COMUNI SOSTENIBILI

6 CONSIGLI PER UNA CITTA’ ECOLOGICA

Ciao a tutti! E bentornati su www.dalmarbozzo.com! Negli ultimi mesi sono stato impegnato per motivi di lavoro e ho avuto poco tempo per occuparmi di nuovi articoli. Premetto anche che per questo articolo non ci sarà un video annesso perché sto implementando gli strumenti audio e video! A breve partirò per un viaggio cicloturistico all’insegna della sostenibilità, ma di questo ne parlerò più avanti dandovi un report dettagliato.

Oggi desidero offrirvi delle iniziative pratiche per ridurre l’impatto ambientale all’interno del proprio Comune. Sono consigli che mi sento di dare per esperienza professionale e personale. Spero che siano di aiuto, o che possano avverarsi davvero.

Il mondo sta cambiando e ha compreso l’innegabile correlazione tra salute e cambiamento climatico. I Paesi benestanti stanno attuando fortemente un cambio di rotta: dal G8 al G20 , ogni partito politico e molte aziende hanno capito l’importanza dell’economia circolare. Che sia Green Washing con finalità di business, o che sia un vero interesse per l’ambiente, la parola d’ordine del 2021 è “sostenibilità”! La sostenibilità non è soltanto una questione ambientale o il trend del momento, ma dal mio punto di vista è un basamento indispensabile su cui si deve appoggiare qualsiasi tipo di crescita o cambiamento.

 Voglio fare un esempio inerente all’ultimo articolo  sul ghiaccio (https://www.dalmarbozzo.com/2021/04/03/ghiaccio-2/): un ghiacciaio si può definire sostenibile, solamente se le precipitazioni invernali sono pari o maggiori rispetto allo scioglimento estivo; questo perché il bilancio tra entrate invernali ed uscite estive è zero o poco superiore. Lo squilibrio si crea quando il bilancio è, ad esempio, a -1, cioè quando le entrate invernali sono inferiori alle uscite estive. Probabilmente nell’immediato non cambia assolutamente nulla, ma questo squilibrio nell’arco di 10 anni crea un enorme cambiamento poiché il risultato annuale capitalizza e si somma a quelli successivi. La sostenibilità ha molto a che vedere con il tempo che passa e spesso non si accorge che un’azione piccola può diventare grande. Quindi azioni che sembrano insignificanti, come gettare la cartina a terra, nel breve termine potrebbe essere vista come un “non muore nessuno e può capitare”; ma nel lungo termine si capisce che quell’azione diventa insostenibile perché la perdita complessiva accumulata negli anni è maggiore rispetto all’azione di quel frangente.  

Essendo un concetto astratto è difficile metterlo in pratica, soprattutto se si è in pochi a comprenderlo a pieno. Oggi offrirò ai comuni e ai cittadini soluzioni che dal mio punto di vista sono molto sostenibili rispetto a ciò che si è fatto finora. Mi rivolgo non solo a coloro che hanno una coscienza ecologica, ma anche a coloro che hanno potere esecutivo, come le amministrazioni comunali, nel rendere migliori e sostenibili le nostre città. Ecco qui 6 consigli per una città sostenibile:

