami chimici di cui ho parlato poco fa creano nel complesso una certa quantità di carica elettrica rendendo così l’acqua molto reattiva ad altre sostanze. Le reazioni chimiche che hanno creato i primi microrganismi sono dovute a questa proprietà dell’acqua: gli atomi di altre sostanze disciolte in essa si sono predisposti seguendo l’attrazione delle cariche elettriche all’interno delle molecole d’acqua creando una sorta di intelligenza chimica e di conseguenza il primordio della vita. Noi siamo nati da lì! E tutti gli esseri viventi che  vivono su questa Terra sono congiunti da questa identità di fondo legata all’acqua.
  4. L’acqua è un ottimo SOLVENTE. Grazie alla polarità e alla struttura tetraedrica risulta facile all’acqua attrarre legami di altri atomi, imbrigliarli e spezzare i vari legami delle sostanze in essa disciolte. Come ha detto la Dottoressa Andreella, l’acqua migliora l’assimilazione di varie sostanze ed è soltanto grazie alla sua capacità solvente che è possibile prendere i nutrienti necessari al corretto funzionamento del nostro corpo. Per rendere l’idea ,pensiamo al contrario: se così non fosse avremmo perennemente grossi problemi digestivi, (sempre come detto dalla Dottoressa sul tema della stitichezza); si mangerebbe il granello di sale grosso con la pasta; oppure, cosa più disgustosa, avremmo le croste di sporcizia sulla pelle e puzzeremmo parecchio perché non saremmo in grado di lavarci adeguatamente!!! L’acqua di per sé non è mai pura, o distillata proprio per la sua proprietà solvente. Nell’acqua che beviamo c’è sempre qualche impurità: alcune fanno bene, come ad esempio i sali minerali di cui abbiamo già parlato e di cui tutto il business dell’acqua fa leva per poter avere caratteristiche organolettiche differenti e accontentare diverse clientele ( sodio, potassio, calcio, magnesio, fluoro, cloro sono tutti i sali disciolti in acqua che nelle giuste quantità possono apportare determinati benefici). Altre sostanze, invece, possono alla lunga essere dannose per noi e per l’ambiente, ma di questo ne parleremo la prossima volta e in un altro contesto.

Per concludere:

Se vi piacciono il Gran Canyon, le Dolomiti o tante delle belle spiagge italiane è sicuramente merito dell’erosione creata da fiumi e dei ghiacciai nonché della capacità solvente dell’acqua. Se siete assetati ,volete bere un bel bicchiere d’acqua e riuscite a prenderla sappiate che è merito della sua tensione superficiale. Insomma se bevete, mangiate e vi lavate è sempre merito dell’acqua. Senza acqua non si può vivere, quindi spero davvero che d’ora in avanti tu dia più importanza a questo bene prezioso. Siate grati dell’acqua che avete!  Detto questo mi bevo un goccio! Ciao a tutti!