  1. Avviare un protocollo di intesa per le raccolte straordinarie dell’immondizia: ad esempio Plastic Free è un organizzazione comunitaria No Profit che collabora con le amministrazioni comunali per eliminare quegli accumuli di sporcizia che ci fanno vergognare di essere umani. L’iniziativa è supportata da un referente o più per ogni comune. La partecipazione all’evento è totalmente gratuita, ed è sufficiente iscriversi con nome, cognome e indirizzo e-mail sul portale www.plasticfreeonlus.it ; questo evento organizzato è molto spesso pubblicizzato su tutti i social. Portate con voi guanti, abbigliamento comodo, e una borraccia (perché vi ricordo che idratarsi è importante , soprattutto se si fa movimento!). Se invece si vuole diventare referente, e quindi socio effettivo, la quota di iscrizione è di appena 30€. Ho partecipato personalmente a 2 raccolte plastic free: mi sono divertito, ho conosciuto persone nuove, ho fatto movimento, e mi sono sentito più “proprietario” e responsabile del luogo della raccolta. Questa iniziativa nel lungo termine è assolutamente sostenibile poiché si avvale di volontari che hanno a cuore la cura e la tutela dell’ambiente ottenendo un grande risultato: cittadini più responsabili, ambiente più pulito, ad un costo irrisorio (un po’ di tempo e energie). Ricordate: è sostenibile quando le entrate sono maggiori delle perdite!
  2. Installare case dell’acqua nel proprio comune. La casa dell’acqua è un bellissimo esempio di sostenibilità ambientale. Invito fortemente le amministrazioni comunali e anche i cittadini a prendere maggiori informazioni su questo progetto. Intanto vi spiego cos’è la casa dell’acqua: è un impianto di erogazione dell’acqua (tipo distributore automatico) al servizio dei cittadini; essi possono andare al punto di prelievo con le proprie bottiglie vuote e erogare acqua fredda, o gassata ad un prezzo irrisorio, che di solito è 0,05 € al Litro. L’impianto è dotato di avanzati sistemi di depurazione e rende dunque l’acqua del sindaco più gradevole! I benefici sono davvero innumerevoli: risparmio immediato per il cittadino, riduzione di acquisto di acqua in bottiglia di plastica; riduzione dei consumi di tutto ciò che gira attorno al trasporto e alla produzione delle bottiglie (petrolio, CO2);  riduzione dei rifiuti; si creano nuovi spazi dove si può sviluppare un senso di appartenenza ad una comunità e una coscienza ecologica. Mi soffermo sulla sostenibilità del progetto. Esso sta in piedi quando c’è una forte promozione da parte del comune che si esprime poi in grandi consumi che permettono di sostenere i costi di gestione della casa dell’acqua da elargire successivamente all’azienda fornitrice. Alcune regioni come il Veneto finanziano l’installazione delle casette dell’acqua. Per ulteriori informazioni vi invito a contattarmi!
  3. Installare eco-compattatori incentivanti: si tratta di un box-cassonetto dove il cittadino può portare la propria bottiglia di plastica, inserirla dentro al contenitore e ottenere una ricevuta di sconto da utilizzare nei negozi convenzionati! Il riciclo aumenta notevolmente, il cittadino è incentivato a smaltire la plastica correttamente e ottiene anche uno sconto sugli acquisti dei negozi locali. Favorire il riciclo e l’acquisto a km 0, è molto sostenibile. L’acquisto di questi eco-compattatori è a carico del comune, però è un ottimo investimento a lungo termine per creare un’economia circolare.
  4. Disporre di piste ciclabili: sono un’amante della mountain bike e credo fortemente che la sostenibilità di un comune si possa vedere anche attraverso la quantità e la qualità delle piste ciclabili. Se vi ricordate nell’articolo https://www.dalmarbozzo.com/2020/10/17/mobilita/ ho messo a confronto vari mezzi di trasporto e la bicicletta è stato il secondo mezzo vincente nella classifica finale. Le piste ciclabili danno maggior sicurezza sia all’utente che al conducente di mezzi a motore; diluiscono il traffico, permettono di non inquinare con il conseguente miglioramento della qualità dell’aria, sono ottimi spazi di svago e relax contro lo stress giornaliero lavorativo e infine stimolano la crescita del cicloturismo che promuove quindi il territorio locale. Le e-bike stanno seguendo una tendenza di crescita incredibile e possono, nel lungo periodo, sostituire le auto per le tratte giornaliere casa-lavoro nel raggio di 10 km. Il “bike to work” è una realtà non solo convalidata in molti Paesi del Nord Europa, ma anche retribuita per coloro che optano questa scelta ecologica.
  5. Sullo stesso filone della mobilità urbana, ritengo indispensabile promuovere e incentivare l’utilizzo di mezzi elettrici. Aldilà del trend in crescita dell’auto elettrica, ritengo che il supporto ad esso associato, come le colonnine, sia di fondamentale importanza per poter influenzare le scelte dei cittadini verso acquisti più sostenibili! Se un cittadino è consapevole che il proprio comune ha disposto le colonnine elettriche, è molto più facile che sceglierà un mezzo alimentato a batteria elettrica piuttosto che uno a combustione fossile.
  6. Rivalutare e riqualificare gli spazi in disuso o abbandonati all’interno del comune per edificare spazi verdi o adibiti alla mobilità green. Ad esempio parte della vecchia ferrovia Ostiglia -Treviso è stata riutilizzata come una ciclabile. Oppure si potrebbe costruire un parco o un area verde non solo per avere più ombra, ma anche  per ottenere una riduzione di CO2 nell’aria. Una città che possiede tanti spazi verdi, oltre ad essere più apprezzata dai cittadini, favorisce l’abbassamento di temperatura durante il caldo estivo. La differenza di temperatura tra asfalto assolato e asfalto ombreggiato è netta e si comprende dunque quanto sia importante avere spazi verdi nella propria città. E questi luoghi, a cui si da una seconda vita, possono diventare una vera attrattiva per i turisti!

Esorto infine i cittadini a spingere le amministrazioni comunali verso infrastrutture ecologiche come queste! Queste sono 6 idee per un comune sostenibile… Magari ce ne sono tante altre di cui non ho parlato e potete scrivermele voi. Magari qualcuna di queste iniziative è già presente nel vostro comune… Chiedetevi: il mio comune è sostenibile? Fatemelo sapere nei commenti!

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Vi ringrazio della vostra attenzione e ci vediamo alla prossima!!!  

Vuoi migliorare la qualità della tua acqua potabile?

Tecnologie disponibili per la depurazione.

La volta scorsa ho mostrato come verificare la qualità della propria acqua potabile, e quella del mio Comune è risultata conforme alla normativa in base ad i test che ho effettuato. Però ho anche spiegato che quei test sono generici e non riescono quindi a dare tutte le informazioni complete. Quindi come posso tutelarmi da eventuali contaminanti e sostanze nocive?

Da sempre l’uomo ha cercato di ottenere acqua pulita attraverso il controllo delle acque mediante scoli, canali e acquedotti, ma anche attraverso l’ebollizione e la protezione dell’acqua prelevata. La depurazione dell’acqua in termini chimici è avvenuta soltanto dopo la scoperta del microscopio che ha aperto un mondo sui batteri e la conseguente consapevolezza nel trovare metodi efficaci per contrastare le impurità. Intanto i depuratori si distinguono in due tipologie: ad uso alimentare e ad uso domestico ed industriale. La differenza principale sta soprattutto nel volume trattato e nella necessità di prestazione; mi spiego meglio: se ad esempio l’obiettivo in casa vostra è avere meno calcare su tutto l’impianto idraulico la soluzione migliore è un addolcitore e non un depuratore per bere acqua. In base all’esigenza personale e alla quantità di acqua da trattare c’è una soluzione specifica. Cercherò quindi di spiegare quali sono le principali tecnologie disponibili per depurare l’acqua ad uso domestico e alimentare e li spiegherò in termini di prestazione e costo.

Addolcitore. L’addolcitore può essere installato nell’impianto idraulico di casa o solamente dov’è necessario: il suo scopo è quello di rendere l’acqua meno dura e di conseguenza ottenere meno calcare in casa, proteggere le tubature e la caldaia. Funziona grazie a delle resine e alla ionizzazione del sodio: questo composto di sostante intrappolano il calcio e il magnesio e rendono l’acqua più dolce.

Nei distributori automatici del caffè c’è un depuratore di questo genere in formato ridotto e la sostituzione, al fine di mantenere la caldaia funzionale, viene effettuata in media ogni 800 litri o 10000 consumazioni. Ciò ha il pregio di rendere l’acqua più dolce, ma il difetto di non eliminare arsenico, batteri, microplastiche, Pfas ecc… . Il costo di un apparecchio del genere può variare in base al volume da trattare: se è ad uso locale come un rubinetto o un distributore automatico allora il prezzo è compreso tra i 70€ e i 180 €; se invece è per l’impianto idraulico di casa i costi vanno da 500€ a 1300€. I filtri delle macchinette da caffè e in generale i pre-filtri di altri sistemi di depurazione hanno una funzione molto similare all’addolcitore e permettono di togliere le impurità più grossolane.

Deferrizzatore. È solitamente installato nelle case che hanno il pozzo piuttosto che l’acquedotto. Infatti la presenza di ferro è molto frequente nei pozzi sotterranei e dà all’acqua una colorazione giallastra, rossa. Il deferrizzatore è solitamente applicato a tutto l’impianto idraulico e il suo scopo è appunto eliminare l’eccesso di ferro dall’acqua. Si raggiunge tale scopo con l’ossidazione del ferro: o con quarzite e l’insufflazione di aria o con permanganato di potassio oppure con biossido di manganese (pirolusite). Questo strumento elimina, il ferro, ma ha lo stesso difetto dell’addolcitore: non elimina tutte le altre sostanze nocive o pericolose. Anche in questo caso il costo è relativamente elevato, e va da un minimo di 900 € ad un massimo di 3000 € in base al volume di acqua da trattare. 

Osmosi inversa. È un sistema di depurazione ad uso esclusivo alimentare molto efficiente. La sua efficacia è dovuta alla capacità di eliminare tantissime sostanze: grazie ad una membrana semipermanente che trattiene tutte le impurità e grazie ad un elevata pressione, si ottiene un’acqua praticamente pura. Il sistema viene applicato sotto al lavello, richiede l’intervento di uno specialista ed hanno un costo che va da 1000€ a 2500€. Certo, elimina la stragrande maggioranza delle impurità, in particolare l’arsenico, ma elimina anche i Sali minerali dell’acqua e infatti a questo sistema di depurazione è quasi sempre integrato con un mineralizzatore (inserisce dopo la filtrazione i Sali minerali) che fa alzare notevolmente i costi. Richiede anche una manutenzione professionale e annuale costosa a carico dell’acquirente.

Carbone attivo e ultrafiltrazione. È un sistema di depurazione utilizzato sia dai gestori idrici che da aziende di depurazione domestica alimentare. Come l’osmosi inversa, ha un ottima capacità di eliminare un sacco di sostanze. Questa capacità è dovuta alla porosità tipica del carbone: i pori hanno grandezze che vanno da 25 nm a 1 nm e per questo motivo si può parlare di ultrafiltrazione che consiste nella depurazione di particelle piccolissime, virus compresi. Il carbone attivo si consuma all’aumentare della quantità di acqua filtrata e dopo ogni anno o ogni tot litri trattati bisogna procedere con la sostituzione. Il costo di un sistema a carboni attivi può variare dai 800 € a 1200€ per i consumi di casa. Si può installare sopra o sotto il lavello , o anche fissandolo al muro e la sostituzione del filtro, in base al tipo di depuratore, risulta abbastanza semplice e alla portata di tutti ad un costo accessibile. Ciò elimina tantissimi agenti contaminanti, Pfas compreso, minerali esclusi grazie all’adsorbimento ma non elimina l’arsenico.

Ci tengo a specificare che il carbone attivo riduce i Pfas ad una quantità minore di 5 ng/L, standard imposto dalla legge. Lo posso dire con totale tranquillità perché ho preso dell’acqua di pozzo inquinata da Pfas , l’ho fatta passare attraverso il mio depuratore a carbone attivi, ho consegnato il campione all’Arpa ed è risultato minore di 5 ng/L. Per motivi di privacy non posso mostrare pubblicamente il risultato ma privatamente si e quindi se volete saperne di più vi basterà contattarmi privatamente.

Filtro a caraffa. I filtri a caraffa sono i più popolari perché sono i più economici. Infatti le aziende che producono questi filtri garantiscono acqua buona pulita e protetta ad un costo di 45€/50€ all’anno. Sono filtri che vengono inseriti all’interno delle caraffe ed hanno una durata di un mese. Sono composti per lo più da Sali e resine come l’addolcitore e qualche altro filtro può contenere il carbone attivo. Se l’acqua del rubinetto è già di buona qualità e volete solo migliorare il sapore o renderla più dolce allora questa è una ottima soluzione per voi. La filtrazione avviene per gravità: l’acqua del rubinetto entra in una vasca di riempimento, poi per gravità passa attraverso il filtro che poi scende nella caraffa. Bisogna però dire che il carbone attivo funziona solo con la pressione di acqua che qui non c’è. Quindi ragazzi… Pagate per quello che vale: migliora la durezza dell’acqua, tuttavia non elimina batteri, gli altri metalli pesanti e Pfas.

Lampada ultravioletti: la lampada ultravioletti è pensata esclusivamente per l’eliminazione dei batteri: i raggi UV hanno una frequenza d’onda tra 100 e 400 nm e a 254 nm le radiazioni riescono a penetrare e a distruggere il nucleo dei batteri uccidendoli completamente. In base alla grandezza il prezzo può variare da 50 € a 300€. Quindi acqua trattata con un sistema ad ultravioletti permette di ottenere un’acqua priva di carica batterica. La lampada UV elimina i batteri ma non tutto il resto.

La soluzione migliore è relativa alle singole necessità delle famiglie. Personalmente utilizzo un depuratore con tre tecnologie e ve le spiego: un pre-filtro esterno per i residui più grossi come il calcare, all’interno un filtro a carboni attivi pressato, e nel centro una lampada ultravioletto. Il prezzo è abbordabile, è un prodotto garantito, certificato; l’installazione e la sostituzione dei filtri non richiede l’intervento di un professionista e ogni persona può farlo in maniera autonoma.

Nessuno delle seguenti tecnologie per la depurazione dell’acqua può indicare il presidio medico chirurgico perché tale qualifica la si ottiene quando il prodotto disinfetta o sterilizza l’acqua, ma dato che si tratta per la maggior parte dei casi di acqua potabile la disinfezione è già effettuata dal gestore idrico. Giustamente sorge quindi la domanda: come posso verificare l’efficacia di questi dispositivi? Ecco quindi dei semplici consigli per non farvi fregare da trovate pubblicitarie o venditori di dispositivi magici.

  1. Comprendete se ne avete effettivamente bisogno; cosa non va della vostra acqua. Ci sono alcuni comuni (Aosta, Ancona, Caserta e Perugia) che hanno un acqua potabile eccellente e quindi non necessitano di nessun sistema di depurazione.
  2. Chiedete i certificati di idoneità da parte di organizzazioni che da sempre studiano l’acqua e tutelano la salute delle persone. Ad esempio consiglio NSF International (National Sanitation Founder) che ha partecipato alla stesura dei parametri di potabilità dell’OMS; oppure WQA (Water Quality Association) o delle prove certificate che dimostrino che il prodotto rispetti la normativa sui dispositivi per il trattamento dell’acqua domestica (D.M. 7 febbraio 2012 n° 25).
  3. Chiedete informazioni sull’azienda che vi vende il prodotto: da quanto tempo esiste questa azienda? Vi danno la garanzia di soddisfazione? Hanno un servizio assistenza clienti? Sono preparati in materia di acqua e di depurazione? Mi è capitato di parlare con un promoter di sistemi di depurazione ad osmosi inversa: azienda di dubbia solidità, certificato di presidio medico chirurgico, e incompetenza della persona che proponeva la depurazione. Potreste sicuramente trovare sul web dei prodotti per la depurazione ad un costo basso o molto abbordabile ma senza garanzie e senza servizio clienti… quindi, se li prendete, incrociate le dita sperando che non si guasti mai!

Questo è quasi tutto su quello che c’è da sapere sulla depurazione dell’acqua. Sicuramente ci sono altre tecnologie di cui non ho parlato, o che non conosco, che hanno altre prestazioni interessanti. Magari potreste scrivermele voi indicandomele, oppure dicendomi cosa usate a casa vostra per trattare l’acqua. Spero che queste informazioni vi siano state utili e che possiate scegliere di bere acqua in maniera più sostenibile e responsabile. Potete commentare sul mio blog www.dalmarbozzo.com, iscrivervi al mio canale YouTube, mettere mi piace, e seguirmi su Instagram e Facebook. Ciao a tutti!

DRINK TEST

Come capire la qualità della propria acqua.

La volta scorsa, abbiamo affrontato e analizzato le differenze tra acqua naturale e potabile. Abbiamo anche visto la differenza nei controlli. L’acqua potabile, oltre ad essere conveniente, dovrebbe garantire un sacco di proprietà. Ma come mai tanti di noi non utilizzano l’acqua del Sindaco??? Le motivazioni sono molteplici e di vario genere. Una motivazione più frequente è la poca fiducia nei controlli e quindi oggi darò a tutti la possibilità di verificare a grandi linee la qualità della propria acqua.

Quindi come posso verificare la qualità della mia acqua? Anzitutto è necessario prendere  le  informazioni riguardanti la nostra acqua di casa. Le potete trovare comodamente sul web, precisamente potete chiedere al vostro servizio idrico locale, oppure all’Arpa della vostra Regione, ovvero al vostro comune , o ancora si possono trovare  a volte  anche da aziende che operano nel settore dell’acqua e che svolgono campionature per proprio conto. Se questo non dovesse bastarvi perché non vi fidate o volete semplicemente maggiori certezze su quello che già sapete  il secondo passaggio è l’analisi dell’acqua.

 Un’analisi dell’acqua può costare da 100 € (se è specifica) fino a 1000 €  (se è completa). Nel caso in cui vogliate spendere queste  cifre  potete fare le analisi seguendo due procedure:

  1. fate voi la campionatura con delle normali bottigliette da mezzolitro di acqua, le portate all’Arpa, pagate da loro il costo del servizio e vi danno il risultato dell’analisi entro  un mese, oppure,
  2. opzione più impegnativa e costosa, chiedete l’intervento del gestore idrico locale che vi manda a casa un delegato competente, il quale procede alla campionatura che a sua volta sarà utilizzata come documento ufficiale di analisi di controllo da parte del gestore.

Personalmente ho utilizzato il servizio dell’Arpa per un test specifico per i Pfas che mi è costato 153 €, ma recentemente  ho anche voluto comprare dei test generici ed economici e provarli sulla mia acqua potabile. Quindi, nel caso in cui non vogliate spendere questi soldi ma vogliate comunque effettuare a modo vostro dei controlli, allora il modo più semplice è fare un’analisi generica, quindi non precisa, attraverso a dei test che determinano durezza, residuo fisso, pH, conducibilità e carica batterica. Questi test per l’acqua si possono acquistare facilmente on line su Amazon ed hanno un costo che vanno da 10€ a 30€. Ho acquistato il test  della cartina tornasole che determina ben 14 parametri dell’acqua; un tester per il pH; un altro per la conducibilità e il residuo fisso; un altro ancora per la durezza e un altro per la carica batterica. Ma prima di mostrarvi i risultati, voglio spiegarvi questi parametri dell’acqua visto che ne abbiamo accennato nell’ultimo intervento senza spiegazioni.

Durezza. La durezza dell’acqua è determinata dalla quantità di ioni disciolti in acqua di calcio e magnesio e di altri metalli pesanti. L’unità di misura è il grado francese °F che corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio comunemente conosciuto come calcare. La durezza può variare da 0 a 50 °F, e in base alla quantità le acque si possono definire più o meno dure: fino a 8-10 °F  acque più o meno dolci, da 10°F in poi acque più o meno dure. Il tester che ho comprato mi dice di prendere 5 ml di acqua e metterli dentro alla provetta, poi inserire goccia a goccia il reagente: inizialmente l’acqua risulta di colore rosso e si prosegue fino a quando non diventa blu; il numero di gocce inserite corrisponde alla durezza in gradi francesi.

PH. Rappresenta la ionizzazione dell’acqua allo stato liquido e in forma pura: è la tendenza della molecola di H2O a dividersi in ioni H+ e ioni OH. Nell’acqua pura la quantità di questi ioni è esattamente identica. La sigla pH significa potenza dell’idrogeno, una sostanza si definisce acida quando aumenta la  concentrazione degli ioni H+ e nella scala del pH è inferiore a 7 , basica quando aumenta la concentrazione degli ioni OH e nella scala è superiore a 7. Il pH dell’acqua aiuta a comprendere la presenza o meno di certi soluti. Il pH  è indicato nel tester della cartina tornasole insieme ad altri 13 parametri; è sufficiente immergere la striscia all’interno dell’acqua  per un secondo, aspettare un minuto e comparare le colorazioni con la tabella illustrativa fornita dal test. Esiste anche un tester specifico del pH : si tratta di una penna digitale che viene utilizzata maggiormente da chi ha un acquario: è sufficiente togliere il cappuccio, accendere  on /off , intingere nell’acqua fino al livello, mescolare per 20 secondi,  e leggere il risultato sul display.

Residuo fisso. Il residuo fisso, o TDS in inglese (Total Dissolved Solid = Totale dei Solidi Disciolti), è la quantità di Sali che rimangono dopo aver bollito l’acqua a 180°. Tale quantità è espressa in  mg/L o ppm (parti per milione)  ed corrisponde alla durezza permanente , cioè quella quantità di Sali e metalli che non varia al mutamento delle condizioni dell’acqua. Come ho già spiegato in base al residuo fisso le acque si possono definire più o meno minerali. Il tester ha un funzionamento identico a quello del pH: è una penna digitale che una volta intinta nell’acqua ci dice la misurazione corretta del residuo fisso.

Conducibilità elettrica: i Sali che all’interno dell’acqua si disciolgono, creano degli atomi con carica positiva e negativa. Tale differenza di carica , che parte da un punto A ed  arriva ad un punto B, è definita come conducibilità elettrica (EC  in inglese = Electric Conducibility) e si misura in  micro-Siemens per centimetro:  µS/cm. La maggior parte delle acque ha valori compresi tra 100 e 700 µS/cm. Il parametro serve per lo più a confermare la quantità di residuo fisso . Questi due parametri vanno a braccetto e infatti nel tester sono nella stessa penna e indicati contemporaneamente sul display.

Carica batterica. La carica batterica indica la presenza di microorganismi batterici presenti nell’acqua. La misura della carica batterica è espressa in CFU che significa Colonie che Formano un’Unità ad indicare quei batteri in fase di duplicazione. Secondo la normativa il CFU deve essere a 0 o molto vicino. Acqua con CFU = 1 è già pericolosa per la salute umana. Il tester che ho comprato è specifico per la famiglia dei batteri Coliformi (Escherichia Coli compreso). È una fiala con dentro un residuo reagente, la si apre, ci si versano 5 ml di acqua del rubinetto, si chiude, la si scuote per un minuto e poi la si lascia ferma per 48 ore ad una temperatura di 20-25°C. Finito quel periodo si prende la fiala e la si confronta con le istruzioni: se è gialla nessun batterio, se invece assume un colore che tende ad arancio/rosso allora l’acqua è contaminata.

Bene! Ora, grazie a questi tester  provo a capire se l’acqua potabile del mio Comune di residenza sia conforme ai parametri stabiliti dal D.Lgs. 25 gennaio 2001 n°31. I risultati sono i seguenti :

parametrorisultatostandard
   
tester: cartina tornasole  
Cloro libero0,5 mg/L250 mg/L
Ferro0200 µg/L
Rame01,0 mg/L
Piombo010 µg/L
Nitrati050 mg/L
Nitriti00,5 mg/L
Mercurio01 µg/L
Cloro totale0250 mg/L
Fluoruro0,5 mg/L1,5 mg/L
Durezza25°Ftra 0 e 50°F
Carbonato40 mg/Lin realzione alla durezza
Alcalinità totale120 mg/Ltra 0 e 360 mg/L
pH8,4tra 6,5 e 9,5
Acido Cianurico30-50 mg/Ltra 0 a 240 mg/L
   
tester: pH8tra 6,5 e 9,5
   
tester: rediduo fisso331mg/Lmassimo 1500 mg/L
           e conducibilità0,662 µS/cmmassimo 2500µS/cm
   
tester: durezza29°Ftra 0 e 50°F
   
tester: carica batterica00 CFU

Posso dire che l’acqua è oligominerale in base al residuo fisso, 29° è molto dura e infatti ho tanto calcare, è stata trattata perché c’è traccia di cloro, e non contiene batteri. Sono contento del risultato perché dimostra che l’acqua potabile non è così male come si voglia credere, ma soprattutto perché è conforme alla normativa! Ci tengo, però, a precisare che questi test sono generici e non intendono sostituire le analisi ufficiali dei laboratori certificati; pertanto non affidatevi al 100% a questi risultati poiché sono incompleti: infatti non è possibile con questi test determinare la presenza o meno di microplastiche, di legionella, altri metalli pesanti, pesticidi e nemmeno dei Pfas. Quindi se siete diffidenti per l’incompletezza di questi  test  la prossima volta darò altre informazioni! Invece, se volete avere delle indicazioni seppure approssimative, come ho appena mostrato, perché pensate che possano bastare per la vostra situazione, non esitate a contattarmi, verrò volentieri gratuitamente da voi per eseguire questi test. Quindi seguitemi su  Instagram, iscrivetevi al mio canale YouTube, mettete  like  sulla mia pagina Facebook!!! Come sempre, spero che questo intervento, più che piaciuto, vi sia servito! Alla prossima!

Ti fidi dell’acqua che bevi?

Acqua potabile e acqua minerale a confronto.

Abbiamo tutti capito che l’acqua ha una bellezza intrinseca di grande valore. Però si è anche visto che per la sua proprietà solvente, in natura essa non si presenta mai pura al 100%, ma sempre in soluzione con altre sostanze “buone“come i sali minerali di cui abbiamo già parlato e “cattive” come l’arsenico, mercurio, piombo, pesticidi, batteri di vario genere, micro-plastiche e i famosi PFAS ecc…

Sorge quindi la domanda: chi e cosa determina la potabilità dell’acqua? Quali sono gli standard? C’è differenza tra acqua minerale e acqua potabile? Farò un confronto tra di loro con i seguenti punti: definizione e normativa, proprietà, controllo, e costo.

Acqua Potabile. Il Ministero della Salute definisce, all’art. 2 del Decreto Legislativo 2 febbraio 2001, n°31, come acque potabili tutte quelle destinate al consumo umano: quindi preparazione cibi e bevande, uso domestico, uso per l’impresa alimentare e uso per la distribuzione della rete idrica (in particolar modo si garantisce fino al contatore di casa). Tali acque devono essere salubri e pulite, ovvero: non devono contenere microorganismi, parassiti o, altre sostanze in concentrazioni tali che possano rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Il Decreto spiega bene, per filo e per segno, come l’acqua potabile deve essere trattata, distribuita e controllata da gestori ed organi competenti. Nel D.Lgs. vengono stabiliti i parametri chimici per poter definire “potabile” l’acqua che beviamo, o meglio, usiamo nella quotidianità: tali valori sono decisi in base alle linee guida dettate dall’OMS.

Proprietà. Per abbreviare sintetizzo quali sono questi parametri che rendono l’acqua potabile. Il pH deve essere compreso generalmente tra 6,5 e 9,5; ad eccezione delle acque gassate. La conducibilità elettrica deve essere a 2500 µS/cm e quindi non aggressiva. La durezza generalmente è compresa tra 15 e 50 °F. Nel nostro comune modo di dire, si dice che l’acqua deve essere incolore, insapore e inodore ma ai sensi del Decreto questi paramenti devono essere “accettabili per il consumatore e senza variazioni anomale”. Così come previsto nell’Allegato 1 al D.Lgs. n°31/01, i batteri in generale, ma nello specifico l’Escherichia Coli, devono essere a zero, l’ammoniaca deve essere massimo di 50mg/L, i Cloruri (come il sale da cucina) e i Solfati devono avere valore massimo di 250 mg/L mentre per il Potassio e i Bicarbonati non è previsto un limite;  è invece fissato a 200 mg/L per il Sodio, 10µg/L per l’arsenico. 1,5 mg/L per i Floruri e infine 0,5 mg/L per i Nistrati. Durezza, pH, conducibilità li spiegherò molto meglio la prossima volta.

Controllo. La normativa prevede che i controlli delle acque vengano eseguiti da laboratori autorizzati con procedure di analisi che periodicamente vengono sottoposte al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore della Sanità. I controlli interni (quelli del gestore) sono accordati con l’USL locale e le analisi vengono affidate a laboratori di loro scelta. I controlli esterni sono svolti unicamente dall’USL locale, e se necessario dalla Regione, secondo i criteri e le modalità scelte dal Ministero della Sanità. I controlli esterni per gli standard di qualità per l’acqua potabile sono trasmessi con periodicità che varia in base alla quantità di metri cubi distribuita dall’impianto di potabilizzazione considerando una media di 200L pro capite al giorno. Per farla breve più è il volume rilasciato, e quindi più cittadini ne necessitano, e più il numero di controlli è maggiore.  Quindi fino al contatore di casa garantisce la sanità pubblica anche per l’impianto idrico e acquedotto. Personalmente penso che ci sia un meccanismo più che affidabile! Dal contattore al rubinetto è compito del proprietario o gestore delle condutture, e sulla salubrità dell’acqua magari rimane qualche dubbio, ma ne parleremo in un altro momento.

Costo. L’acqua gestita dalla sanità pubblica (quella dell’acquedotto per intenderci, o chiamata anche “del sindaco”) ha dei costi ridicoli se pensate agli enormi vantaggi e comodità che ci dà! Prendendo a riferimento una vecchia bolletta di Acque Veronesi 141 m3 di acqua (parametrata, ovviamente, sul pieno utilizzo domestico) mi sono costati solamente 30,30 €. Significa che 1 m3, che sono 1000 L, mi è costato appena 0,22 €. Una doccia di 10 minuti in media sono 120 L e nel mio caso mi costa appena 2 centesimi … se è fredda! In quei 0,22€/m3 il servizio che viene offerto comprende una quota fissa, una per l’acquedotto, una per la fognatura e una per la depurazione. Per chi ha la fortuna di accedere all’acquedotto e ad un servizio simile, può tranquillamente dire che è estremamente conveniente dato che esce direttamente nel rubinetto a km zero senza fatica. Onestamente per il valore che do all’acqua pagherei volentieri di più per questo servizio!

Acqua minerale. Il Ministero della Salute, all’art. 1 del D.Lgs. 25 gennaio 1992, n°105 , definisce per acque minerali quelle acque che hanno origine sotterranea, da falde, o da sorgenti naturali “che hanno caratteristiche igieniche particolari e, eventualmente, proprietà favorevoli alla salute”. Esse si distinguono dalle potabili per la purezza originaria , per i minerali, altre sostanze e i loro  effetti: la temperatura, la composizione di questi minerali devono mantenersi costanti alla sorgente nel tempo, salvo cambiamenti di origine naturale. Un’ acqua minerale non è un’acqua potabile perché ha diverse proprietà di cui a breve spiego. Come l’acqua potabile anch’essa ha dei criteri da rispettare: deve riferire precisamente la posizione della sorgente, la natura della mineralizzazione, la posizione della captazione, la temperatura, il residuo fisso, il pH, la conducibilità, l’assenza si microrganismi parassitari e sulla stessa deve essere condotta un’analisi completa a livello chimico , fisico e farmacologico. Perché l’acqua possa essere riconosciuta come “minerale”, il titolare della concessione idrologica, deve fornire una documentazione completa al Ministero della Salute, nella quale testimonia i criteri appena citati, il quale, a sua volta, e infine rilascia un “decreto di riconoscimento nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e comunicato alla Commissione delle comunità europee”.

Proprietà. La differenza tra acqua minerale e potabile consiste principalmente nella quantità di residuo fisso e nella quantità di soluti in essa disciolti. Nella minerale non ci sono particolari standard da rispettare proprio perché l’eccezionalità delle caratteristiche le rendono minerali; ciò significa che possono anche  potenzialmente contenere sostanze classificate dall’OMS non idonee o a livelli superiori. Esse si classificano in: minimamente mineralizzate con residuo fisso ≤ 50mg/L; oligominerali tra 50mg/L e 500mg/L; medio minerali tra 500 e 1500 mg/L e ricche di sali minerali oltre i 1500 mg/L. Il residuo fisso indica i sali disciolti in acqua ad una temperatura di 180° ed esso è direttamente proporzionabile alla conducibilità. Poi le minerali possono anche definirsi solfate, clorurate, calciche, sodiche, ferruginose sempre in base alla quantità dei rispettivi soluti disciolti. Le etichette delle minerali devono dare le seguenti informazioni: la quantità delle singole proprietà, riportando i possibili benefici o effetti che esse hanno sul nostro corpo; l’ultimo controllo effettuato, la data di scadenza, la fonte di sorgenza e il nome dell’etichetta.

Controlli. Al fine di garantire il mantenimento intatto della sorgente il titolare della concessione idrologica deve proteggere la zona a lui concessa da eventuali inquinanti e fornire al Ministero della Sanità analisi biochimiche ogni 5 anni per poter continuare ad avere la concessione. Le aziende di imbottigliamento dell’acqua o chi la trasporta devono, in generale, garantire un corretto stoccaggio: lontano da fonti di luce o calore, protetta e conservata in un luogo fresco e asciutto. So per esperienza personale che non è sempre così per motivi di praticità e agilità del lavoro, e spesso accade che nella bottiglia di plastica le caratteristiche organolettiche dell’acqua cambino nel tempo a causa anche dell’usura stessa della plastica. Le microplastiche sono ormai un dato di fatto presenti nelle nostre acque e ciò è dovuto all’abuso o allo scorretto smaltimento della plastica. I controlli, infine, sebbene non si può mettere in dubbio le proprietà dell’acqua minerale, risultano a mio parere scarsi: infatti prendendo in mano una bottiglia di plastica che ho recentemente comprato, di cui non faccio nome, l’ultima analisi risale al 23 maggio 2017, quindi 3 anni fà.

Costo. Alla concessione della fonte minerale costa appena 0,002 € al litro e ciò significa che pagano 2€ al metro cubo allo Stato per poi guadagnare 100 volte tanto. Questo convalida tutto il discorso del business dell’acqua di cui ho già parlato e che in primis ho vissuto personalmente con il mio precedente lavoro: nei distributori automatici il prezzo di mezzolitro va da 0,35€ a 0,50€. Un litro di acqua minerale al supermercato la si può trovare da 0,09€ a 0,39€. Il costo dell’acqua in bottiglia è totalmente a carico del consumatore finale perché va a pagare tutta la catena distributiva, e l’acqua non ha subito in questo processo aumenti, ne in qualità e ne in quantità ma solo nel prezzo. Per chi va a comprarla al supermercato dovrebbe considerare nei costi i seguenti fattori: 1.La fatica fisica di trasportare kg di acqua; 2. Il tempo che spende per comprarla e 3. I costi del mezzo di trasporto.

In conclusione. Anche se l’acqua minerale ha effettivamente delle proprietà eccezionali, il mio punto di vista è fortemente a favore dell’acqua potabile del rubinetto poiché risulta più controllata, costa praticamente niente, è a km zero, è plastic-free, riduce l’impatto ambientale ed ha buone caratteristiche biochimiche. Chi acquista acqua in bottiglia di plastica non solo danneggia il suo portafoglio (una famiglia italiana mediamente spende fino a 600€ all’anno) ma anche l’ambiente che ancora una volta paga sempre il prezzo più alto.  Questo è come la penso io, ma potete benissimo commentare e scrivermi la vostra opinione. Spero che quest’articolo/video, più che piaciuto, vi sia servito o vi abbia fatto più chiarezza in materia di acqua.

Vi lascio, inoltre, qui i link per visionare le normative complete su acqua potabile e acqua minerale:

Decreto Legislativo 2 febbraio 2011, n°31: https://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/01031dl.htm     

Decreto Legislativo 25 gennaio 1992, n°105: https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1992-02-17&atto.codiceRedazionale=092G0142&elenco30giorni=false

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